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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 2.1896

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Fasc. II
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Erbach von Fürstenau, Adalbert: L'@Evangelo di Nicodemo
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https://doi.org/10.11588/diglit.19208#0270

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236

adalberto di erbach fuerstenau

La miniatura (fìg. 18), l'ultima del codice, un poco meglio disegnata delle altre, è molto
interessante per l'originalità della composizione e si distingue per l'espressione viva delle
teste. È ben riuscita all'artista la maraviglia dei due vecchi che, come l'angelo loro guida,
indicano per il gesto delle mani al vedere lo sconosciuto che incontrano. Bello è anche
l'atto umile del ladrone che, vestito con camicia bianca, porta la croce dorata sopra le spalle.

Crediamo che dove nell'arte medioevale è raffigurato il buon ladrone colla croce, l'ar-
tista abbia conosciuto l'Evangelo di Nicodemo. Il tipo almeno fu creato conforme a questa
leggenda da chi ne aveva notizia.

Già nel secolo xn incontriamo quasi la stessa figura a Torcello nel mosaico del giudizio
finale (Jessen, Darstellung des Weltgerichts e fotografìa dell'Ongania). Non è vestito che col
solo grembiale (fìg. 19).

Sta accanto alla porta del paradiso che è custodita dal cherubino. Dall'altra parte viene

San Pietro colle chiavi
per aprire il paradiso
agli altri salvati, mentre
il ladrone, la Madonna
ed Abramo con Lazzaro
ed una schiera di fan-
ciulli, forse gli innocenti
di Bethelem che già go-
dono la gloria (Grem-
biale di Abramo nella
parabola del cattivo ric-
co). A Torcello il che-
rubino tiene una lancia
nella destra (la lancia
al nostro parere è un
restauro moderno al luo-
go della spada), nel no-
stro codice una spada
in ciascuna mano. Come

ci pare è modo raro e non conosciamo altro cherubino colle spade in ambedue le mani
fuorché quello del celebre codice di Rabano'Mauro, nella biblioteca di Monte Cassino.

Un poco diversamente dipinge il pittore del Psalterio greco e latino del secolo xiii,
Hamilton, 119, nella Kupferstich Kabinet di Berlino, una scena somigliante.

Il cherubino sta nella porta, ma non si può distinguere cosa tenga nella mano; alla
sua destra è una donna orante e diviso da quella per un albero il buon ladrone colla croce.

Per il confronto abbiamo riprodotto, nella figura n. 20, una parte della scultura in legno
dorato del Giudizio finale nella sagristia del Duomo di Treviso, perchè ci pare un capolavoro
della prima metà del Trecento. Dappertutto il ladrone ci offre un aspetto somigliante.

Assai originale è l'idea del miniatore del codice greco della Yaticana, Urbinate,
greco, n. 2, secolo xii (Agincourt, 6, LIX, ne dà una riproduzione poco buona), di com-
binare in una pagina la Scesa di Cristo al Limbo, dipinto nel modo tradizionale, còli'entrata
del buon ladrone e delle altre anime salvate al paradiso. In un mezzo tondo, che è in
alto del quadro principale, appariscono alcune persone che entrano nelle porte spalancate
del paradiso.

Una che porta la croce dev'essere il buon ladrone, un'altra tiene nella mano una corona,
il simbolo della vita eterna. Chi crede che l'artista abbia voluto raffigurarvi gli angeli che
portano gli strumenti della passione di Gesù Cristo, osservi che la corona è piuttosto una
corona gemmata che la corona delle spine, e che gli altri due tondi dello stesso libro ese-
guiti coi medesimi colori bianco ed azzurro, che sono in alto, della nascita e del battesimo

Fìg. 18.
 
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