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m'accingo a spianare. Se parecchi ministri dell'altare con Sisto furono presi ed
uccisi, non potremo applicare a lai il carme damasiano, che parla d' un ponte-
fice immolato solo salvando colla sua morte gli altri tutti:

seque suumque caput prior obtulit ipse,
Impatiens feritas posset ne laedere quemquam.
Ostendit Christus reddit qui praemia vitae
Pastoris meritum, numerum, gregis ipse tuetur.

L'obbiezione è del Merenda in risposta al Terribilini; che ha prevenuto le odierne
scoperte, interpretando quell' epigramma del martirio di Sisto II. Essa parmi più
apparente che solida. I citati versi sono il seguito e la fine del racconto, nel
cui principio leggiamo : Militibus missis populi tunc colla dedere. Adunque il nu-
merus gregis corrisponde al populi; e tanto grex quanto populus nel linguaggio
ecclesiastico significa principalmente il ceto dei laici. I compagni del martirio di
Sisto essendo stati tutti diaconi e suddiaconi o preti, e del cristiano popolo, che
generosamente si mostrò pronto a morire, niuno essendo perito, rimane vero ,
che il pastore offerì il suo capo per salvare il gregge, e che questo fu salvo.

Giunto al termine d'un sì disteso e complicato commento, lo conchiuderò con
una osservazione importante. Il Pearson ed il Pagi nulla vollero credere di quanto è
scritto negli atti di s. Lorenzo e nel libro pontificale circa i compagni di Sisto, perchè
al tutto spregevoli a loro sembravano quelle autorità a fronte dell'epistola di Cipria-
no. Il Tillemont sentenziò, che almeno il silenzio serbato dagli autori di quegli
scritti intorno al famoso Quarto commemorato nell' epistola prelodata è una grande
colpa, cui niuna scusa sarà giammai buona a sanare (1). I Bollandisti, benché assai
tentati a consentire con sì rigidi censori, pur non vollero pronunciare contro il posses-
so, in che erano Felicissimo ed Agapito e gli altri quattro del titolo glorioso di comites
Xysti. E tutto il ragionamento fatto sopra dimostra, che quest'ultimo partito fu
savio e ragionevole ; e che se coloro non poterono di quel possesso trovare i titoli
legittimi, oggi noi li abbiamo trovati. Laonde tutto il trattato di questi due capi
ribadisce il principio ed il canone, gli atti ed i fasti dei nostri pontefici e mar-
tiri, anche quando sono corrotti ed ai critici giustamente sospetti, avere in sé
molto fondo e molti elementi di storia; ed essere ufficio dell'archeologia ricca
del corredo dei monumenti il saggiare l'oro fino e trovarne anche nelle più basse
leghe e nei più strani miscugli.

CAPO XVI.

Dei sepolcri di Dionisio e di Felice, e se quest'ultimo fu deposto nel cemetero di Callisto

sull' Appia o sull' Aurelia.

Il pontificato di Dionisio successore di Sisto II è memorabile nei fasti dei
nostri cemeteri per la loro restituzione fatta da Gallieno al papa medesimo e per

(1) Mem. d'hist. teli. T. IV p. 596.

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