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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 5.1887

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Scati, Vittorio: Studi sulle antichità acquensi
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https://doi.org/10.11588/diglit.11587#0043

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ANTICHITÀ ACQUENS1

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una parte di codesti documenti e di dedurne alcuni dei
criteri storici e statistici che si vanno ora studiosamente
cercando fra le tenebre del passato.

Luca Probo Blesi nella sua Storia d'Acqui pubblicata
nel 1614 ci parla di un edifizio denominato il Carnè posto
in vicinanza della Chiesa della Madonna Alta e che do-
veva essere un sepolcro di cospicua famiglia , eretto lungo
la via Emilia. Cotesto edifizio è pure descritto minuta-
mente dal Malacarne nei citati 0{i letterari, ma di esso
non rimane vestigio; dopo aver resistito ai secoli di bar-
barie fu barbaramente distrutto nel secolo del progresso e
della civiltà.

Poco sopra la Madonnalta vedevansi ai tempi del Blesi
notevoli rovine attorno al fonte che chiamasi tuttora di
Palano, forse dal tempio di Pallade che gli sorgeva dap-
presso. Però l'unico monumento che sussiste ancora ai dì
nostri sub diu, si è quello degli archi del grandioso acque-
dotto che traversa il letto della Bormida.

Ma se poco ci resta all'aperto, molto si scavò nel sotto-
suolo, e moltissimo si potrà ancora scavare.

Il Blesi già citato parlando di Acqui al tempo dei Romani
così si esprime: Conoscendo l'importala della comodità
di questa città, ne fecero stima grande, la cìnsero di mura,
la fecero colonia de' Romani (dovea dir Municipio), le die-
dero con gran spesa et magnificala le comodità degli
acquedotti e fontane, delle quali abbiamo detto a principio.
Di più mantennero in quella huomini segnalati, capitani
esperti et di gran conto, a' quali non solamente obbedivano
le terre vicine, ina molte città e tutto il paese di questo
contorno. Il che non solo ci viene confermato dalle scrit-
ture antiche et dalle predette cose, ma dal ritrovarsi etiandio
di presente nelle possessioni intorno alla città molte sepol-
 
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