P A R TE S E C O N DA C A P. V.
vole , che fifacefO E tutte quelle cofe furono
propofle alla plebe, e fatte» e deliberate fecon-
do il decreto del Senato. Dell'impunità,
premi) degl'altri rivelatori,™ data libera cotn-
milfione alConfolo. Fin qui Tito Livio; quan-
to più lungo, tanto più profittevole.
LVII. Hora ripigliando il filo per l'inten-
dimento di Tiriolo, fe quivi furono ritrovate
le lamine , congl'accennati decreti del Senato
Romano ail'elìirpazione de'Sagrificij Bacca-
nali i ben gioverà credere , che ella era quella
Terra Capo, con la refidenza ordinaria di un
qualche fourano Minilìro, che fouraintendeflè
al governo di tutto il Paefe all'intorno .
LVIIL Prerogativa qua! anche ritenne ne'
fecoli della grazia, e'1 traggo da quello fcrive
il Cardinal Baronio , cioè che Ridolfo Conte
di Tiriolo , Roberto Principe di Capua , Gri-
maldi Principe di Bari, con altri Regoli, pre-
fero l'arme alla dikfudi Papa Honorio Il.con-
tro di Roggero Conte di Sicilia . Siche di que-
lli tempi egli era Tiriolo refidenda, e titolo di
Signore grande, e feguentemente capo d'altre
Ottà,e Terre. Oggidi pur gode titolo di Prin-
cipe della Famiglia Cigaia vivente D.Gio.Bat-
tifta - La Cronica di Taverna Io riconobbe Se-
dia Vefcovale, fpenta però col fuo Vefcovo
nella geueralilSma invalione di Saraceni. Non
hà gran popolo , poiché appena arriva li due-
cento fuochi;, mà và in molta ftima per le molt'
erbe medicinali, quali nafcononelfuo Monte,
e delie quali favella Mara/ioti.
Quindi poi feeiì al ballò, in dillanza di mi-
glia due, s'incontra
197
Tom. 11.
CLXX. GIMIGLIANO1
1.
p
Erpiù intendimento di quella Terra,
vvol egli faperlì, che nel framezzo
di quelli Luoghi altre volte vi fiori-
rono meglio , che trenta Villaggi, tra'quali
era principaliflìmo un tale col nome di C'allei
Mileto, Gente di quella prima , ch'abitò Ia_»
Calabria. Succedute in tanto le barbare feor-
rerie de'Mori, rimafero e quello, e quelli, quali
disfatti: la gente parteprefa, parte uccila , e
l'altra fparfa per quelle Colline, più rollo fu-
gitiva, che ferma.
II. Finalmente ricourò in un luogo, detto
ilSautiffimo Salvatore, fé pure non folle nome
fourapoltogli da loro medelìmi in augurio di
lìcurezza , e quivi lì fermò gettandovi le prime
pietre di quefta Terra ; che poi riufeita molto
acconcia alla coltura deilì frutti» con greca»,
nominanza la difl'ero Gimigliano : cioè Locus
Pomorum , luogo, e Terra di frutti.
III. E per verità, couciofiache dapicciol
tratto di paefe, raccoglie per ciafehedun anno,
cosi com'oircrvarono molti, più , ò meno, di
cavagne cumula duemila ottocento; di noci
cinquecento; di poma mille, e trecento; di pe-
ra ottocento; di feta libre tremila; e doglio
litre quattrocento , à ragion d'oncie feflànta_>
l'una, e più ne raccoglierebbe, fe coltivandone
più piante, come facilmente il potrebbe, avelie
ove fmaltirle . Oltre molte maravigliofe mi-
niere di pietre marmi, nere, roffe, mifchie à
vari/colori, onde fe ne lavorano ilatue, co-
lonne , cappelle, e fomiglianti.
IV. Gode la giurifdizzione di due Villag-
gi: Carlopoli, corrottamente Garopoli dal
nome del fuo Fondatore, che fù Carlo Prin-
cipe di Tiriolo, e Cigaia, altre volte Caftriota,
dal nome della Fondatrice, Giovanna Caftrio-
ta , madre del già Franccfco Maria Carafa_>,
Duca di Nocera, che.l'edificò nel mille feicen-
to nove.
V. Che poi fuccedutovi Carlo Cigaia nel
mille feicento vndici, gli tramutò il nome da.
Caftriota in Cigaia, con cui oggidì fi noma .
