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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 2.1896

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Fasc. V
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Sant' Ambrogio, Diego: Se l'altare di Carpiano sia stato in passato un'arca funebre campionese
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https://doi.org/10.11588/diglit.19208#0495

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459

tanto più quando si abbia presente che il Giulini attribuisce a Nicolò de Lei li, detto pure
Nicolò d'Arezzo, una parte importante nella prima edificazione de] l'insigne Certosa pavese.

E si sono fatti studi e raffronti sul luogo per vedere se non si dovesse ravvisare alle
volte la mano d'un artefice fiorentino nei bassorilievi di Carpiano, anche pel fatto che con-
sono in tutto al modo di sviluppo dato dai Toscani alla Natività della Tergine è quel sog-
getto scultorio nel pallio carpianese, ma i risultati furono negativi, e pur accennandosi al
movente che determinò l'attuale decorazione di quell'altare ed alle manifeste rassomiglianze
con quelle opere d'oltre Appennino, s'è dovuto riconoscere che campionese affatto è lo stile
del lavoro, e che se v'ha una lieve imitazione in qualche quadro della scuola fiorentina
già insegnata ai campionesi da Giovanni di Balduccio di Pisa, campionese in tutto
è la scultura tanto dei tre bassorilievi del lato anteriore e dei due dei fianchi del pallio,
quanto dei tre bassorilievi dal lato posteriore, più specialmente ascritti a Giovanni da
Campione.

Una forma di ancona, anziché quella di un vero e proprio altare, e soggetti attinenti
alla Passione del Redentore anziché a quelli della Vita della Tergine, ha il terzo monu-
mento citato, di stile campionese esso pure e tuttodì esistente nel tempio di Sant'Eustorgio
in Milano (T. la tav. T); ma, quanto all'attuale sua disposizione, non va dimenticato che andò
soggetto quell'altare a radicali trasformazioni nel principio del xvn secolo, allorché il
Richini vi aggiunse la montagna di tufo, ora tolta, e le statue alla sommità di Santi diversi,
e per ciò poi che concerne la diversità dei soggetti poco influisce al riguardo, dacché si
hanno anche qui bassorilievi con scene complesse e disposti in una serie ordinata, quali
vedonsi nelle otto tavole marmoree scolpite dell'altare di Carpiano.

Ed ora, per non prolungare più oltre questo studio stilistico, tanto più di fronte ad
un'opinione esternata accademicamente in una conferenza, ma che non ebbe ancora l'onore
della pubblicità, concluderemo che i citati raffronti artistici escludono, come infondata, la
presunzione accampata dal signor arch. cav. Cesa Bianchi, che nell'altare di Carpiano debba
vedersi un'arca funebre.

I caratteri poi stilistici delle sculture, sui quali già si è molto discusso negli articoli
del Politecnico dal giugno al settembre 1895, e su cui sorpassò di volo l'arch. Cesa Bianchi,
non concordano per nulla coll'avviso posto innanzi che si tratti di opera campionese della
prima metà del xiv secolo, ma confermano anzi che si tratta di opera degli ultimi decennii
del secolo anzidetto, ritenuto che non merita per sé alcuna confutazione il giudizio ipote-
ticamente emesso, che, pur provenendo, com'è di fatto, dalla Certosa di Pavia l'attuale
altare di Carpiano, abbia potuto far parte come urna funebre della sepoltura provvisoria
eretta al duca Giovanni Galeazzo Tisconti nella Certosa stessa, dopo il trasporto della di lui
salma in quel tempio, avvenuto solo l'anno 1474.

Fin qui s'è discorso unicamente dei criterii artistici che escludono come possa l'attuale
altare di Carpiano, con sculture campionesi della fine del xiv secolo, essere stato invece origi-
nariamente un'arca funebre; ma che dire di quell'opinione, messa innanzi senza alcun
convincente apprezzamento, per poco che si esamini l'altare stesso e si abbiano presenti
le circostanze per cui fa duopo concludere sulla sicura provenienza sua dalla Certosa di
Pavia ?

Gli otto bassorilievi di quest'altare di ben m. 2.60 di lunghezza per una larghezza di
m. 1.30 e per un'altezza di circa m. 1, tre dei quali, e cioè quelli del lato posteriore, si
rivelano dello stile ben conosciuto e studiato di Giovanni da Campione, e gli altri cinque
d'un altro campionese più ligio alla propria scuola, — rappresentano la serie delle scene della
Tita della Tergine secondo i Tangeli apocrifi, che mai non vediamo riprodotti su alcun
avello funebre, ma solo sugli altari o edicole destinate al culto.

Nel bassorilievo della Natività della Tergine, sul fianco destro dell'altare, vediamo poi
effigiata, sotto le spoglie della partoriente Sant'Anna, la duchessa stessa di Milano, fonda-
trice della Certosa di Pavia, Caterina Tisconti, come appar chiaro dalla cuffia ducale, coi
 
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