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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0185
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350

Capo VII. - i\'iipprc.vnlii;-ìiiiii s

origine, dovette avere qualche conoscenza
pagani, che, difatti, rivela nelle dm- Apologie. V. chi sa
quante volte e con che occhi avrà guardato i tratti del
.1 padre di tutte le eresie"! Inoltre, egli parla della statua
di Simone proprio nel luogo dove la r in fa ed a ai Romani.
Come è possibile, domandiamo noi, ammettere nel Santo
un equivoco cosi grossolano? [1 primo venuto avrebbe po-
tuto rispondergli: Impara a distinguere tra Simone e Semo
Sanco, prima di farei dei rimproveri .

Il de Rossi ha perciò respinto l'accusa lanciata contro
s. Giustino, appellandosi agli Atti apocrifi dì Paolo e di
Pietro, dove è narrato il romanzo dì Simone il Mago.
Ivi si parla anche della statua e si nomina colui che l'avrebbe
eretta: il ■ senatore Marcello , convertito da s. Pietro e dive-
nuto discepolo dell'impostore '.

A noi interessa in modo speciale quella parte degli Actus
/'etri cum Simone, dove si racconta t'incontro dell'Apostolo
col cane del Mago; < Et respicicns Petrus canem magnum,
catena grande ligatum, accedens solvit eam. Canis autem
solutus, vocem humanam aecìpiens dmt ad Petrum: Quid
me iubes tacere, scrvus inenarrabili* dei vivi? Cui Petrus
dixit: Intra et die Simoni in medio convento suo: Dicit (ibi
Petrus: procede in publieum: tui cnim causa Romae veni,
inprobe et sollicitator animarum simplìcum ». Il cane fece
subito l'ambasciata, ripetendo fedelmente tutte le parole
ed aggiungendo di suo qualche <pilla tu» m/iniis all'indirizzo
del padrone '.

Cosa più strana non potn bbe immaginarsi. Eppure l'in-
contro dell'apostolo col cane di Simone fu stimato degno di
entrare nella scultura funeraria. Rimase peraltro soggetto
rarissimo; non se ne conoscono finora che tre esempi, tutti su
coperchi: su quei di Mantova e di Verona, di conservazione
originaria (toro. XXX e CL, 2), e su uno di Nimes, di cui
esiste soltanto la copia, imperfetta, di Rulman, pubblicata
dal Le Blant \

La composizione corrisponde al racconto degli Atti apo-
crifi: Pietro, riconoscibile, nel sarcofago di Verona ai suoi
tratti caratteristici parla, facendo il gesto oratorio; il cane,
sciolto, siede presso la cuccia, ed ha la zampa anteriore
destra alzata, con che l'artista sembra aver voluto esprimere
la prima domanda del cane. Tale è la scena altresì sul sar-
cofago di Mantova, s,ilv<i che l'apostolo è imberbe. Cosi pure
sul coperchio perduto di Nimes, segno che tutti dipendono
da un tipo comune, romano, s'intende, sebbene non ne
sia giunto a noi alcun esempio.

Sui due coperchi intieri la scena del cane fi. opportuna-
mente, riscontro all'uccisione del draco babilonese, ossia
all'abolizione del culto pagano Sul coperchio di Nimes manca

la meta sinistra. (_lii non ostanti naia lecito supporvi un Minile
riscontro. Viceversa, sul coperchio di Grozon, di cui s'è sal-

vato il solo angolo sinistro, colla uccisione del serpente
{tao. CLXXXXVIl, /), nell'angolo destro sarà stata senza
dubbio rappresentata la scena del cane di Simone.

Tutti questi monumenti sono dell'età della pace. Del
resto, l'episodio del cane è l'unico soggetto preso, per s. Pietro,
dagli apocrifi, e, ancora, esso è di composizione tarda e
rarissimo, tanto da costituire una vera excepiio. Difatti le
rappresentazioni del principe degli apostoli nell'arte romana,
sono tutte derivate da fonti genuine.

Di una scena di s. Paolo presa dagli apocrifi abbiamo
trattato di sopra (/>. 326). Essa si trova in un sarcofago de!
Museo di Marsiglia ((ito. XVI, 3): è l'arresto dell'apostolo
presente Tecla.

3. Scene della Vergine desunte dagli apocrifi sono raris-
sime. Da molto tempo si conosce l'Annunzi azione in cui
l'angelo trova Maria occupata a filare la lana di porpora.
Cosi sopra la testata destra del sarcofago ravennate menzio-
nato dianzi ', scena inibir nzata dal vangelo '.li l'seudo Matteo '
ed effigiata anche in musaico sull'arco di S. Maria Maggiore,
colla differenza che il mosaicista aggiunse quattro angeli
della abituale compagnia della Vergine, onde l'angelo Ga-
briele porta il messaggio volando, accanto alla colomba dello

Alla stessa fonte attinse lo scultore che adornò il coper-
chio del sarcofago di Adelfia (tav. LXXXXIJ, 2). Nel bel
mezzo della metà sinistra spicca la figura di Maria giovane,
la regina virginum, perciò accompagnata da due ancelle^; essa
si dirige verso un gruppo di cinque donne col capo velato,
una delle quali seduta su una cattedra, senza fare alcun gesto,
per cui non è da meravigliarsi, se fra le interpretazioni di
questa scena se ne trovano delle stranissime, incredibili,
come quella del Garrucei -, Eppure l'artista cercò di essere
chiaro. Difatti egli riusci a farci intendere che le cinque
donne sono in aspettativa dell'arrivo della piccola Maria che
è la figura principale, perciò cosi ostentatamente collocata nel
centro. Il numero di cinque ci autorizza poi a riconoscere in
esse, ad onta del capo velato, le cinque vergini colle quali
Maria venne consegnata a Giuseppe, come racconta Pseudo
Matteo: "Tunc Joseph aeeepit Mariani rum aliis quinque
virginibus, quae essent ctim ea in domo loseph. Erant autem
istae virgines Rebecca. Sephora, Susanna, Abigea et Zahel ■ ".
L'artista scelse un momento precedente alla consegna h'g'i
rappr-.sinto Maria ed capo scoperto, per rilevare in lei iJ
voto di verginità che, sola, fece e mantenne, resistendo a
tutte le offerte; • Pontificii autem et omnes eius affines
dicebant ei: Deus in tilus coliti» et in posteris adoratur,
sicut semper fuit in Israel ■*, La virginità delle cinque era
pertanto temporanea. Prevedendole finire
l'artista In aniiLipo <■ tiguro le Cinque acuiui
tate. Il numero di cinque gli avrà parso suffii

il de M'aal (Rem. Qaarialsihr., 1SS7, p, 393) n,
 
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