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Sopra V origine
Da tutto ciò possiamo con buona ragione dedurre, che ne' tempi
antichissimi offerendosi dapi agli dei, le immagini di questi nelle
grandi occasioni fossero poste a sedere intorno alla tavola del
convito, secondo 1' uso Romano ('). Nella nostra tradizione adunque
il ricordo di lectisternia celebrati ne' tempi antichissimi dai Va-
lerti deve essere considerato come un' influenza della 2a tradi-
zione ; giacché solo nel 505, quando la celebrazione fu fatta dallo
Stato per mezzo dei X viri, poterono celebrarsi al Tarentum quei
riti importati da molto tempo dalla Grecia. È possibile però che
tra le antichissime cerimonie gentilizie vi fossero i sellisternia
che hanno carattere romano, ed in questo caso lo scambio del
nome, nella nostra leggenda, potrebbe benissimo esser derivato
dal mutamento dei costumi che introdusse l'ijso dei lectisternia.
Imperocché il ricordo di questi ultimi riti nelle feste Taren-
tine, dette poi secolari, celebrate dal 505 in poi, come pure il
disuso in cui cadde il rito di celebrare sellisternia a divinità
maschili dopo l'introduzione dei lectisternia, può benissimo aver
indotto in errore gli scrittori, che ci tramandarono nella leggenda
dell' origine dei ludi Tarentini il ricordo di lectisternia, in luogo
dei sellisternia che forse originariamente si celebrarono iu quelle
feste notturne. '
(') L'unico fatto che sembrerebbe opporsi all'alta antichità dei selli-
sternia, in onore di divinità così maschili che femminili, è che questi nei
tempi antichissimi non avevano rappresentazioni plastiche o « imagines n,
ma semplici simboli; così Giove, secondo Servio, era rappresentato da una
selce Serv., Ad Aeri., Vili, 641 ; Marte da una lancia Arnob. Advent. nat.
VI, 11. Vesta poi sembra che non avesse simulacro nel suo tempio. Ovid.,
Fast., VI. 295, 298. E su questa iconoclastia degli antichi Romani vedi
Varrone in August, De civ. Dei, IV, 31, Plut., Numa, 8, Tertull, Apolog., 25.
Ma questo modo di rappresentare simbolicamente la divinità non si oppone
affatto al compimento di quelle cerimonie, 6 chiaro infatti che dato l'uso di
offrire sellisternia alle divinità importava poco che sulla seggiola avanti la
la tavola delle dapi si ponesse una lancia, od una statua del dio, dal mo-
mento che così il simbolo, come l'imagine nel concetto di c!:i offriva quel
sacrifizio rappresentava la divinità; ed a questa non alla sua rappresenta-
zione plastica si offrivano le bevande ed i cibi.
Sopra V origine
Da tutto ciò possiamo con buona ragione dedurre, che ne' tempi
antichissimi offerendosi dapi agli dei, le immagini di questi nelle
grandi occasioni fossero poste a sedere intorno alla tavola del
convito, secondo 1' uso Romano ('). Nella nostra tradizione adunque
il ricordo di lectisternia celebrati ne' tempi antichissimi dai Va-
lerti deve essere considerato come un' influenza della 2a tradi-
zione ; giacché solo nel 505, quando la celebrazione fu fatta dallo
Stato per mezzo dei X viri, poterono celebrarsi al Tarentum quei
riti importati da molto tempo dalla Grecia. È possibile però che
tra le antichissime cerimonie gentilizie vi fossero i sellisternia
che hanno carattere romano, ed in questo caso lo scambio del
nome, nella nostra leggenda, potrebbe benissimo esser derivato
dal mutamento dei costumi che introdusse l'ijso dei lectisternia.
Imperocché il ricordo di questi ultimi riti nelle feste Taren-
tine, dette poi secolari, celebrate dal 505 in poi, come pure il
disuso in cui cadde il rito di celebrare sellisternia a divinità
maschili dopo l'introduzione dei lectisternia, può benissimo aver
indotto in errore gli scrittori, che ci tramandarono nella leggenda
dell' origine dei ludi Tarentini il ricordo di lectisternia, in luogo
dei sellisternia che forse originariamente si celebrarono iu quelle
feste notturne. '
(') L'unico fatto che sembrerebbe opporsi all'alta antichità dei selli-
sternia, in onore di divinità così maschili che femminili, è che questi nei
tempi antichissimi non avevano rappresentazioni plastiche o « imagines n,
ma semplici simboli; così Giove, secondo Servio, era rappresentato da una
selce Serv., Ad Aeri., Vili, 641 ; Marte da una lancia Arnob. Advent. nat.
VI, 11. Vesta poi sembra che non avesse simulacro nel suo tempio. Ovid.,
Fast., VI. 295, 298. E su questa iconoclastia degli antichi Romani vedi
Varrone in August, De civ. Dei, IV, 31, Plut., Numa, 8, Tertull, Apolog., 25.
Ma questo modo di rappresentare simbolicamente la divinità non si oppone
affatto al compimento di quelle cerimonie, 6 chiaro infatti che dato l'uso di
offrire sellisternia alle divinità importava poco che sulla seggiola avanti la
la tavola delle dapi si ponesse una lancia, od una statua del dio, dal mo-
mento che così il simbolo, come l'imagine nel concetto di c!:i offriva quel
sacrifizio rappresentava la divinità; ed a questa non alla sua rappresenta-
zione plastica si offrivano le bevande ed i cibi.