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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0158
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§ 1. - Rimirrczit

forma spiccata di-I TttU, è fiancheggiato da due Germani pri-
gionieri, marito e moglie, seduti in un'attitudine di tristezza
e, dietro di loro, un figlio e una figlia in simile attitudine, ma
in piedi. Un pivclo particolari- dà al rilievo la clamide
pendente dalla traversa dello stipite e munita della fibbia
rotonda per essere fermata sulla spalla destra. Non si potrebbe
desiderare ima illusi razione più perfetta del passo allegato di
Tertulliano, che nello stipite del rpónaior vede la croce, e
nel drappo attaccatovi, il vestimento della croce, prefigurato
dal drappo dello stendardo.

Possiamo pertanto riconoscere nel trofeo il prototipo di
quella croce a forma di Tau, che è rappresentata su due scul-
ture, l'una romana, l'altra gallica. La prima è un frammento
proveniente dal centro della fronte d'un sarcofago riprodotto,
colla mia ricostruzione, a tao. XVIII, 3- La scultura è prege-
volissima, perchè — esempio unico finora— presenta una imi-
tazione della vera croce, della croce di legno, non di metallo.
Dalla traversa pende il manto, artisticamente drappeggiato.
Sulla cima posa la fai ice, come espressione dell'articolo: « rc-
surrectio carnis del synibolurii apostolicuiri. La fenice è acco-
stata da due colombe che simboleggiano le anime beate. Da
ambedue i lati si appressavano i » testimoni della risurre-
zione », gli apostoli, recando le loro corone, soggetto assai fre-
quente, anche nell'arte monumentale, dove fin dal secolo tv
compaiono spesso martiri con corone in mano. Basti ricor-
dare gli apostoli eseguiti in musaico nel battistero di S. Gio-
vanni a Napoli. «Eccetuitcstes uteri tibi praemia portant »,
dice Sisto ITI di quelli che sul musaico della parete d'in-
gresso a S. Maria Maggiore portavano le loro corone a!
divino Infante nelle braccia della sua madre santissima'.
Degli apostoli soltanto il primo, a destra, s'è in gran parte
salvato; ha barba e capelli folti (forse s. Andrea). A giudi-
care dalla bontà del lavoro, la scultura sarà della prima metà
del secolo tv.

L'altro esempio della croce a forma di Tau l'offriva il
sarcofago distrutto di Poiticrs {lov. CXXXXVIII, z): ivi
la fenice posava sola sulla traversa, mentre le colombe fian-
cheggiavano in basso l'asta verticale, tenendo una corona nel
becco. 1,'artista le ha separate per dar ìoro una maggiore
grandezza e al tempo stesso per meglio riempire lo spazio
vuoto. Seguendo la scultura colla immagine del trofeo, ho
sostituito, nella lacuna del frammento lateranense, ai due
Germani vinti, due militi. Ma questo particolare non è sicuro;
può anche darsi che in origine vi fossero solamente le due
lacinie prolungate del manto, come sul sarcofago del mono-

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l'artista gallico, copiando il modello romano, abbia omesso
le lacinie, per far posto alle colotnbe prese dalla traversa
della scultura prototipa. Certo è che i due militi non man-
cano quasi mai, quando la croce si presenta dominata da!
monogramma di Cristo dentro una corona d'alloro. Qui en-
triamo proprio nel campo dei immunii-iui della ri

Com

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: della

piamo già che la croce è inseparabile dalla ri
Signore. Ad essa toccò difatti la parte principale della compo-
sizione: l'autore la rappresentò, naturalmente, senza il corpo
di Gesù, già deposto nel sepolcro, alla cui custodia alludono i
due militi armati di lancia e scudo; nel luogo de! titolo dettato
dal preside: IESVS NAZARENVS REX IVDAEORVM, che
avrebbe richiesto troppo spazio, pose il monogramma cosi
detto Costantiniano f, abbreviazione del nome Xp«rt6s, a
Roma in uso sin dalla fine del secolo li, e lo cerchiò d'ai-
loro, per esprimere la vittoria riportata dal Cristo risorto,

Ecco la composizione. Non si può parlare neanche di una
scena; è un semplice gruppo, ma

fondila del pensiero e addirittura

ii gruppo che per la pro-
isuperabilc.Perunacom-



;iali furono designati ed imposti dal



iella

ctlcsia;

a affidato il la-

corrente di tutto ciò che riguarda il simr
carattere militare del gruppo è più che i
presenza dei due custode! del santo sepolcr
i protectores [ómunrurratì, alla cui guardia
baro, lo stendardo vittorioso di Costantino!.

I soldati sono due. Questo numero, che a prima vista
sembrerebbe dettato dalla simmetria, corrisponde alla realtà.
Nel vangelo apocrifo dianzi citato, documento prezioso per
diversi particolari, leggiamo che nella notte precedente alla
risurrezione vegliavano due soldati: ■ Notte aulem, qua inlu-
cescebat dominitii, vi^ilaritilms niilitibus lihiif iti statione... » s
L'autore dello stesso apocrifo dice che Pilato concesse ai
Giudei, per la guardia del sepolcro, alcuni soldati agli ordini
i nome Petrattila '. Del resto il centurione
re. Difatti s. Matteo parla del ■■■ centurio
ut custodientes lesimi ■'; e quando Giu-
chiede il corpo di Gesù, Pilato si rivolge
per sapere se è già morto.6

a due per turno. Secondo il rego-
piedi, per non lasciarsi cogliere

piedi, appoggiati ai loro studi. Quando siedono, l'uno dorme,
l'altro veglia; mai si vedono tutti e due addormentati, chec-
ché ne dicano in contrario alcuni autori.

Eccezionalmente su un sarcofago del Mosto di Marsiglia
i soldati sono sostituiti da due cervi che si dissetano, nota al-
lusione al battesimo (tav. XVI, 3). Su quello di Valencia
ìl labaro e fiancheggiato da un cervo e da una pecora {ta-
vola CCXXXXÌ, 2) e su quello di Spalato da due apostoli,
l'uno barbato, l'altro imberbe, forse Pietro e Giovanni

III ;:

seppe di Arii
al centurion<

I soldati vegliava
lamento dovevano s
 
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