Tutti, e tré quelli Luoghi oitrepaflòno li tre-
cento fuochi.e portano titolo di Conte al Pri-
mogenito dc'Principi di Triolo. Più d'ogn'al-
tra cofa Io rendono celebre ifeliciffimi natali,
quali v'ebbero Crifoflomo Arcivefcovo di Ra-
gufa, Adamo Vefcovo di S.Lcone, Annibale ,
e Tiberio della Famiglia Roffelli, Gio. Pietro
di Feubo, Cancelliero Mangia Cafale, Grego-
rio de Barben/s, Pietro Tavano, Giovanni Pa-
vonefla, Matteo Scorza, Maflìmiano Scozza-
fava, Angelo, Antonio, Giofafat, ed altri.
VI. Ora perche abbiamo avanti il Fiume
altre volte Crotalo, oggidì Corace, famofo
termine degl'antichi Cotroniati,e Locrcfi; con-
vien anche Noi terminare quello Capitolo, per
quindi ripigliare con più vigorofo piede, il
camino dell'altro feguente.
CAP- V.
Deferitone de*Luoghi ■> dal Fiume-.*
Corace, al Fiume Neto.
COsìaddunqueframezzatoil viaggio col
ripofo di quelìo Fiume, che ne'fecoli
più antichi framezzava l'ampio domi-
nio delle già due famofiffime Republiche ; £_?
quindi rinforzato il pieà nuovo camino, di-
nante da SquiUaci miglia dodeci, e fette dal
mare, ecco sù d'un alta cima, come in maelìà
fedente.
CLXXI. CATANZARO .
L
I. T ' Una delle più controvertite fonda-
zioni di Città nella Calabria, Io la
ftimo quella di Catanzaro, così va-
ri; , e per tempo, e per Autori, e per circo-
lìanze ne fono i fentimenti. Perche non vi fù
Illorico antico, ed autorevole, che di quello
argomento fcritto avelie, perciò fi è dato mo-
tivo à molti ferirti à penna, ne'quaii ciafehe-
duno difcorrendogiulìache, ò trovò fcritto da
altri, ò llimòpiù verifimile, ò perche non fep-
pe pefeare più al fondo» intralciò di molte in-
verifimilitudini il difeorfo.
II. Io da molti ferirti à penna, e da altri
già
vole , che fifacefO E tutte quelle cofe furono
propofle alla plebe, e fatte» e deliberate fecon-
do il decreto del Senato. Dell'impunità,
premi) degl'altri rivelatori,™ data libera cotn-
milfione alConfolo. Fin qui Tito Livio; quan-
to più lungo, tanto più profittevole.
LVII. Hora ripigliando il filo per l'inten-
dimento di Tiriolo, fe quivi furono ritrovate
le lamine , congl'accennati decreti del Senato
Romano ail'elìirpazione de'Sagrificij Bacca-
nali i ben gioverà credere , che ella era quella
Terra Capo, con la refidenza ordinaria di un
qualche fourano Minilìro, che fouraintendeflè
al governo di tutto il Paefe all'intorno .
LVIIL Prerogativa qua! anche ritenne ne'
fecoli della grazia, e'1 traggo da quello fcrive
il Cardinal Baronio , cioè che Ridolfo Conte
di Tiriolo , Roberto Principe di Capua , Gri-
maldi Principe di Bari, con altri Regoli, pre-
fero l'arme alla dikfudi Papa Honorio Il.con-
tro di Roggero Conte di Sicilia . Siche di que-
lli tempi egli era Tiriolo refidenda, e titolo di
Signore grande, e feguentemente capo d'altre
Ottà,e Terre. Oggidi pur gode titolo di Prin-
cipe della Famiglia Cigaia vivente D.Gio.Bat-
tifta - La Cronica di Taverna Io riconobbe Se-
dia Vefcovale, fpenta però col fuo Vefcovo
nella geueralilSma invalione di Saraceni. Non
hà gran popolo , poiché appena arriva li due-
cento fuochi;, mà và in molta ftima per le molt'
erbe medicinali, quali nafcononelfuo Monte,
e delie quali favella Mara/ioti.
Quindi poi feeiì al ballò, in dillanza di mi-
glia due, s'incontra
197
Tom. 11.
