ARCHEOLOGICA MUNICIPALE.
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fici, emulando quella dei poeti, popolato aveva i vasti spazi del
mare. Non è insolito d'incontrarne di simiglianti nell' opere
d' ogni maniera dell' arte antica, ed io qui ricordo come le più
eleganti che io mi vedessi, le quattro di finissimo musaico a
colori, di proporzione d'assai maggiore del vero, messe agli an-
goli del quadro principale d'un pavimento di tale opera, trovato
nell' anno 1826 fuori della porta Portese nella vigna Degli Ef-
fetti, tenuta allora dai Sarazzani, e illustrato da me in quel-
l'anno medesimo T.
Le tre divinità, rappresentate come dicemmo di bassori-
lievo, una in ciascun lato dell'ara, sono riprodotte da illustri
tipi dell'arte. Ai quali guardavano sempre gli artefici secondari
chiamati a riprodurre le notissime e non mai alterabili sem-
bianze dei numi ; restando così contenti di mostrar solo la bontà
dell' eseguire quello che stabilito era e confermato dal consenso
e dall'ammirazione delle precedenti età; anzi congiungendo ben
spesso a tale abilità certa ritenutezza, e quasi reverenza per
l'antico magistero, che, a chi sappia ravvisarla, palesa la pre-
senza d' un idea prevalente e maggiore, come appunto avviene
in queste .figure.
Giove, che tiene la fronte principale, è rappresentato in
tutta la maestà propria del supremo regnatore dell' Olimpo.
Tale è poi la grandezza del fulmine che stringe nella destra,
che lo si direbbe fulguratore e fulmineo, com' è chiamato in
una iscrizione di Vienna nel Delfinato 2.
IOVI
FVLGVKI
FVLMINI
S'appoggia colla sinistra mano allo scettro, attributo tanto
proprio di lui, che bene a ragione E. Q. Visconti lo restituiva
alla sua immagine scolpita sul candelabro trovato in Otricoli,
1 Atti della pontif. Accademia Romana d'Archeologia tomo III, a c. 659,
2 Amati, Giorn. Arcad. voi. CLXXX a c. 95, Orell. 5629,
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fici, emulando quella dei poeti, popolato aveva i vasti spazi del
mare. Non è insolito d'incontrarne di simiglianti nell' opere
d' ogni maniera dell' arte antica, ed io qui ricordo come le più
eleganti che io mi vedessi, le quattro di finissimo musaico a
colori, di proporzione d'assai maggiore del vero, messe agli an-
goli del quadro principale d'un pavimento di tale opera, trovato
nell' anno 1826 fuori della porta Portese nella vigna Degli Ef-
fetti, tenuta allora dai Sarazzani, e illustrato da me in quel-
l'anno medesimo T.
Le tre divinità, rappresentate come dicemmo di bassori-
lievo, una in ciascun lato dell'ara, sono riprodotte da illustri
tipi dell'arte. Ai quali guardavano sempre gli artefici secondari
chiamati a riprodurre le notissime e non mai alterabili sem-
bianze dei numi ; restando così contenti di mostrar solo la bontà
dell' eseguire quello che stabilito era e confermato dal consenso
e dall'ammirazione delle precedenti età; anzi congiungendo ben
spesso a tale abilità certa ritenutezza, e quasi reverenza per
l'antico magistero, che, a chi sappia ravvisarla, palesa la pre-
senza d' un idea prevalente e maggiore, come appunto avviene
in queste .figure.
Giove, che tiene la fronte principale, è rappresentato in
tutta la maestà propria del supremo regnatore dell' Olimpo.
Tale è poi la grandezza del fulmine che stringe nella destra,
che lo si direbbe fulguratore e fulmineo, com' è chiamato in
una iscrizione di Vienna nel Delfinato 2.
IOVI
FVLGVKI
FVLMINI
S'appoggia colla sinistra mano allo scettro, attributo tanto
proprio di lui, che bene a ragione E. Q. Visconti lo restituiva
alla sua immagine scolpita sul candelabro trovato in Otricoli,
1 Atti della pontif. Accademia Romana d'Archeologia tomo III, a c. 659,
2 Amati, Giorn. Arcad. voi. CLXXX a c. 95, Orell. 5629,