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A questi danni si aggiunsero malintesi restauri, per Je cui spese trovo che nella seduta
consiliare del 23 settembre 1823 fu approvata un'imposta di dieci baiocchi su ogni calde-
rello d'olio, per due anni. Il Vasari, niente benevolo al Pinturicchio, non parlò affatto
di questi affreschi, di cui non si trova verbo neppure nel Baldinucci, nel Pascoli, nel Ticozzi.
Meschini cenni ne dettero il Donnola, il Mariotti, l'Orsini; il Lanzi neppur vide la data,
se potè ritenerli posteriori a quelli di Siena. Giambattista Mariani nel 1818 li disegnò, e
Bartolomeo Pinelli l'incise mediocremente a contorno in quattro tavole. Più tardi il Layard
vi scrisse su, con molte lodi, un opuscolo di sedici pagine per VArundel Society, che ne
VI. LA SIBILLA ERITREA, DEL PINTURICCHIO, IN SANTA MARIA MAGGIORE
(Da una fotografia degli Alinari)
dette le riproduzioni cromolitografìche, e il Burckhardt dice che in essi l'artista si abban-
donò alla sua fantasia, creando, fra molti tratti convenzionali e di mestiere, alcune figure
di una grazia squisita. Quando Bernardino li cominciasse e quanto gli fossero pagati, non
si sa; poiché nell'archivio capitolare, diligentemente rovistato dal Yermiglioli e da Adamo
Rossi, non se ne trova ricordo. Probabilmente, per la sua molta sollecitudine, li cominciò
e finì nello stesso anno, facendovi forse lavorare, al solito, scolari ed assistenti ; seppur non
ci mise mano nel 1500, quando il Yannucci finiva la Sala del Cambio, come supponeva il
Yermiglioli. E finirò col giudizio del Selvatico, che li trovò insigni pel disegno, pel colorito,
per la tecnica del pennelleggiare, per la fermezza del segno, per la perizia della modellatura,
per la pratica dell'affresco; ritenendoli molto superiori a quelli di Siena, anzi le pitture
murali più perfette dopo la Disputa del Sacramento, se non anche l'esemplare in cui Raffaello
s'affissò per eseguire quello che egli dice « il più eletto affresco del mondo ».
A questi danni si aggiunsero malintesi restauri, per Je cui spese trovo che nella seduta
consiliare del 23 settembre 1823 fu approvata un'imposta di dieci baiocchi su ogni calde-
rello d'olio, per due anni. Il Vasari, niente benevolo al Pinturicchio, non parlò affatto
di questi affreschi, di cui non si trova verbo neppure nel Baldinucci, nel Pascoli, nel Ticozzi.
Meschini cenni ne dettero il Donnola, il Mariotti, l'Orsini; il Lanzi neppur vide la data,
se potè ritenerli posteriori a quelli di Siena. Giambattista Mariani nel 1818 li disegnò, e
Bartolomeo Pinelli l'incise mediocremente a contorno in quattro tavole. Più tardi il Layard
vi scrisse su, con molte lodi, un opuscolo di sedici pagine per VArundel Society, che ne
VI. LA SIBILLA ERITREA, DEL PINTURICCHIO, IN SANTA MARIA MAGGIORE
(Da una fotografia degli Alinari)
dette le riproduzioni cromolitografìche, e il Burckhardt dice che in essi l'artista si abban-
donò alla sua fantasia, creando, fra molti tratti convenzionali e di mestiere, alcune figure
di una grazia squisita. Quando Bernardino li cominciasse e quanto gli fossero pagati, non
si sa; poiché nell'archivio capitolare, diligentemente rovistato dal Yermiglioli e da Adamo
Rossi, non se ne trova ricordo. Probabilmente, per la sua molta sollecitudine, li cominciò
e finì nello stesso anno, facendovi forse lavorare, al solito, scolari ed assistenti ; seppur non
ci mise mano nel 1500, quando il Yannucci finiva la Sala del Cambio, come supponeva il
Yermiglioli. E finirò col giudizio del Selvatico, che li trovò insigni pel disegno, pel colorito,
per la tecnica del pennelleggiare, per la fermezza del segno, per la perizia della modellatura,
per la pratica dell'affresco; ritenendoli molto superiori a quelli di Siena, anzi le pitture
murali più perfette dopo la Disputa del Sacramento, se non anche l'esemplare in cui Raffaello
s'affissò per eseguire quello che egli dice « il più eletto affresco del mondo ».