DI ALTRI CONFESSORI CAP. IV.
prima dar sepoltura a quell'inselice; ed oltre
pattando, soprarrivatili, alquanto dilungati
dal porto, loro sè intendetene se non si pie-
;assero all'opera della carità, sarebbono iti
a traverso . Ritornarono adunque in dietro,
dierono sepoltura a quel cadavero, e riporti
in mare tirarono un viaggio prosperitììmo
di meglio che due giornate, applicandoti* il
tutto alla carità del Servo del Signore. Oltre
li governi della Proviricia su creato Procu-
raci- Generale dell'Ordine, qual'officio efei-
citò con tanta prudenza, che innamoratofe-
ne Papa Paolo V. volea promoverlo alla
Chiesa di Catanzaro} e di già l'avrebbe pro-
moflb, fe egli non fe gli folte oppolto , ag-
giungendo a' tré il quarto voto di non rice-
ver.dignità suori dell Ordine. Di quelli tem-
pi eflendofi feoverta una tal' Erelia in alcu-
ne parti d'Italia, confinanti con le parti ol-
tramontane, vi fù deltinato Fra Bonaventura;
andò, predicò , e confutato 1' error nafeen-
te riportò alla sede Cattolica Romana quei
fmarriti; e perche più riforger non potelTe,
lo confutò con un maravigiiofo M. S., chia-
mato da lui Scopula Naufragorum Chriftiano-
rum, molto erudito, e ricevuto con applauso
dagl' intendenti.
Quanto sorfè la santità di quello Religio-
fo 1' atteftò Iddio con una miracolosa voce
dal Cielo, e sìi, quando già morto il Cardi-
nal Bellarmino, c ritrovandoli egli in Ro-
ma , ma non avendo potuto ritrovarli pre-
sente al funerale, andò la sera al tardi a ve-
nerare il fagro cadavero,nel qual tempo dal-
la parte più alta della Chiesa , s' udì una_»
voce, quale così parlava: Ecce homo fine qua-
rela,verus Dèi cultor ; e venne interpretata,
che di Frà Bonaventura intendesse.Maggio-
ri furono l'anellazioni de' miracoli, sra
quali si racconta , d'aver liberato col folo
commando della sua voce Giovanni Magno,
Dezio Adamo, e la moglie di Francesco
Ponserio, tutti e tré di Carpanzano , osserii
da' fpiriti .In Bologna predicando delle pe-
ne dell' Inferno,un altra donna osiesia se gli
levò in suria per colpirlo ; ma sorzata dal
Servo di Dio , coftnnse quel malvaggio a_>
predicar egli per bocca della donna di quel-
l' atrocissìme pene, il che fé con molto fpa-
vento degli ascoltanti. Altre volte viaggian-
do da Roma in Bologna , ed essendoli an-
nottato con pioggie, il Cavallo l'avea por-
tato a precipizio . Iddio fra tanto illuminò
la fua mente, e l'avvertì del periglio; onde
tirato a dietro il giumento, li rimefle nella
ltrada lìcura, per la quale fi condulfe ad un
olteria, dove appena entrato fe gli fè avan-
ti una giovinetta, e con rimprovero gli dif-
fe: O irate, o Frate, e non ti fpezzalti il col-
lo ì Balla per me non mancò . Richieito chi
ella fi folle, gli rifpofe l'Oftiera, ch'era una
sua figliuola, olfelfa dal demonio ; onde fi
fà chiaro, quanto inlìdialTe la fua vita l'In-
ferno . Ma non terminò fenza grande utik_>
la faconda^ perche il buon Servo di Dio sat-
ta orazione per T inserma la liberò ; e di
vantaggio ritrovandosi in quel luogo molti
uomini di mal assare , già difposti a non sò
qual' enorme atfàssìnio, egli tanto dilse, che
rivoltò in meglio la loro intenzione. Essen-
dofi attaccato il suoco in un Villaggio pref-
so Carpanzano, con periglio d'abbruggiarsi
tutto, non potendovi accorrere di perlòna_,
quello Servo di Dio, vi mandò un fuo fami
gliare per nome Antonio; acciocché a fuo
nome gittaflè détro quelle voraci fiamme un
Agnus involto tra certe carte. Andò Anto-
nio, buttò l'Agnus,e tolto fi eltinse il fuoc^
e quello fu di più maraviglia, che reltò i.i-
i tatto 1' Agnus, e la fua carta . Dirupandoli
' alcune muraglie per servidi delle pietre al-
la fabrica del Convento di Carpanzano, una
di quelle andò a ferire nella faccia di Stefa-
no Criltiano ; ìl Servo di Dio già prefente_>
satto il fegno della Croce fopra la cicatrice
qual' era molto grande, e lavandone il fan
gue con la fua faliva, tolto fi chiufe la pia-
ga, con ne pur rimanervi veftigio alcuno di
serita. Ritornando da Roma in Calabria,ove
lo chiamava la morte , fù olìervazione di
molti, che la felluca fopra la quale naviga-
va, venne tempre cortegiata da pelei, 1' uni
succeduti agli altri, e con sogni di tanta cor-
tesia, e riverenza, che generava , e maravi-
glia , e tenerezza a tutti quelli vedevano sì
grato fpettacolo. Finalmente volendolo Id-
dio chiamare a sè gli rivelò il giorno della
sua beata morte, ed egli lo maniseltò a tutti
dal pulpito, predicando il giorno feltivo al-
la Concezzione Immacolata di Maria : Av-
vito inteso con molto disgusto da'suoi Com-
patrioti. Così dunque alquanti giorni ap*.
