seni è indicala dal fornello nell'angolo sinistro: ivi stesso
un secondo servitori-, intc rati lenti- visibili-, posa a terra il
canestro da luì apportato.
Più esplicito ancora ira il banchetto sui frammenti di
Ponziano, ora nel Museo delle Terme (rati. CLXIII, 3):
l'artista rappresentò l'inserviente nell'atto d'aver preso dal
canestro un pane, e un altro servitore che è in atto di met-
tere legna nel fornello per far bollire l'acqua nella caldaia po-
stavi sopra. Dei commendali e superstite solo il primo, ace-
falo; egli ha nella sinistia una coppa e guardava forse il
servitori-. Il resto fu completato secondo i monumenti affini.
6. Il banchetto di Pongano era senza dubbio uno dei
più riusciti, cime provano le figure rimaste, sopra tutto quelle
del riscontro con le due scene di Giona. Esso ci servi per
ricostruire due frammenti priscilliani, che sono d'un lavoro
molto fine. Il frammento più piccolo contiene il servo che
attizza il fuoco, avanzi della tenda e un pezzo meschino
della gamba destra del servitore che porgeva il pane preso dal
cofano. Il frammento più grande è dell'angolo destro; oltre
la bella testa ornamentale e il tronco d'un albero, rimane
ancora parte del cibo imbandito e l'ultimo convitato con la
destra alzata; di questo si vedono la metà inferiore e l'avam-
braccio sinistro trasparire attraverso il panno che copre lo
stibadium. Del cibo rimangono due pani, l'uno sopra un piatto
.-.'■■■■- ■■ ■■ .-i.'i >-■■■■; ■
Perciò vi abbiamo messo un secondo pane e, fuori del piatto
grande, per riempire il vuoto, due altri pani sopra piatti
piccoli {tav. CCLV, 4).
7. Sul frammento della metà sinistra d'un coperchio
appartenente al Museo Teutonico, il cofano dei cinque coper-
chi illustrati è rimpiazzato da un semplice pane che l'artista
collocò fra le gambe dell'inserviente per lasciarne visibile
la figura. Un'altra novità ci insisti: nell'ali lo r,i che un secondo
inserviente, quasi del tutto distrutto, portava in ispalla, per
provvedere la hi-vandii ai commensali. Di questi non rimane
che la parte superiore del primo, il quale, rivolto al vicino,
aveva la destra stesa verso il servitore e nella sinistra teneva
la coppa. I compagni sono per lo più presi dal coperchio di
Baebia Hertofite {tav. CLXIII, 2).
Per fortuna ci rimane anche un frammento della metà
destra del coperchio colla nave quasi intiera di Giona. Sono
quindi conservate, in parte, quattro figure, e queste hanno
una tale rassomiglianza con quelle del coperchio proveniente
da Ponziano che ambi-due delibimi! ritenersi della stessa offi-
ci!... -. non dello stesso artista. Anche l'albero è identico.
Con rutto eiù abbiamo omesso il faro e il putto alato, affi-
dando il timone ad un marinaio, perchè questi due partico-
lari :
n qui trattati i commensali vestono,
al pari degli inservienti, la semplice tunica cinta. Invece nel
banchetto rappresentato sulla scultura laterancnse 172 essi
portano anche il pallio, ben distinto nel convitato che occupa
il posto di onore e nel servo, e semplicemente indicato da
qualche piega negli altri (tav. Il, 1). La ragione per cui
l'artista scelse l'abito dei personaggi sacri, sarà forse il ri-
guardo alla sorte beata dei commensali che sono ammessi
alla felicità eterna, simboleggiata appunto dal banchetto1.
Con questo abito d'onore, si direbbe quasi di cerimonia,
va d'accordo un altro particolare. Davanti allo stibadium e
fra due pani è imhandito il pesce, ma non in un semplice
piatto posto là comunque, bensì sul tripode, cioè su una
mensa rotonda, sostenuta da tre zampe e teste di leone. Tale
mensa che abbiamo già incontrata in qualche banchetto
pagano, era un mobile di lusso, che alle volte si vendeva a
prezzi favolosi, specie se in legno di cedro \ E la prima
volta che il tripodi- appare sulle sculture cristiane. Nell'in-
tenzione dell'artista esso doveva forse servire a rendere più
solenne il banchetto; ne troveremo ancora altri esempi.
