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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0141
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125

TAVOLA XXVIH.

E DESI in quefta pittura (l) in cam-
po cf aria , chiufa da un orlo o/curo,
con una linea bianca , ed una fàfcia
gialla , rapprefentato con bella fàntafia
Narcifo (2) coronato di fiori , con afta
da caccia in una mano n e con piccolo
panno rojfo , caduto sul fajfo , ove egli
fiede appoggiato colf altra mano , tutto intefo a rimirar
con tenerezza la fua propria immagine , che comparifce

nelT

(1) Fu ritrovata nelle fcavazionì di Civita .

(2) E' notijjima la favola di Narcifo , figlio del
fiume Cefifo, e della Ninfa Liriope , il quale s' in-
namorò talmente di se fieffo nel veder la fua im-
magine nelV acqua di un fonte , vicino al quale frac-
co dalla caccia fi era feduto , che opprejfo dalla ftra-
tia paffione mifer amente mori , e fu cangiato nel fior
del fuo nome . Così racconta quejla avventura Ovidio
( Mec. III. 402. e fegg. ) , /'/ quale anche accenna
la rifpojla data da Tirejia sulla forte di queflo ra-
gazzo y che far-elle flato felice, e di lunga vita , fe

preffo Fozio ) ; e poffon vederjt anche Aufonio ( Epigr.
96. e 97. ) , Stazio ( III. Sii. IV. 41- e Theb. VII.
340. ) e altri , che parlano di quejla favola , accen-
inati da Burmanna ( a Ovidio Le. v. 342- ) • Parti-
colare è il racconto di Paufania ( IX- » " qua-
le dice, che Narcifo elbe una forella fimihjfima a sey
e che quella eftndo morta, egli andava fpejjo a guar-
dar/i in un fonte , lufmgando così la fua pacione
verfo la forella > la di cui immagine contemplava mi-
la fua. Del reflo lelliifime fono le deferizioni di una,
pittura di Narcifo in Filojlrato ( I. Im. 23. ) , e
di una fìatua in Calli/Irato ( Stat. V. ) . Anche in

mn avefje mai veduto se Jleffo ( 1. c. v. 346. ). Le di

verfe opinioni sul padre , e sulla patria di Narcifo, una gemma del Muleo Fiorentino (To.TI. Tav. 36.

pofon vederfi in Tzetze ( Olii. I. 9. e IV. 119.) in n. 2. ) , e in un'altra preffo il VVinkelmann ( Mon.
Luciano (V. H. II. 17. e Char. 24.), in Conone(Nar.24.

Ant. To.i. Tav. 24. ) , in cui fi vedi un giovane

nudo
 
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