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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 2.1896

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Fasc. II
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Mazzanti, Ferdinando: La scultura ornamentale romana nei bassi tempi, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19208#0205

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171

Principio del secolo XII.

Nel duomo di Ferentino e nell'attiguo palazzo vescovile esistono molti frammenti dei
bassi tempi, scolpiti con ornamenti ad intrecciature: la maggior parte sono del principio del
secolo ix ed il nome di Pasquale I, vi si trova inciso sopra. Ma alcuni pezzi lavorati con
maggior cura e disegnati con molta diligenza, accu-
sano un'arte assai più perfetta e potrebbero senza
tema di errare ritenersi del tempo di Pasquale II, che /
sul finire dell'xi e sul principio del xn secolo ri-
costruì la primitiva chiesa. Un recinto presbiteriale
ornato di mosaici cosmateschi alquanto grossolani
e fatto per opera di Paolo marmoraro romano, ca-
postipite della nota famiglia dei Cosmati, porta in-
ciso il nome di Pasquale II: quindi è certo che questo
pontefice, oltre ad aver ricostruito l'edifìcio, vi fece
anche nell'interno le parti liturgiche e le opere di
finimento.

Scelti e raggruppati questi frammenti, disegna-
tili con cura e completatili nelle parti mancanti,
ebbi a riconoscere in essi un davanti d'altare ornato
di grappoli e foglie d'uva alternatamente disposti
entro un cassettonato a circoli ed un ricco pulpito. Che si trattasse di un pulpito lo dimostra
assai chiaramente il pezzo triangolare che porta scolpita una chimera sul cui orlo si scor-
gono dei segni o lettere incise nelle quali mi è parso di poter decifrare ...ASCHAL... ossia

il nome di Pasquale.

Che questo pulpito sia opera di quel Paolo mar-
moraro sopra menzionato, non oserei affermare, ma
che sia del tempo di Pasquale lì può aversene una
prova (anche astrazione fatta della lacera iscrizione
citata) dal confronto de'suoi ornati con quelli scol-
piti sopra gli stipiti della porta del protiro di San
Clemente (altra chiesa ricostruita da quel pontefice).
Ho creduto quindi necessario darne un disegno
perchè è forse un degli ultimi lavori con ornamenti ad
intrecciature eseguiti da quegli ignoti artisti romani
che precedettero la scuola dei marmorari medioevali.
Il giro grandioso delle fasce, le larghe annodature
arricchite da una perlina nel centro, i rosoni ben disegnati, le croci di classica forma senza
arricciature agli angoli, e sopratutto i fregi dei pilastrini e delle cimase, da cui sono scom-
parse le solite combinazioni di nodi; tutto ciò costituisce un insieme di cose che dà un
carattere speciale a questo lavoro, che si distacca dagli altri di epoca più remota già illu-
strati, e rivela un'arte tanto progredita da potere stare a confronto con le opere cosmatesche,
mancandole soltanto il brio dei colori che le ravviva.

Un altro pulpito simile a questo doveva esistere pure in Santa Cecilia a giudicarne da
alcuni avanzi da me raccolti nel vicino chiostro, che qui riproduco; una pietra con la data
MC ivi esistente, accerta infatti che qualche importante lavoro vi dovette essere inaugurato
sotto Pasquale IT.

Nel piccolo Museo di Anagni esiste un pezzo d'archivolto eseguito nello stesso stile,
e frammenti di identica maniera ho raccolto in Roma nell'Odeo di Mecenate (scavi dell'E-

Frammento di archivolto cuspidato
trovato in Santo Stefano del Cacco (sec. xn)
 
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