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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 2.1896

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Fasc. V
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Bertaux, Émile: L' esposizione d'Orvieto e la storia delle arti
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https://doi.org/10.11588/diglit.19208#0457

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tro Yanini, d'Ascoli, non lavorava nella seconda
metà del Trecento, ma un secolo dopo. Ma si può
andare più avanti ed affermare che si confonde col
così detto Pietro Dilli, che terminò nel 1472 il ta-
bernacolo d'Amatrice. Difatti l'iscrizione (oggi scom-
parsa) di quest'opera di scultura presentava solo il
nome Pietro d'Ascoli,1 e il cognome di Pini non si
ritrova nè sopra un oggetto, nò in un documento
autentico. Questo cognome posticcio rimonta senza
dubbio ad un errore dell'Orsini, che nella sua Guida
d'Ascoli indica così l'iscrizione della croce d'Osimo:

Petrus Dinas Asculeus f. Ho visto pochi giorni fa il
tabernacolo d'Amatrice. Esso non è di rame, come
io ripete il comm. Bindi nel grosso volume sui Mo-
numenti degli Abruzzi;2 ma d'argento dorato; non
è un tabernacolo, ma bensì un reliquiario fatto per
offrire una degna dimora ad un carneo antico che
fu trovato nell'anno stesso 1472 nel villaggio di Fi-
letta, presso A matrice, che fu onorato dal popolano
come imagine della Madonna caduta dal cielo, e che
venne allora proposto alla pubblica venerazione da
lettera pastorale del vescovo d'Ascoli. D'altronde
detto carneo non rappresenta altro che un busto di
Diana cacciatrice, colla faretra sulle spalle. Il reli-
quiario d'Amatrice è alto m. 0.88; per il profilo
generale e per il dettaglio della base a forma di ca-
pitelli rovesciati, somiglia perfettamente ai taber-
nacoli di Bovino e di Montalto; per la sveltezza
partecipa del primo, che gli è anteriore e, per la
ricchezza, del secondo, che gli è posteriore.

Nel paesotto di Pinaco, a un'ora da Amatrice,
un vecchio contadino serba in casa sua, a nome del
Comune, una croce processionale d'argento, alta
m. 0.65, simile per soggetti e per maniera alla croce
firmata d'Osimo; non si può dubitare che questa croce
pure sia opera del Pietro Yanini.

Ma il capolavoro che deve far annoverare l'A-
scolano fra i grandi scultori in metallo del Quat-
trocento è la statua di Sant'Emidio, che ho potuto
studiare e fotografare nel Tesoro ricchissimo e sco-
nosciuto del Duomo d'Ascoli Piceno : essa è d'argento
fuso e cesellato, disegnata e modellata con energia

splendida, ornata d'incisioni finissime, ed è alta m. 1,52. Finora quésta statua venne
attribuita dagli scrittori locali a un artefice ascolano, chiamato Pietro di Francesco; ma
ecco l'iscrizione esatta della base, la quale allude a quel momento di gioia pazza, di slancio

TABERNACOLO D'ARGENTO DORATO
opera di Pietro Yanini d'Ascoli (1452)
(Cattedrale di Bovino, Capitanata)

1 Quod tibi, Diva parens, prò votis solvit Amatrix, della insigne città di Ascoli nella Marca, Perugia, 1790,

Asculeus fecit nobile Petrus opus. in-8, pag. 248).

Sedente Sixto Pontefice IV. 1472 2 Pag. 862.

(Orsini, Descrizione delle pitture, sculture, architetture

Archivio storico dell'Arte, Serie 2% Anno li, fase. VI. 3
 
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