Il commensale che occupa l'ultimo posto, in conni sinistro,
sta rompendo un pane. Come altri bevono per conto loro,
cosi egli spezza il pane per conto proprio. Difatti nes-
suno dei commensali gli bada : il vicino beve, e i due altri
sono rivolti al servitore che apporta un pane in un piatto.
Quale differenza fra questo banchetto e la fractio panis,
dove il personaggi" turbato e vestito di abiti sacri, che spezza
il pane, non è disteso, cium- i sei commensali, ma sta seduto
da parte ; egli presiede, è quindi il preside nel senso proprio
della parola, ó xpoetnàs. il vescovo; dovendo distribuire
il pane ai fedeli presenti, egli lo spezza con una certa solen-
nità, al cospetto di tutti, non privatamente, come l'ultimo
convitato della nostra scultura; inoltre nel banchetto celeste
ognuno beve per conto suo nella cuppa propria, mentre nella
fractio un solo calice serve per tutti; esso è perciò grande
e munito di due anse, al fine di poter essere trasmesso con
maggiore facilità e sicurezza ai singoli fedeli1.
2. Il tripode col pesce imbandito s'incontra inoltre su
un frammento affiso in]l'episcopio di Ostia. Siccome vi si
trova pure l'ultimo convitato che rompe il pane, abbiamo
piena ragione di co ni pi et are il frammento secondo il coper-
chio 172. L'iscrizione, coi tria nomina, sembra posta dalla
moglie al marito, di cui erano in ultimo indicati gli anni
di vita((ot;. cit., 5).
Nello stesso modo abbiamo integrato un frammento
che si conserva nel Museo del camposanto teutonico {tav.
cit., 7); qui si vedono soltanto il primo commensale ve-
stito di tunica e pallio, e quattro pani, ai quali ne vennero
aggiunti altri due a destra del tripode. La scultura mostra,
del resto, i soliti ritocchi; il restauratore levò le scrostature
e spianò il fondo, contornando le figure, onde il rilievo
eccessivo delle ginocchia del convitato e quella specie di ber-
retto sulla testa di Noè, allatto sconosciuto nell'arte. Notiamo
ancora che in questo banchetto manca l'inserviente; lo spet-
tatore lo ha da supplire, a meno che non sia stato di
contro, il che è meno verosimile.
' Vedi Funi xujni-Di \ ir, Laùat ■. v. cima: I-'biedlamur, Daniel-
un secondo servitori-, intc rati lenti- visibili-, posa a terra il
canestro da luì apportato.
Più esplicito ancora ira il banchetto sui frammenti di
Ponziano, ora nel Museo delle Terme (rati. CLXIII, 3):
l'artista rappresentò l'inserviente nell'atto d'aver preso dal
canestro un pane, e un altro servitore che è in atto di met-
tere legna nel fornello per far bollire l'acqua nella caldaia po-
stavi sopra. Dei commendali e superstite solo il primo, ace-
falo; egli ha nella sinistia una coppa e guardava forse il
servitori-. Il resto fu completato secondo i monumenti affini.
6. Il banchetto di Pongano era senza dubbio uno dei
più riusciti, cime provano le figure rimaste, sopra tutto quelle
del riscontro con le due scene di Giona. Esso ci servi per
ricostruire due frammenti priscilliani, che sono d'un lavoro
molto fine. Il frammento più piccolo contiene il servo che
attizza il fuoco, avanzi della tenda e un pezzo meschino
della gamba destra del servitore che porgeva il pane preso dal
cofano. Il frammento più grande è dell'angolo destro; oltre
la bella testa ornamentale e il tronco d'un albero, rimane
ancora parte del cibo imbandito e l'ultimo convitato con la
destra alzata; di questo si vedono la metà inferiore e l'avam-
braccio sinistro trasparire attraverso il panno che copre lo
stibadium. Del cibo rimangono due pani, l'uno sopra un piatto
.-.'■■■■- ■■ ■■ .-i.'i >-■■■■; ■
Perciò vi abbiamo messo un secondo pane e, fuori del piatto
grande, per riempire il vuoto, due altri pani sopra piatti
piccoli {tav. CCLV, 4).
7. Sul frammento della metà sinistra d'un coperchio
appartenente al Museo Teutonico, il cofano dei cinque coper-
chi illustrati è rimpiazzato da un semplice pane che l'artista
collocò fra le gambe dell'inserviente per lasciarne visibile
la figura. Un'altra novità ci insisti: nell'ali lo r,i che un secondo
inserviente, quasi del tutto distrutto, portava in ispalla, per
provvedere la hi-vandii ai commensali. Di questi non rimane
che la parte superiore del primo, il quale, rivolto al vicino,
aveva la destra stesa verso il servitore e nella sinistra teneva
la coppa. I compagni sono per lo più presi dal coperchio di
Baebia Hertofite {tav. CLXIII, 2).
