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— e —
pareti sono coperte da nomi di visitatori con date della seconda metà del secolo XV.
Le quali epigrafi nel tomo I pag. 8 sono state accennate e in questo volume al
debito luogo saranno per disleso trascritte. Ma nei libri e nelle carte di quel secolo
in vano cercheremmo notizie sia delle tradizioni ecclesiastiche e delle opinioni dei
dotti circa il nome e la storia di cotesti allora visitati ipogei, sia delle pitture e
delle iscrizioni quivi viste dagli archeologi della scuola di Pomponio Leto e dei
loro contemporanei1.

Non così negligenti furono i dotti del seguente secolo XVI. Uno dei prossimi
precursori del Bosio, Alfonso Ciacconio, discese nella predetta regione sotterranea,
la chiamò di s. Felicita, e ne fece delincare nel codice oggi vaticano 5409 f. 19
e segg. alquante pitture 2; che noi più non vediamo, perchè distrutte o nascoste
sotto gli interramenti. Che gli affreschi dal Ciacconio attribuiti al coemeterium
s. Felicitatis sieno stati visti da lui negli ipogei, di che trattiamo, me lo insegnano
i disegni del medesimo Ciacconio posseduti dal Bosio e conservati nel codice Val-
licelliano G. 6 e quelli del Bosio nella Roma sotterranea stampata dopo la morte di
lui a pag. 277 e segg. Quivi ravviso la maggior parte delle predette pitture viste
dal Ciacconio; segnatamente le scene dell'adorazione dei magi e dei tre giovanetti
ebrei rifiutanti l'adorazione all'immagine di Nabucodònosor. Il Bosio ce le addita
con precisione in quella regione appunto della callisliana necropoli, ove è la cripta
oggi chiamata delle pecorelle.

In quanto al nome di s. Felicita messo innanzi dal Ciacconio, gli archeologi
ed i critici sanno bene, che il cimitero di quella eroina famosissima non fu
presso l'Appia, ma sulla via Salaria nuova; ove il papa Bonifacio I dedicò un ora-
torio, ed elesse il luogo di sua sepoltura presso la tomba dell'invitta madre dei sette
fratelli martiri3. Benché il Ciacconio non abbia potuto conoscere tutti i documenti e
le prove di questo fatto inconcusso, pure non ignorò che così era scritto nei fasti
ecclesiastici. Perciò nella vita di Bonifacio I avvertì : perperam ponitar coemeterium
s. Felicitatis via Salaria,, cimi constet coemeterium s. Felicitatis fuisse proximum Callisti
ria Appia, ubi sacellum hodie extat s. Felicitatis marlyris et ibi inscriptio legitur
Bonifacii pp. I confessoris et loculus ejus conspicitur*. Altrettanto scrisse di suo pugno
al margine d'una delle tavole di disegni raccolti nel codice Vallicelliano sopra
citalo. Al Ciacconio prestarono alcuna fede i Bollandisli : e si studiarono di con-
ciliare con la storia ed i monumenti della Salaria il preleso oratorio di s. Felicita
sull'Appia5. Della ciacconiana sentenza non è stata mai svelata l'origine e l'erronea
ragione: è mio ufficio chiarirla. L'errore viene dall'indice dei cimiteri inserito
nelle Mirabilia Urbis Romae : ove per lacune e viziose trasposizioni in moltissimi
esemplari si legge: coemeterium s. Felicitatis juxla (o prope) coemeterium Callisti. La
niuna autorità di siffatta lezione, contradetta da tutti i documenti della storia e

1 Vedi tomo I p. 7.8, 161 e segg.

2 Vedi 1. e. p. 23, 24.

3 Di questo punto dovrà trattare ex professo la Roma sotterranea, quando sarà giunta alla via Salaria : intanto si cousuiti il
Bull, di arch. crist. 1863 p. 41-46.

* Ciacconii, Vitae ponlif. cum addii. Oldoini T. I p. 289.

5 Ada ss. T. Ili Ju/. p. 21: ai Bollandisti fece eco in Roma il Luciani, Atti sinceri dei martiri T. I p. 284, 285.
 
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