PER UN QUADRO ERETICO
'ultimo volume che l'Uhlmann ha scritto intorno alla vita
e alle opere di Alessandro Botticelli ha richiamato l'at-
tenzione dei critici d'arte sopra una tavola del pittore
fiorentino, o almeno a lui attribuita, che durante un
periodo di tre secoli è stata causa di una lunga e vivace
contesa. Intendo parlare di queir Assunzione della Ver-
gine, attualmente nella Galleria Nazionale di Londra e
che il Botticelli eseguì per il suo amico Matteo Palmieri.
Non vi è stato in Italia e in Europa scrittore di cose
ecclesiastiche il quale non abbia discusso la strana que-
stione, e non si sia schierato da un lato o dall'altro per
combattere intorno al nome del diplomatico fiorentino
e contro il quadro ch'egli aveva ordinato per la sua
cappella gentilizia. E sebbene la questione sia stata con
molta esattezza dilucidata da uno scrittore veneto del
secolo scorso, pure non sono mancati in questi ultimi anni dei critici d'arte i quali hanno
accennato ai diversi pareri espressi, dando a conoscere l'assoluta mancanza di nozioni precise.
Yedremo in seguito quali conclusioni debbano dedursi dai pareri diversi di coloro che
se ne sono occupati, e di questi pareri diversi quale conto si debba fare. Giacche tutti coloro
i quali hanno scritto di Matteo Palmieri e delle opere sue hanno discusso molto leggermente,
fidandosi di voci udite, senza preoccuparsi di ricercare con coscienza l'ultima verità. Sol-
tanto verso la metà del secolo scorso Apostolo Zeno ha riassunto le diverse opinioni, scar-
tando tutto ciò che vi era di falso, ed illustrando le sue asserzioni con indiscutibili argomenti.
Questo Matteo Palmieri fu illustre cittadino della repubblica fiorentina, e scrisse opere
diverse che gli diedero fama di buon letterato e di uomo dottissimo.
Fra queste opere va notato un poema in terza rima in cui egli accennava ad una
opinione di Origene — già dichiarata eretica dai dottori della Chiesa — e che dopo la sua
morte fu condannato dal santo Uffizio. Questa condanna si estese anche al quadro che il
Botticelli, o chi per lui, aveva eseguito dietro i suoi suggerimenti, e l'altare su cui si trovava
fu chiuso al servizio del culto.
Ora è appunto su questa condanna che si è svolta la contesa degli umanisti e dei
teologi, contesa che è durata per ben tre secoli, durante i quali non si è fatto che invi-
luppare maggiormente la matassa imbrogliata, e ripetere, con una ingenuità fanciullesca,
i più grossolani errori. E deve aver fatto una curiosa impressione a coloro i quali anche
ai giorni nostri si sono appassionati per le peripezie di Matteo Palmieri e del Botticelli,
leggere nel volume dell'Uhlmann come il quadro tanto discusso non appartenga certamente
al pittore fiorentino!
'ultimo volume che l'Uhlmann ha scritto intorno alla vita
e alle opere di Alessandro Botticelli ha richiamato l'at-
tenzione dei critici d'arte sopra una tavola del pittore
fiorentino, o almeno a lui attribuita, che durante un
periodo di tre secoli è stata causa di una lunga e vivace
contesa. Intendo parlare di queir Assunzione della Ver-
gine, attualmente nella Galleria Nazionale di Londra e
che il Botticelli eseguì per il suo amico Matteo Palmieri.
Non vi è stato in Italia e in Europa scrittore di cose
ecclesiastiche il quale non abbia discusso la strana que-
stione, e non si sia schierato da un lato o dall'altro per
combattere intorno al nome del diplomatico fiorentino
e contro il quadro ch'egli aveva ordinato per la sua
cappella gentilizia. E sebbene la questione sia stata con
molta esattezza dilucidata da uno scrittore veneto del
secolo scorso, pure non sono mancati in questi ultimi anni dei critici d'arte i quali hanno
accennato ai diversi pareri espressi, dando a conoscere l'assoluta mancanza di nozioni precise.
Yedremo in seguito quali conclusioni debbano dedursi dai pareri diversi di coloro che
se ne sono occupati, e di questi pareri diversi quale conto si debba fare. Giacche tutti coloro
i quali hanno scritto di Matteo Palmieri e delle opere sue hanno discusso molto leggermente,
fidandosi di voci udite, senza preoccuparsi di ricercare con coscienza l'ultima verità. Sol-
tanto verso la metà del secolo scorso Apostolo Zeno ha riassunto le diverse opinioni, scar-
tando tutto ciò che vi era di falso, ed illustrando le sue asserzioni con indiscutibili argomenti.
Questo Matteo Palmieri fu illustre cittadino della repubblica fiorentina, e scrisse opere
diverse che gli diedero fama di buon letterato e di uomo dottissimo.
Fra queste opere va notato un poema in terza rima in cui egli accennava ad una
opinione di Origene — già dichiarata eretica dai dottori della Chiesa — e che dopo la sua
morte fu condannato dal santo Uffizio. Questa condanna si estese anche al quadro che il
Botticelli, o chi per lui, aveva eseguito dietro i suoi suggerimenti, e l'altare su cui si trovava
fu chiuso al servizio del culto.
Ora è appunto su questa condanna che si è svolta la contesa degli umanisti e dei
teologi, contesa che è durata per ben tre secoli, durante i quali non si è fatto che invi-
luppare maggiormente la matassa imbrogliata, e ripetere, con una ingenuità fanciullesca,
i più grossolani errori. E deve aver fatto una curiosa impressione a coloro i quali anche
ai giorni nostri si sono appassionati per le peripezie di Matteo Palmieri e del Botticelli,
leggere nel volume dell'Uhlmann come il quadro tanto discusso non appartenga certamente
al pittore fiorentino!