Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Visconti, Giambattista Antonio; Visconti, Ennio Quirino
Il Museo Pio-Clementino (Band 7): Miscellanea del Museo Pio-Clementino — Rom, 1807

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.3455#0102
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
95

li della vetusta Grecia. L' equivoco è derivato dal-
la menzione che fa Pausania nel libro stesso d'un Le-
sene poeta di Lesbo , uno degli scrittori del ciclo
mitico.
Nella nota. e. della stessa pagina Issipile viene
indicata come madre del fanciullo Archemoro : essa
erane solamente la nudrice.
L'opinione di Winckelmann sul credemno bac-
chico che si è adottata con alcune modificazioni nel-
le pag. 60. e 61. è poco esatta. La voce greca ipifòsfim
è generica; significa qualunque cuffia, ornato, co-
vertura di capo, specialmente muliebre. Quella ben-
da che Bacco e i suoi seguaci portano sulla fronte è
il diadema, fregio di cui Bacco passa per inventore.
Vero è che il portarlo piuttosto sulla fronte che su'
capelli è costume proprio di Bacco e di altri perso-
naggi Dionisiaci, ma non perciò il diadema dee mu-
tar nome e chiamarsi credemno. Questa novità che
Winckelmann avrebbe voluto introdurre non ha ve-
run fondamento nell'autorità degli scrittori greci.
Quanto alla testa della Diana che ha la fronte
stretta dal diadema bacchico, si dee osservare che que-
sta testa antica non apparteneva alla statua ; che vi
è stata riportata nel risarcimento, perchè conveniva
nelle proporzioni e nello stile ; che molte altre sta-
tue di Diana affatto simili a questa ed aventi la te-
sta non distaccata dal busto, mostrano una accon-
ciatura di capo ben differente, e qual suol vedersi in
altre immagini della stessa dea. Una simile colla sua
testa antica fu trovata circa 15. anni sono nelle fore-
ste di Rocca di Papa .
Finalmente non è abbastanza giusto ciocché si
dice della Ephaptis. Par che questo nome indichi tal-
volta una specie di guanto che portavano i cacciato-
ri, altre vòlte indica una estremità posticcia che por-
tavano nelle mani gli attori tragici e che veniva ri-
coperta in parte dalla manica lunga, perchè la misu-
ra delle braccia si proporzionasse coli' altezza straor-
dinaria che i coturni tragici davano alla statura.
TAV.XXXHI. Nettuno. Nella spiegazione di que-
sta statua si ammette che lo scettro biforcuto sia un
attributo che gli antichi han dato a Plutone. Questo
stesso nego nel Tomo IL, tav. I.,pag. 1. Credo vera-
mente che non esista vestigio di tale attributo né pres-
so gli scrittori classici, né su'monumenti. Dee no-
tarsi però, che fra bassi-rilievi editi nel TomoII del-
la Galleria Giustiniani vedesi una figura di Plutone
col Cerbero a piedi e con uno scettro biforcuto nel-
le mani. Il marmo originale, che ho veduto ed esa-
minato nel palazzo Rondanini, in luogo dello scet-
tro biforcuto offre un semplice scettro : e se nel ra-
me vi è stato'sostituito un bidente è ciò dovuto ali
arbitrio del disegnatore .
TAV. XXXV1II. Nilo. Alla pag. 75 si è seguita
senz'altro esame la spiegazione Zodiacale della Sfin-
ge . Il dottissimo Sig. Zoega ha poi fatto vedere {Nu-
mi Egyptii p. 140.) la poca verisimiglianza di questa
spiegazione. lo medesimo ho avuto luogo di convin-
cermi che nelle Sfingi veramente Egiziane il sesso,
quando è visibile, è sempre maschile . Il suo volto è
quello d'un giovine, spesso con un fil di barba, e non
mai d'una donzella: quindi l'allusione alla Vergine è
un sogno. Siccome il leone era un attributo di Oro,
le Sfingi sono emblemi di questo nume Egiziano o de'
Tom. FIL


