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— XI —

del 1874 potei finalmente darmi tutto, senza distrazioni né interrompimenti
di lavoro, a cotesto tomo, che oggi al pubblico presento e raccomando.

Prima, che io dica quale ne sia precisamente il contenuto, quale la
capitale importanza nella serie dei volumi della Roma sotterranea, fa d'uopo
che accenni altre circostanze intervenute nel corso della stampa. Questa
fu cominciata nel settembre del 1875; ed essendo allora già pronte
quasi tutte le tavole, e scritti per intero i primi due libri con buona parte
del terzo, fu ogni cosa disposta perchè ¥ edizione potesse essere compiuta
nei primi mesi del 1876; e ne fu dato pubblico annuncio. I miei colleghi
però nella direzione delle sotterranee escavazioni, i chiarissimi pp. Francesco
Tongiorgi e Luigi Bruzza, per loro grande amore ai nostri studii e benevola
sollecitudine, che la mia descrizione del callistiano cimitero venisse in luce
al possibile senza lacune, deliberarono meco il tentativo d' un ultimo vigo-
roso sforzo per vincere gli impedimenti, che ci avevano sempre chiuso l'adito
alla parte centrale e storica dell'arenaria stimata d'Ippolito e dei martiri greci:
deliberarono anche la completa esplorazione della regione XII, la quale ben-
ché di tarda età e più volte spogliata e saccheggiata, pure per le grandiose
forme delle sue cripte meritava studio ed illustrazione speciale.

Il tentativo a pie'della grande scala dell'arenaria per la terza volta fallì.
Felicissima fu l'esplorazione della regione XII, che chiamo liberiana, perchè
opera principalmente fatta nel pontificato del celebre papa Liberio. Ha dato
materia di quasi cento nuove pagine e di parecchie tavole iconografiche in
accrescimento di questo volume e del pregio della sua contenenza; avendoci
fornito anche insigni storiche memorie, una delle quali in quel luogo inaspet-
tata del papa Cajo e del suo sepolcro; che completa ed illustra quanto intorno
ad esso nelle pagine già stampate avevo scritto e dissertato. Così in pari
tempo progredivano e il lavoro delle sotterranee esplorazioni e scoperte e
quello dei torchi: e con fiducioso ardire, riuscitomi per ventura felicemente,
quanto si veniva esplorando e scoprendo quasi giorno per giorno io descri-
vevo e stampavo ; senza timore, che il prodotto delle venture scoperte con-
tradicesse o modificasse i già formolati ed emessi giudizi, massime cronolo-
gici. Ciò io noto, non per vanitosa jattanza; ma perchè è novella prova
della verità e sicurezza del metodo, che mi insegna a vedere chiaro,e
ordinato, dove prima nel tenebroso labirinto cimiteriale non altro appa-
riva che caos e confusione inestricabile. Indi anche avviene, che molte
 
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