EPIGRAFI ED ISCRIZIONI DIVERSE
DELLA CERTOSA DI PAVIA
Cum essem apud Insubres ridi monasterium
quoddam Ordinis Cartusiani non ita procul a
l'api a : in eo templum est intus ac foris, ab imo
usque ad summum candido marmore constructum
et fere quicquid inest rerum marmoreum est, velut
altaria, coltimnae, tumbae.
Erasmo di Rotterdam, Convi-
vium religiosum.
A epigrafia della Certosa pavese non fu ancora pubbli-
cata benché il tempio goda di tanta notorietà e grande
oltremodo sia l'interesse degli studiosi d'arte e di archeo-
logia intorno ad esso.
Vorremmo supplisse a tale mancanza il breve saggio
che ne è grato di presentare in occasione del quinto
centenario della fondazione della memoranda Certosa,
che è gloria ed onore del suolo lombardo, e ne siano
qui permesse alcune osservazioni generali che valgano
a chiarire lo scopo del lavoro e i caratteri dell'epigrafia
di cui ci intratteniamo.
Non devesi intanto chiedere all'epigrafia stessa più
di quanto essa può dare, attesa la natura affatto mistica
e contemplativa dell'Ordine certosino che tenne il tempio
ed il monastero per più di quattro secoli.
Le iscrizioni difettano così in genere di date e notizie storiche, quando si eccettuino
la grande lapide riferentesi al Mausoleo del fondatore e poche altre; prevalgono invece i
motti e le sentenze d'indole meramente ascetica, tolti per lo più ai libri dei santi padri, e in
ispecial modo ai profeti del Vecchio Testamento.
Contuttociò, l'interesse non è per questo meno vivo, attesoché ci rivelano quei concetti,
le aspirazioni e le tendenze di quest'Ordine cenobitico per eccellenza, che, pur serbandosi
ligio sempre alla disciplina del più rigido cattolicesimo, ebbe spesso toccanti espressioni di
carattere affatto personale ed umano, com'è della scritta che vedesi sul lavabo del Refet-
torio della Foresteria:
ACQVA MANVS
LACHRIME
CORDA LAVANT
oppure dell'altra, che sembra un grido di terrore del certosino cai si spalanca davanti la
voragine dell'inferno:
NE DESCENDAM MORIENS.
DELLA CERTOSA DI PAVIA
Cum essem apud Insubres ridi monasterium
quoddam Ordinis Cartusiani non ita procul a
l'api a : in eo templum est intus ac foris, ab imo
usque ad summum candido marmore constructum
et fere quicquid inest rerum marmoreum est, velut
altaria, coltimnae, tumbae.
Erasmo di Rotterdam, Convi-
vium religiosum.
A epigrafia della Certosa pavese non fu ancora pubbli-
cata benché il tempio goda di tanta notorietà e grande
oltremodo sia l'interesse degli studiosi d'arte e di archeo-
logia intorno ad esso.
Vorremmo supplisse a tale mancanza il breve saggio
che ne è grato di presentare in occasione del quinto
centenario della fondazione della memoranda Certosa,
che è gloria ed onore del suolo lombardo, e ne siano
qui permesse alcune osservazioni generali che valgano
a chiarire lo scopo del lavoro e i caratteri dell'epigrafia
di cui ci intratteniamo.
Non devesi intanto chiedere all'epigrafia stessa più
di quanto essa può dare, attesa la natura affatto mistica
e contemplativa dell'Ordine certosino che tenne il tempio
ed il monastero per più di quattro secoli.
Le iscrizioni difettano così in genere di date e notizie storiche, quando si eccettuino
la grande lapide riferentesi al Mausoleo del fondatore e poche altre; prevalgono invece i
motti e le sentenze d'indole meramente ascetica, tolti per lo più ai libri dei santi padri, e in
ispecial modo ai profeti del Vecchio Testamento.
Contuttociò, l'interesse non è per questo meno vivo, attesoché ci rivelano quei concetti,
le aspirazioni e le tendenze di quest'Ordine cenobitico per eccellenza, che, pur serbandosi
ligio sempre alla disciplina del più rigido cattolicesimo, ebbe spesso toccanti espressioni di
carattere affatto personale ed umano, com'è della scritta che vedesi sul lavabo del Refet-
torio della Foresteria:
ACQVA MANVS
LACHRIME
CORDA LAVANT
oppure dell'altra, che sembra un grido di terrore del certosino cai si spalanca davanti la
voragine dell'inferno:
NE DESCENDAM MORIENS.