suoi Genj. Questa deità presiedeva specialmente all'es^
crescenze del Nilo, quindi la Sfinge è divenuto un sim-
bolo ben conveniente, e di questo gran fiume, e dell'
Egitto stesso. Vedasi ancora su di ciò la spiegazione
del monumento inciso Tav. C. n. 1. del III. volume di
quest'opera.
E1 da ritrattarsi egualmente ciocché si dice nel*
la nota. b. della pag. 73. a proposito d'Egesia, che si
vorrebbe supporre il medesimo che il celebre Agasi^
Efesino autore del combattente Borghesiano, detto il
gladiatore. Nel nome di Agasia di patria Efesino e
perciò della Jonia, non dee supporsi il dialetto dori-
co . Oltre di che i caratteri che ci si danno della du-
rezza deTavori d'Egesia non possono convenire allo
stile di quell' opera meravigliosa.
TAV. XXXIX. Tevere. Nella nota. b., pag.77.
dovea dirsi che Y acqua Crabra nasce ne' colli Tuscu-
lani, e non a pie di que'colli.
TAV. XL. Cibele. Nella nota . a., pag. 78. dovea-
si, nel testo recato dell' opuscolo greco che si attri-
buisce a Timeo, proporre la correzione h tsttò§ojv cifit-
rotywWi/, in vece della lezione volgata duuTSTpctyijwv
che non può avere alcun senso.
TA V.XLI. Cerere. Ho esaminata di nuovo questa
elegantissima statua eh'è ora nelMuseo Napolione. La
testa benché staccata è certamente la sua propria. L'ac-
conciatura semplice de'capelli, e l'aria del volto, mi
persuadono che questa statua rappresentava una Mu-
sa ; e siccome la positura della mano eh' è risarcita non
poteva esser diversa da quella che ora si vede, parmi
che niun altro simbolo possa aver avuto che un vo-
lume . Quindi il simulacro apparteneva probabilmen-
te alia Musa Clio.
TAV. XLII. Bacco e Fauno. Nel descrivere que-
sto gruppo non si è mentovata la pantera, animale
sa.cro a Bacco , e che vi si vede sculto al suo piede ,
con la testa d' una vittima sotto le zampe.
TAV. XLVII, Fauno . Non è abbastanza corret-
to ciocche sì dice delle apofìsi moltiplicate delle gi-
nocchia in questa figura. Sarebbe stato più esatto il
dirle esaggerate.
Nella nota. b. della pag. 85. non è giusto il giu-
dizio che si dà dell'Ercole Farnese. L' effetto di que-
sta statua è grande quando si vede in una certa di-
stanza j è ancor più mirabile quando si vede più dav-
vicino. Gli occhj riportati di mistura o di gemma
erano ancora nella testa bellissima e colossale d'An-
tinoo, già nella villa di Mondragone a Frascati, ora
nel Museo Napolione. Io credo che spesso gli occhj
delle statue di marmo fossero d'una semplice calcedo-
nia, il color della qual gemma è poco distante da quel-
lo del marmo, ha solo più lucentezza. Può servirne
d'esempio un Erma femminile del Museo Capitolino
che conserva gli occhj antichi di Calcedonia ( Tomo
I. tav. 57. ) Del resto i giudizj che possiam dare sull'
effetto di alcune varietà di colori nelle statue anti-
che non possono essere abbastanza giusti, ora che
queste statue han perdute le mezze tinte date ad
encausto alle quali gli antichi artefici facevano sì
grande attenzione.
TAV. L. Satiro e Ninfa. E' da notarsi che un
gruppo simile, eccetto che invece della Ninfa vi si è
posto un Androgino o Ermafrodito, vedevasi già negli
appartamenti del giardino Aldobrandini sul n»;^^i^

Bbb

andini sul Quirinale.

TAV.
 
Annotationen