jg CAP. II. DELLE STATVE,
istupidire più facilmente gli affetti, Cjentilistnus, leggesi
dal Greco tradotto in latino, capii per I dololatriam Magi*
siratus Tytannos, aut Duces, qui fi quid memorimi
dtgnum saciitajji ^viderentur , Piclura essigiabant. Ma a
che serue cotelta discolpa, se i Vasai,a'voleri de* quali ac«
consente in tutto, e per tutto la Creta, prima della Pittu-
ra, formauano i modelli de'Prencipi,e degli huomini ìl-
lustri a prò delli Scultori, che lieffigiauano posciairL,
marmo , o li fondeuano in bronzo, adorandoli per Dei,
perche mentre vilTero , li sperimentarono per loro Be-
nefattori? Alche volle per auuentura alludere Tullio
De Natura ,. . r , .* » r
Deorum. con quelle parole, Jujcepu autem n)tta hominum , conjuettt-
doque communis , <vt benesicijs excellentes Viros in QAum
sama , ac voluntate tolleret, ficuti Deus adoratus suti tìer*
culesy inde\alij, qualesT&gespotentissimi. Ma che dico di
quelli Simolacri del GentiJesimo, chiamati per Antono-
psaimo masia dal Proseta Re, D^monìa^ se chi è Dio per naturai
tenuto e adorato con dissicoltà per tale , se non è sperì-
Psaimo48, mentato per Benefattore consitebitur tibi^cum beneseceris eìy
siegue il medesimo Profeta ? Passò più oltre la venerato-
ne di Belo,e si auanzò a segno fin al tempo dell' isdraeli*-
ti \ che voltate li stessi , le spalle sfacciatamente al Crea-
tore dell Vniuerso, gli offerirono in sacrifitio i loro pro-
Tren. i?. pij figliuoli . ALdisicauerunt, piangeua Geremia > excel-
fa TSaalitn ad comburendossilios fuos igni in f/olocauftum
TSaalim H Tantoché hebbe a dire Saldano quelle gran.»
parole rimprouerando a coitorosì empia ctcitìyPr^sla-
ret non babere Deos, quamhabere tam crudeles, e San Giro-
lamo a tale consideratione inorriditosi, viddeperciò
perso affatto il rispetto ; anzi il sàhgue tutto fuor dello
vene
istupidire più facilmente gli affetti, Cjentilistnus, leggesi
dal Greco tradotto in latino, capii per I dololatriam Magi*
siratus Tytannos, aut Duces, qui fi quid memorimi
dtgnum saciitajji ^viderentur , Piclura essigiabant. Ma a
che serue cotelta discolpa, se i Vasai,a'voleri de* quali ac«
consente in tutto, e per tutto la Creta, prima della Pittu-
ra, formauano i modelli de'Prencipi,e degli huomini ìl-
lustri a prò delli Scultori, che lieffigiauano posciairL,
marmo , o li fondeuano in bronzo, adorandoli per Dei,
perche mentre vilTero , li sperimentarono per loro Be-
nefattori? Alche volle per auuentura alludere Tullio
De Natura ,. . r , .* » r
Deorum. con quelle parole, Jujcepu autem n)tta hominum , conjuettt-
doque communis , <vt benesicijs excellentes Viros in QAum
sama , ac voluntate tolleret, ficuti Deus adoratus suti tìer*
culesy inde\alij, qualesT&gespotentissimi. Ma che dico di
quelli Simolacri del GentiJesimo, chiamati per Antono-
psaimo masia dal Proseta Re, D^monìa^ se chi è Dio per naturai
tenuto e adorato con dissicoltà per tale , se non è sperì-
Psaimo48, mentato per Benefattore consitebitur tibi^cum beneseceris eìy
siegue il medesimo Profeta ? Passò più oltre la venerato-
ne di Belo,e si auanzò a segno fin al tempo dell' isdraeli*-
ti \ che voltate li stessi , le spalle sfacciatamente al Crea-
tore dell Vniuerso, gli offerirono in sacrifitio i loro pro-
Tren. i?. pij figliuoli . ALdisicauerunt, piangeua Geremia > excel-
fa TSaalitn ad comburendossilios fuos igni in f/olocauftum
TSaalim H Tantoché hebbe a dire Saldano quelle gran.»
parole rimprouerando a coitorosì empia ctcitìyPr^sla-
ret non babere Deos, quamhabere tam crudeles, e San Giro-
lamo a tale consideratione inorriditosi, viddeperciò
perso affatto il rispetto ; anzi il sàhgue tutto fuor dello
vene