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Zöllner, Frank; Leonardo [Ill.]
La Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci fra mitologia e politica: 18 aprile 1997; Città di Vinci, Biblioteca Leonardiana — Firenze: Giunti, 1998

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.73581#0022
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20

FRANK ZÓLLNER

mo.37 A Firenze sopravvisse infatti a lungo il ricordo di un'antica statua
di cavaliere, nel Medioevo erroneamente identificata con Marte, che nel
1333 fu affondata nelle acque dell'Arno. In precedenza la statua, ormai
composta solo dal torso di un cavaliere, era servita come oggetto di culto
pagano e la si adornava con superstiziosa riverenza per allontanare la
mala sorte dalla città.Tuttavia fin dal XIII secolo sembra che si siano fatte
strada connotazioni negative, al punto che l'antica statua fu alla fine con-
siderata funesta e fu lasciata nell'Arno.38 A questa figura non canonica di
Marte e alle sue connotazioni negative si richiamava la rappresentazione
di Francesco Piccinino ad opera di Leonardo.
La figura inconsueta di Marte aveva un senso immediatamente com-
prensibile in relazione alla Battaglia di Anghiari. Questo senso emergeva
da fonti conosciute e dalla situazione politica contemporanea. Le carat-
teristiche negative del dio della guerra erano infatti un'immagine diretta
di quei capitani mercenari che condizionarono ampiamente le vicende
militari del XV secolo e degli inizi del XVI. Come questi condottieri
che per il soldo cambiavano prontamente schieramento, Marte si distin-
gueva per la sua manchevole coscienza giuridica e per la sua qualità di
sostenitore di partito senza scrupoli, di uomo malvagio, dunque, che
indulgeva senza problemi al suo opportunismo bellico.39
Altrettanto malvagi erano molti dei capitani delle truppe mercenarie
del XV-inizi del XVI secolo, comandanti di una soldatesca incontrolla-
bile, assassina, la cui letale maledizione fu inequivocabilmente rappre-
sentata da Leonardo nel mantello di Francesco Piccinino sollevato come
un vortice. Qui compare infatti, visibile solo in una delle copie, nella
Tavola Doria, un teschio che simbolicamente richiama la professione
11 mortale del condottiere.4° Contro la notoria inaffidabilità di questi sol-
dati professionisti, che si consideravano essi stessi figli di Marte,41 si era-

37 "L'assassino di Buondelmonti", da Giovanni Villani, Cronica, Roma, Biblioteca Apo-
stolica Vaticana, Ms. Chigi LVIII.296, c. yor. Per questa tradizione si veda R. Davidsohn,
Geschichte von Florenz, 4 voli., Berlino 1896-1927, II.1, pp. 44-45, III, p. 102; Luca Gatti, Il
mito di Marte a Firenze e la "pietra scema", in: Rinascimento, 35, 1995, pp. 201-230. Per il
rilievo di Marte per il Campanile, oggi attribuito al "Saturnmeister", si veda Gert Kreyten-
berg, Andrea Pisano und die toskanische Skulptur des 14.Jahrhunderts, Monaco di Baviera 1984,
PP. 71-72.

38 Davidsohn, op. cit., e Gatti, op. cit.

39 Si veda Omero, Iliade, $.761 e 5.830-834.

4° Per questa osservazione si veda Piel, op. cit. a nota 8, p. 91.

41 Si veda per esempio Spirito, op. cit. a nota 25, e il rovescio della medaglia del Pisanello
con i condottieri Niccolò Piccinino e Braccio da Montone, come Romolo e Remo figli di
 
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