preflb , insermatosi a morte una mattina di
sella, cantandosi in Chiesa la Gloria, con un
sorriso foriero di gioja rese lo spirito ai fuo
Creatore essendo d'anni Ój., e correndo
quelli di Grillo 1615. Tolto che sù udito U
suo selicissìmo pailaggio fi vuotarono al
Convento tutti quei popoli convicini, fal-
lendogli li peli dalla barba , ed i capelli dal
capo , e stracciandogli le velli ; onde fù sì
grande la calca delle genti, che per fodissa-
re la divozione di tutti, fù d'uopo tenerlo
fette giorni infepolto : Ne surono prefi più
ritratti, firmandoli ogn' uno felice tenerlo
nelle fue camere: Nel qual tempo non folo
non refe mal' odore , ma fpirò una fragran-
za sì grande , che ciafeheduno fi credea ftar
inParadifo.Dubitava della verità di quelli
odori Giovan Perfio Cortese Dottor filico,
e itimando, che fuflero artificiofi, gli apri la
bocca; e fi accorfe, che da quella ufciva la_»
fragranza: Continuò intiero , ed incorrotto
anni dodici, palpabile,e maneggevole,come
se folfe d'un fanciullo .
III. Bonaventura Perna de'Minori Con-
ventuali nacque in Gerace , chiamato nel
S. Batte/imo Afcensio , perche nato nel d\
selli-
prima dar sepoltura a quell'inselice; ed oltre
pattando, soprarrivatili, alquanto dilungati
dal porto, loro sè intendetene se non si pie-
;assero all'opera della carità, sarebbono iti
a traverso . Ritornarono adunque in dietro,
dierono sepoltura a quel cadavero, e riporti
in mare tirarono un viaggio prosperitììmo
di meglio che due giornate, applicandoti* il
tutto alla carità del Servo del Signore. Oltre
li governi della Proviricia su creato Procu-
raci- Generale dell'Ordine, qual'officio efei-
citò con tanta prudenza, che innamoratofe-
ne Papa Paolo V. volea promoverlo alla
Chiesa di Catanzaro} e di già l'avrebbe pro-
moflb, fe egli non fe gli folte oppolto , ag-
giungendo a' tré il quarto voto di non rice-
ver.dignità suori dell Ordine. Di quelli tem-
pi eflendofi feoverta una tal' Erelia in alcu-
ne parti d'Italia, confinanti con le parti ol-
tramontane, vi fù deltinato Fra Bonaventura;
andò, predicò , e confutato 1' error nafeen-
te riportò alla sede Cattolica Romana quei
fmarriti; e perche più riforger non potelTe,
lo confutò con un maravigiiofo M. S., chia-
mato da lui Scopula Naufragorum Chriftiano-
rum, molto erudito, e ricevuto con applauso
dagl' intendenti.
