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binetto che guarda sulla strada del Praisolo, una Madonna
col Bambino, sola parte visibile di un dipinto coperto di
calce che ornava tutte le pareti. — Nella chiesa della
Morte, ora s. Apollinare, edificata nel i3?o, un dipinto
sul muro che serviva di pala all’ aitar maggiore , impe-
dito al presente da quadro moderno. — In s. Apollonia
un ecce Homo segato dal muro d’ una casa del Ghetto
nel i83i. — In s. Nicolò, ora caserma, all’ aitar mag-
giore un dipinto sul muro sul gusto del Garofolo — Nella
strada de* Sguazzadori presso la cavallerizza in un ca-
pitello , o tabernacolo , una Madonna col Bambino che
sembra della stessa scuola. A Bergantino villa già del
ferrarese di là dal Po, in un oratorio una Madonna grot-
tesca sul muro sopra all’ unico altare , non dissimile a
quella surricordata nella chiesa di s. Domenico. Molte
altre pitture antiche e in Ferrara e fuori non saranno
venute a nostra cognizione.
La ignoranza in cui siamo del nome degli autori di
queste opere , forma un vacuo spiacevole nella cronolo-
gia dei nostri artisti, d’ alcuni de’ quali al contrario ci
sono restati i nomi e non i lavori (i). Di satti chi può
conoscere la mano di quelli che vennero indicati dal
nostro autore nella prefazione, e nella aggiunta? Di
quelli nominati dal Cittadella nel suo Catalogo, e degli
altri da noi uniti nella tavola cronologica? Col quadro
d’ Urbino segnato col nome d’Antonio da Ferrara, po-
trebbe forse conoscersi costì qualche suo dipinto, ma il
confronto dovrebbe farsi da vicino, e ciò è incompatibile,
come difficile sarà altro avvenimento, come quello di
Cristoforo di cui parleremo , onde consolare sì lodevole
desiderio. Ben sarpbbe frattanto non lasciar deperire il
già cognito , e riportar sulla tela ciò che rimane sugli
umidi e nitrosi muri, onde conservare alla patria la me-
moria di quegli antichi che le fecero onore fra il silenzio
degli storici , in tempo che 1’ Italia attendeva al risor-
gimento delle arti belle.
(i) Pittori antichi non ferraresi lavorarono fra noi, come un Ottaviano da
Faenza discepolo di Giotto che in s. Giorgio di Ferrara luogo de' Monaci di
Monte Oliveta dipinse molte cose, come si ha dal Vasari, e dal Baldinucci
nelle memorie di Giotto-, ed un Cheio che dipinse nell’antichissimo monastero
di Pomposa, pur esso forse scolaro di Giotto come propone il Federici ( Rer,
Fompos. Hi>h p. 279J, e noto soltanto per una indicazione di quell’ archivio.
binetto che guarda sulla strada del Praisolo, una Madonna
col Bambino, sola parte visibile di un dipinto coperto di
calce che ornava tutte le pareti. — Nella chiesa della
Morte, ora s. Apollinare, edificata nel i3?o, un dipinto
sul muro che serviva di pala all’ aitar maggiore , impe-
dito al presente da quadro moderno. — In s. Apollonia
un ecce Homo segato dal muro d’ una casa del Ghetto
nel i83i. — In s. Nicolò, ora caserma, all’ aitar mag-
giore un dipinto sul muro sul gusto del Garofolo — Nella
strada de* Sguazzadori presso la cavallerizza in un ca-
pitello , o tabernacolo , una Madonna col Bambino che
sembra della stessa scuola. A Bergantino villa già del
ferrarese di là dal Po, in un oratorio una Madonna grot-
tesca sul muro sopra all’ unico altare , non dissimile a
quella surricordata nella chiesa di s. Domenico. Molte
altre pitture antiche e in Ferrara e fuori non saranno
venute a nostra cognizione.
La ignoranza in cui siamo del nome degli autori di
queste opere , forma un vacuo spiacevole nella cronolo-
gia dei nostri artisti, d’ alcuni de’ quali al contrario ci
sono restati i nomi e non i lavori (i). Di satti chi può
conoscere la mano di quelli che vennero indicati dal
nostro autore nella prefazione, e nella aggiunta? Di
quelli nominati dal Cittadella nel suo Catalogo, e degli
altri da noi uniti nella tavola cronologica? Col quadro
d’ Urbino segnato col nome d’Antonio da Ferrara, po-
trebbe forse conoscersi costì qualche suo dipinto, ma il
confronto dovrebbe farsi da vicino, e ciò è incompatibile,
come difficile sarà altro avvenimento, come quello di
Cristoforo di cui parleremo , onde consolare sì lodevole
desiderio. Ben sarpbbe frattanto non lasciar deperire il
già cognito , e riportar sulla tela ciò che rimane sugli
umidi e nitrosi muri, onde conservare alla patria la me-
moria di quegli antichi che le fecero onore fra il silenzio
degli storici , in tempo che 1’ Italia attendeva al risor-
gimento delle arti belle.
(i) Pittori antichi non ferraresi lavorarono fra noi, come un Ottaviano da
Faenza discepolo di Giotto che in s. Giorgio di Ferrara luogo de' Monaci di
Monte Oliveta dipinse molte cose, come si ha dal Vasari, e dal Baldinucci
nelle memorie di Giotto-, ed un Cheio che dipinse nell’antichissimo monastero
di Pomposa, pur esso forse scolaro di Giotto come propone il Federici ( Rer,
Fompos. Hi>h p. 279J, e noto soltanto per una indicazione di quell’ archivio.