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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 1.1872

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Visconti, Carlo Ludovico: Piede colossale in marmo con sandalo Tirrenico
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https://doi.org/10.11588/diglit.10815#0044

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34

bullett1n0 della commissione

Il frammento di cui si tratta , misurato dal sandalo , è
lungo m. 0. 26, largo m. 0. 37 : porta la proporzione che, se
il piede fosse stato intero , avrebbe-avuto una lunghezza di
circa m. 0. 86. Ma quello che pur ora nomammo un fram-
mento avremmo piuttosto dovuto chiamare una parte anteriore
di piede colossale : perocché V altra parte non ne fu tolta via
per la frattura del marmo, ma solo vi manca, perchè il piede
in origine fu scolpito così tronco e dimezzato. Non ha quasi
dubbio che qui si tratti di una di quelle statue, che gli antichi
chiamarono àxpoktòa, cioè, aventi le sole estremità di pietra ,
o di marmo , laddove tutto il resto era lavorato in legno , od
in bronzo dorato. Statue cosiffatte si vuole che da prima des-
sero origine alla nobilissima scultura orisele fantina, cioè a dire,
formata di oro e di avorio ; e che dipoi servissero , in certo
modo, a contraffarla A cotesto genere di scultura appartenne
il colosso di Marte, fatto in Alicarnasso da Leocare , contem-
poraneo di Scopa, e suo compagno nei lavori del Mausoleo 2 ;
e la statua di Cesonia , consorte di Tito tiranno , veduta da
Trebellio Pollione nel tempio di Venere in Eoma 3. La cosa
parrà tanto più certa, qualora si osservi, che nella nostra metà
di piede la parte di dietro non è neppur terminata, e diminuisce
fuori di proporzione ; il che palesa, che fin da quel punto il
piede stesso era già nascosto sotto la veste , ed inserito nella
materia, che formava il panneggio della figura.

Nell'alto zoccolo dei calzari, onde il piede è munito , si
ravvisa immediatamente il sandalo tirrenico , di cui abbiamo
da Polluce 4 la descrizione seguente : Tvjppvjvwa- tó v.àrxv[xa

1 Quatrémére de Quincy, le Jupiter Olympien., V. part. , paragr. Ili,
pag. 331 sgg.

- Marlis fanum habens staluam colossi, quam à-tfóKtSov dicunt, no-
bili marni Leocharis factum. Vitruv. II, 8, 11 — Cf. Brunii Gesch. der
griech. Kunsll. p. I. pag. 388.

Gujus staluam in tempio Veneris adirne videmus acrolilham, sud
auralam. Treb. Poli. Trig. Ttjr. 32.

4 Onom, VII segm. 92.
 
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