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L'architettura gotica cominciava a dar giù e diventare una maledizione per tutti. Il
nostro palazzo pareva una cosa inutile, un impiccio, un danno ai vicini. Chi lo voleva abbassato,
clii lo voleva rimesso alla nuova foggia dell'arte, chi lo voleva spianato al suolo. I vicini,
più che desiderare una trasformazione, volevano tolto affatto un colosso che aduggiava le
loro case.
Gli animi dei cittadini ondeggiavano incerti, tanto che il Consiglio generale, spinto
dal vescovo Durante alla demolizione sotto il pretesto di minacciata rovina, se ne lavò le
Fio. 4a. - DETTAGLIO DI FINESTRA DELL'EPISCOPIO (1264?)
mani, rinunziando a tutti i suoi diritti in favore dell'Opera del duomo. Ma fece una riserva,
che, cioè, se veramente l'Opera lo demolisse, dovesse limitarsi alla parte in pericolo, e nel
caso che il Comune volesse acquistarlo per costruire palazzi ed edilìzi pubblici, fosse tenuta
a restituirglielo per quel prezzo che le piacesse. 1 Sembra aver prevalso poi quest'ultimo
partito, perchè dal 1540 al 1544 cessa l'Opera del duomo di averne cura, e invece se ne
carica il Comune, assumendosene la spesa. Decreta in parte demolire, in parte riedificare.
Mette soprastanti Guido e Tradito Marabottini, Bernardino Lattanzi e Francesco Aviamonzi.2
1 Arch. del Coni, (li Orvieto, Ilif. 1535, 5 dicembre, 2 Arch. detto, Rif. c. 683.
c. 1631.
L'architettura gotica cominciava a dar giù e diventare una maledizione per tutti. Il
nostro palazzo pareva una cosa inutile, un impiccio, un danno ai vicini. Chi lo voleva abbassato,
clii lo voleva rimesso alla nuova foggia dell'arte, chi lo voleva spianato al suolo. I vicini,
più che desiderare una trasformazione, volevano tolto affatto un colosso che aduggiava le
loro case.
Gli animi dei cittadini ondeggiavano incerti, tanto che il Consiglio generale, spinto
dal vescovo Durante alla demolizione sotto il pretesto di minacciata rovina, se ne lavò le
Fio. 4a. - DETTAGLIO DI FINESTRA DELL'EPISCOPIO (1264?)
mani, rinunziando a tutti i suoi diritti in favore dell'Opera del duomo. Ma fece una riserva,
che, cioè, se veramente l'Opera lo demolisse, dovesse limitarsi alla parte in pericolo, e nel
caso che il Comune volesse acquistarlo per costruire palazzi ed edilìzi pubblici, fosse tenuta
a restituirglielo per quel prezzo che le piacesse. 1 Sembra aver prevalso poi quest'ultimo
partito, perchè dal 1540 al 1544 cessa l'Opera del duomo di averne cura, e invece se ne
carica il Comune, assumendosene la spesa. Decreta in parte demolire, in parte riedificare.
Mette soprastanti Guido e Tradito Marabottini, Bernardino Lattanzi e Francesco Aviamonzi.2
1 Arch. del Coni, (li Orvieto, Ilif. 1535, 5 dicembre, 2 Arch. detto, Rif. c. 683.
c. 1631.