Quanto sorfè la santità di quello Religio-
fo 1' atteftò Iddio con una miracolosa voce
dal Cielo, e sìi, quando già morto il Cardi-
nal Bellarmino, c ritrovandoli egli in Ro-
ma , ma non avendo potuto ritrovarli pre-
sente al funerale, andò la sera al tardi a ve-
nerare il fagro cadavero,nel qual tempo dal-
la parte più alta della Chiesa , s' udì una_»
voce, quale così parlava: Ecce homo fine qua-
rela,verus Dèi cultor ; e venne interpretata,
che di Frà Bonaventura intendesse.Maggio-
ri furono l'anellazioni de' miracoli, sra
quali si racconta , d'aver liberato col folo
commando della sua voce Giovanni Magno,
Dezio Adamo, e la moglie di Francesco
Ponserio, tutti e tré di Carpanzano , osserii
da' fpiriti .In Bologna predicando delle pe-
ne dell' Inferno,un altra donna osiesia se gli
levò in suria per colpirlo ; ma sorzata dal
Servo di Dio , coftnnse quel malvaggio a_>
predicar egli per bocca della donna di quel-
l' atrocissìme pene, il che fé con molto fpa-
vento degli ascoltanti. Altre volte viaggian-
do da Roma in Bologna , ed essendoli an-
nottato con pioggie, il Cavallo l'avea por-
tato a precipizio . Iddio fra tanto illuminò
la fua mente, e l'avvertì del periglio; onde
tirato a dietro il giumento, li rimefle nella
ltrada lìcura, per la quale fi condulfe ad un
olteria, dove appena entrato fe gli fè avan-
ti una giovinetta, e con rimprovero gli dif-
fe: O irate, o Frate, e non ti fpezzalti il col-
lo ì Balla per me non mancò . Richieito chi
ella fi folle, gli rifpofe l'Oftiera, ch'era una
sua figliuola, olfelfa dal demonio ; onde fi
fà chiaro, quanto inlìdialTe la fua vita l'In-
ferno . Ma non terminò fenza grande utik_>
la faconda^ perche il buon Servo di Dio sat-
ta orazione per T inserma la liberò ; e di
vantaggio ritrovandosi in quel luogo molti
uomini di mal assare , già difposti a non sò
qual' enorme atfàssìnio, egli tanto dilse, che
rivoltò in meglio la loro intenzione. Essen-
dofi attaccato il suoco in un Villaggio pref-
so Carpanzano, con periglio d'abbruggiarsi
tutto, non potendovi accorrere di perlòna_,
quello Servo di Dio, vi mandò un fuo fami
gliare per nome Antonio; acciocché a fuo
nome gittaflè détro quelle voraci fiamme un
Agnus involto tra certe carte. Andò Anto-
nio, buttò l'Agnus,e tolto fi eltinse il fuoc^
e quello fu di più maraviglia, che reltò i.i-
i tatto 1' Agnus, e la fua carta . Dirupandoli
' alcune muraglie per servidi delle pietre al-
la fabrica del Convento di Carpanzano, una
di quelle andò a ferire nella faccia di Stefa-
no Criltiano ; ìl Servo di Dio già prefente_>
satto il fegno della Croce fopra la cicatrice
qual' era molto grande, e lavandone il fan
gue con la fua faliva, tolto fi chiufe la pia-
ga, con ne pur rimanervi veftigio alcuno di
serita. Ritornando da Roma in Calabria,ove
lo chiamava la morte , fù olìervazione di
molti, che la felluca fopra la quale naviga-
va, venne tempre cortegiata da pelei, 1' uni
succeduti agli altri, e con sogni di tanta cor-
tesia, e riverenza, che generava , e maravi-
glia , e tenerezza a tutti quelli vedevano sì
grato fpettacolo. Finalmente volendolo Id-
dio chiamare a sè gli rivelò il giorno della
sua beata morte, ed egli lo maniseltò a tutti
dal pulpito, predicando il giorno feltivo al-
la Concezzione Immacolata di Maria : Av-
vito inteso con molto disgusto da'suoi Com-
patrioti. Così dunque alquanti giorni ap*.
preflb , insermatosi a morte una mattina di
sella, cantandosi in Chiesa la Gloria, con un
sorriso foriero di gioja rese lo spirito ai fuo
Creatore essendo d'anni Ój., e correndo
quelli di Grillo 1615. Tolto che sù udito U
suo selicissìmo pailaggio fi vuotarono al
Convento tutti quei popoli convicini, fal-
lendogli li peli dalla barba , ed i capelli dal
capo , e stracciandogli le velli ; onde fù sì
grande la calca delle genti, che per fodissa-
re la divozione di tutti, fù d'uopo tenerlo
fette giorni infepolto : Ne surono prefi più
ritratti, firmandoli ogn' uno felice tenerlo
nelle fue camere: Nel qual tempo non folo
non refe mal' odore , ma fpirò una fragran-
za sì grande , che ciafeheduno fi credea ftar
inParadifo.Dubitava della verità di quelli
odori Giovan Perfio Cortese Dottor filico,
e itimando, che fuflero artificiofi, gli apri la
bocca; e fi accorfe, che da quella ufciva la_»
fragranza: Continuò intiero , ed incorrotto
anni dodici, palpabile,e maneggevole,come
se folfe d'un fanciullo .
III. Bonaventura Perna de'Minori Con-
ventuali nacque in Gerace , chiamato nel
S. Batte/imo Afcensio , perche nato nel d\
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