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andarono perdute; però da'pochissimi frammenti con l'aiuto di un esame
critico delle poesie posteriori e della tradizione mitologica sopra que'fatti
in genere veniamo a ricostruirne l'andamento generale e le scene princi-
pali (*). S'intende che gli artefici etruschi non hanno attinto i soggetti
delle loro rappresentanze a quelle poesie stesse, né in verità ad al-
cuna fonte letteraria. Neppure le opere d'arte greca che servivano loro
di modello dipendevano direttamente da quella fonte antichissima, bensì
dalle tragedie attiche, ove quella materia poetica era stata risuscitata
a nuova vita, arricchita di nuove invenzioni, e talvolta intieramente
trasformala. Purtuttavia quelle poesie cicliche essendo l'ultima fonte di
quanto in poi fu poetizzato in proposito, di buon diritto procediamo
da esse per disporre i nostri rilievi.

CAP. VI.

EDIPO E LA SFINGE.

"VI. Museo di Volterra n. 355; Inghirami, Mon. Etr. ser. I, 67;
Overbeck, Gali. her. B. tav. II, 8 p. 57 n. 69. Questa rappresentanza
della notissima favola tebana non differisce essenzialmente dalle tante
altre, se non che, come giustamente rileva l'Overbeck, distintamente
accenna al carattere terribile della Sfinge, la cui forma si scosta alquanto
da quella solita nell'arte greca. Ha il corpo cioè da leone maschio con le
quattro zampe, mentre vi è riunito il busto umano (di donna) esatta-
mente nella maniera usata ne' Centauri ; ma invece delle braccia il mostro
è provvisto di due ali, formazione inorganica e contraria a quelle leggi
che l'arte greca ha stabilito e saputo osservare in tutti quegli esseri com-
posti di diversi elementi. La testa è di bella apparenza ed ha una espres-
sione affatto pacifica, però alla natura selvaggia e letifera del mostro
accenna il cranio umano sopra cui appoggia la zampa sinistra (2). A
destra della Sfinge, la quale occupa la maggior parte dello spazio, sta
in piedi Edipo, veduto di faccia con la d. alzata verso la Sfinge, come

(l) Vd. l'egregia opera del Welcker, der epische Cy- (2) Non vi è traccia di ossa umane sparse attorno

clus II p. 313-405. Non mi pare abbastanza fondata Topi- al cranio, come crede l'Overbeck, tratto in errore dal

nione dell'esimio dotto (nell'opera lodata voi. I p. 195 ss.), disegno dell'Inghirami.
che cioè Epigoni ed Alcmeonis siano una epopea sola.
 
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