L'EVANGELO DI NICODEMO
231
duo* Inuvncjr' fufyetidcrur ai ce
Le poche volte clie troviamo Pilato nell'arte e fin al secolo vii è imberbe. (Rohault de Fleury,
L'Evangile, tav. LXXXIII). Più tardi, tanto nell'Oriente qnanto nell'Occidente, è quasi sempre
barbato. Il Pilato della deposizione
è quello del tempo del miniatore,
mentre le miniature 6 e 8 hanno il
tipo antico. È strano che chi ha
fatto o rinnovato l'iscrizione non
abbia conosciuto la leggenda citata,
mentre alcuni secoli più tardi
l'antica scultura servì da modello
per il pittore. Sparisce la difficoltà
quando si ammetta che antichi co-
dici illustrati dell'Evangelo di M-
codemoabbiano contenutolo stesso
gruppo di Gesù e del cursore,
gruppo che fu imitato poi dal mi-
niatore benché forse non abbia co-
nosciuto il Ciborio, probabilmente
non molto stimato dagli artisti del
Duecento.
Comunque si spieghi la cosa,
per mezzo del confronto col nostro
codice, resta chiaro che nella co-
lonna abbiamo una scena dell'E-
vangelo di Nicodemo e perciò la
iscrizione è malintesa e non può
essere dello stesso tempo dei rilievi.
Quanto asseriscono, per motivo del
carattere artistico il Zorzi ed il
Dobbert, che i rilievi siano più
antichi delle iscrizioni, ora è ben Fig 9
provato, e non si dubiterà più del-
l'opinione dei prelodati archeologi sopra l'epoca delle colonne, cioè il secolo v o vi.
Il testo illustrato nel rilievo della colonna di San Marco (fig. 7) è il seguente (Tischen-
dorf, 343): «Et feci t cur-
cuniw m.
u*
a zpmwmm mmtmmt
Fig. 10.
sor eodem schemate sicut
et prius, et multum depre-
catus est Jesum ut supe-
rascenderet et ambularet
super faciale suum. Et su-
perambulavit et ingressus
est. Jntreunte autem Jesu
statim inclinaverunt se si-
gnaetadoraverunt Jesum.
Yidens autem Pilatus ti-
mor apprehendit eum et
statim voluit surgere de
tribunali, llaec autem eo
cogitante ut surgeret et
abiret misit ad illum uxor
sua dicens: Nihil tibi et
231
duo* Inuvncjr' fufyetidcrur ai ce
Le poche volte clie troviamo Pilato nell'arte e fin al secolo vii è imberbe. (Rohault de Fleury,
L'Evangile, tav. LXXXIII). Più tardi, tanto nell'Oriente qnanto nell'Occidente, è quasi sempre
barbato. Il Pilato della deposizione
è quello del tempo del miniatore,
mentre le miniature 6 e 8 hanno il
tipo antico. È strano che chi ha
fatto o rinnovato l'iscrizione non
abbia conosciuto la leggenda citata,
mentre alcuni secoli più tardi
l'antica scultura servì da modello
per il pittore. Sparisce la difficoltà
quando si ammetta che antichi co-
dici illustrati dell'Evangelo di M-
codemoabbiano contenutolo stesso
gruppo di Gesù e del cursore,
gruppo che fu imitato poi dal mi-
niatore benché forse non abbia co-
nosciuto il Ciborio, probabilmente
non molto stimato dagli artisti del
Duecento.
Comunque si spieghi la cosa,
per mezzo del confronto col nostro
codice, resta chiaro che nella co-
lonna abbiamo una scena dell'E-
vangelo di Nicodemo e perciò la
iscrizione è malintesa e non può
essere dello stesso tempo dei rilievi.
Quanto asseriscono, per motivo del
carattere artistico il Zorzi ed il
Dobbert, che i rilievi siano più
antichi delle iscrizioni, ora è ben Fig 9
provato, e non si dubiterà più del-
l'opinione dei prelodati archeologi sopra l'epoca delle colonne, cioè il secolo v o vi.
Il testo illustrato nel rilievo della colonna di San Marco (fig. 7) è il seguente (Tischen-
dorf, 343): «Et feci t cur-
cuniw m.
u*
a zpmwmm mmtmmt
Fig. 10.
sor eodem schemate sicut
et prius, et multum depre-
catus est Jesum ut supe-
rascenderet et ambularet
super faciale suum. Et su-
perambulavit et ingressus
est. Jntreunte autem Jesu
statim inclinaverunt se si-
gnaetadoraverunt Jesum.
Yidens autem Pilatus ti-
mor apprehendit eum et
statim voluit surgere de
tribunali, llaec autem eo
cogitante ut surgeret et
abiret misit ad illum uxor
sua dicens: Nihil tibi et