CLXX. GIMIGLIANO1
1.
p
Erpiù intendimento di quella Terra,
vvol egli faperlì, che nel framezzo
di quelli Luoghi altre volte vi fiori-
rono meglio , che trenta Villaggi, tra'quali
era principaliflìmo un tale col nome di C'allei
Mileto, Gente di quella prima , ch'abitò Ia_»
Calabria. Succedute in tanto le barbare feor-
rerie de'Mori, rimafero e quello, e quelli, quali
disfatti: la gente parteprefa, parte uccila , e
l'altra fparfa per quelle Colline, più rollo fu-
gitiva, che ferma.
II. Finalmente ricourò in un luogo, detto
ilSautiffimo Salvatore, fé pure non folle nome
fourapoltogli da loro medelìmi in augurio di
lìcurezza , e quivi lì fermò gettandovi le prime
pietre di quefta Terra ; che poi riufeita molto
acconcia alla coltura deilì frutti» con greca»,
nominanza la difl'ero Gimigliano : cioè Locus
Pomorum , luogo, e Terra di frutti.
III. E per verità, couciofiache dapicciol
tratto di paefe, raccoglie per ciafehedun anno,
cosi com'oircrvarono molti, più , ò meno, di
cavagne cumula duemila ottocento; di noci
cinquecento; di poma mille, e trecento; di pe-
ra ottocento; di feta libre tremila; e doglio
litre quattrocento , à ragion d'oncie feflànta_>
l'una, e più ne raccoglierebbe, fe coltivandone
più piante, come facilmente il potrebbe, avelie
ove fmaltirle . Oltre molte maravigliofe mi-
niere di pietre marmi, nere, roffe, mifchie à
vari/colori, onde fe ne lavorano ilatue, co-
lonne , cappelle, e fomiglianti.
IV. Gode la giurifdizzione di due Villag-
gi: Carlopoli, corrottamente Garopoli dal
nome del fuo Fondatore, che fù Carlo Prin-
cipe di Tiriolo, e Cigaia, altre volte Caftriota,
dal nome della Fondatrice, Giovanna Caftrio-
ta , madre del già Franccfco Maria Carafa_>,
Duca di Nocera, che.l'edificò nel mille feicen-
to nove.
V. Che poi fuccedutovi Carlo Cigaia nel
mille feicento vndici, gli tramutò il nome da.
Caftriota in Cigaia, con cui oggidì fi noma .
Tutti, e tré quelli Luoghi oitrepaflòno li tre-
cento fuochi.e portano titolo di Conte al Pri-
mogenito dc'Principi di Triolo. Più d'ogn'al-
tra cofa Io rendono celebre ifeliciffimi natali,
quali v'ebbero Crifoflomo Arcivefcovo di Ra-
gufa, Adamo Vefcovo di S.Lcone, Annibale ,
e Tiberio della Famiglia Roffelli, Gio. Pietro
di Feubo, Cancelliero Mangia Cafale, Grego-
rio de Barben/s, Pietro Tavano, Giovanni Pa-
vonefla, Matteo Scorza, Maflìmiano Scozza-
fava, Angelo, Antonio, Giofafat, ed altri.
VI. Ora perche abbiamo avanti il Fiume
altre volte Crotalo, oggidì Corace, famofo
termine degl'antichi Cotroniati,e Locrcfi; con-
vien anche Noi terminare quello Capitolo, per
quindi ripigliare con più vigorofo piede, il
camino dell'altro feguente.
CAP- V.
Deferitone de*Luoghi ■> dal Fiume-.*
Corace, al Fiume Neto.
COsìaddunqueframezzatoil viaggio col
ripofo di quelìo Fiume, che ne'fecoli
più antichi framezzava l'ampio domi-
nio delle già due famofiffime Republiche ; £_?
quindi rinforzato il pieà nuovo camino, di-
nante da SquiUaci miglia dodeci, e fette dal
mare, ecco sù d'un alta cima, come in maelìà
fedente.
CLXXI. CATANZARO .
L
I. T ' Una delle più controvertite fonda-
zioni di Città nella Calabria, Io la
ftimo quella di Catanzaro, così va-
ri; , e per tempo, e per Autori, e per circo-
lìanze ne fono i fentimenti. Perche non vi fù
Illorico antico, ed autorevole, che di quello
argomento fcritto avelie, perciò fi è dato mo-
tivo à molti ferirti à penna, ne'quaii ciafehe-
duno difcorrendogiulìache, ò trovò fcritto da
altri, ò llimòpiù verifimile, ò perche non fep-
pe pefeare più al fondo» intralciò di molte in-
verifimilitudini il difeorfo.
II. Io da molti ferirti à penna, e da altri
già