Per fortuna ci rimane anche un frammento della metà
destra del coperchio colla nave quasi intiera di Giona. Sono
quindi conservate, in parte, quattro figure, e queste hanno
una tale rassomiglianza con quelle del coperchio proveniente
da Ponziano che ambi-due delibimi! ritenersi della stessa offi-
ci!... -. non dello stesso artista. Anche l'albero è identico.
Con rutto eiù abbiamo omesso il faro e il putto alato, affi-
dando il timone ad un marinaio, perchè questi due partico-
lari :
n qui trattati i commensali vestono,
al pari degli inservienti, la semplice tunica cinta. Invece nel
banchetto rappresentato sulla scultura laterancnse 172 essi
portano anche il pallio, ben distinto nel convitato che occupa
il posto di onore e nel servo, e semplicemente indicato da
qualche piega negli altri (tav. Il, 1). La ragione per cui
l'artista scelse l'abito dei personaggi sacri, sarà forse il ri-
guardo alla sorte beata dei commensali che sono ammessi
alla felicità eterna, simboleggiata appunto dal banchetto1.
Con questo abito d'onore, si direbbe quasi di cerimonia,
va d'accordo un altro particolare. Davanti allo stibadium e
fra due pani è imhandito il pesce, ma non in un semplice
piatto posto là comunque, bensì sul tripode, cioè su una
mensa rotonda, sostenuta da tre zampe e teste di leone. Tale
mensa che abbiamo già incontrata in qualche banchetto
pagano, era un mobile di lusso, che alle volte si vendeva a
prezzi favolosi, specie se in legno di cedro \ E la prima
volta che il tripodi- appare sulle sculture cristiane. Nell'in-
tenzione dell'artista esso doveva forse servire a rendere più
solenne il banchetto; ne troveremo ancora altri esempi.
Il commensale che occupa l'ultimo posto, in conni sinistro,
sta rompendo un pane. Come altri bevono per conto loro,
cosi egli spezza il pane per conto proprio. Difatti nes-
suno dei commensali gli bada : il vicino beve, e i due altri
sono rivolti al servitore che apporta un pane in un piatto.
Quale differenza fra questo banchetto e la fractio panis,
dove il personaggi" turbato e vestito di abiti sacri, che spezza
il pane, non è disteso, cium- i sei commensali, ma sta seduto
da parte ; egli presiede, è quindi il preside nel senso proprio
della parola, ó xpoetnàs. il vescovo; dovendo distribuire
il pane ai fedeli presenti, egli lo spezza con una certa solen-
nità, al cospetto di tutti, non privatamente, come l'ultimo
convitato della nostra scultura; inoltre nel banchetto celeste
ognuno beve per conto suo nella cuppa propria, mentre nella
fractio un solo calice serve per tutti; esso è perciò grande
e munito di due anse, al fine di poter essere trasmesso con
maggiore facilità e sicurezza ai singoli fedeli1.
2. Il tripode col pesce imbandito s'incontra inoltre su
un frammento affiso in]l'episcopio di Ostia. Siccome vi si
trova pure l'ultimo convitato che rompe il pane, abbiamo
piena ragione di co ni pi et are il frammento secondo il coper-
chio 172. L'iscrizione, coi tria nomina, sembra posta dalla
moglie al marito, di cui erano in ultimo indicati gli anni
di vita((ot;. cit., 5).
Nello stesso modo abbiamo integrato un frammento
che si conserva nel Museo del camposanto teutonico {tav.
cit., 7); qui si vedono soltanto il primo commensale ve-
stito di tunica e pallio, e quattro pani, ai quali ne vennero
aggiunti altri due a destra del tripode. La scultura mostra,
del resto, i soliti ritocchi; il restauratore levò le scrostature
e spianò il fondo, contornando le figure, onde il rilievo
eccessivo delle ginocchia del convitato e quella specie di ber-
retto sulla testa di Noè, allatto sconosciuto nell'arte. Notiamo
ancora che in questo banchetto manca l'inserviente; lo spet-
tatore lo ha da supplire, a meno che non sia stato di
contro, il che è meno verosimile.
' Vedi Funi xujni-Di \ ir, Laùat ■. v. cima: I-'biedlamur, Daniel-