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PITTURE DEL CODICE DI FILIPPI

PROEMIO

E noto che il codice detto di Cottoti fu recato in Inghil-
terra da due preti di Filippi, e questi l'offersero ad Errico Vili
che il die in dono al cav. Cotton, della cui biblioteca faceva
parte l'anno 1731, quando l'incendio che arse quella insigne
collezione in molta parte il consumò e distrusse. Il Grabe
ne aveva fatto un confronto col testo della Bibbia dato alle
stampe in Roma, e questo fu pubblicato di poi da Enrico
Ower (Collatio cod. Cotton. Geneseos cum edit. Romana,
Lond. 1778). Ai tempi nostri il Tischendorf, che l'ha esa-
minato e trascritto, l'ha creduto in prima del secolo VI,
scrivendo egli nel titolo dell'Opera queste parole: Fragni.
Ev. Lucae et libri Geneseos ex tribus codicibus graecis
quinti, sexti (celeberrimo Cottoniano), odavi saeculi, Li-
psiae, 1847. Ciò non ostante nell'indice di questa stessa
opera il dichiara del secolo V in circa : saeculi fere quinti.
Ma ciò che accrescer deve la maraviglia si è, che il me-
desimo autore, quando pubblicò quest'opera coi due pareri
P un dall'altro diversi, non ricordava più di avere stabilito
altrove (Novi Testamenti graece ex Sinait. cod. Lipsiae,
prolegg. p. LIV, LV), che la paleografia di questo codice
non era posteriore al secol V : Nihil (e cottonianis Ge-
nesis fragmentis) saeculo quinto posterius videtur. Talis
munditia scribendi.... in Genesi cottoniana... invenitur : ita
non ampliuspiena mansil in altero Dioscoride vindobonensi,
quem ineunte saeculo sexto scriptum esse ipse scriba testa-
tili-. Il bel pregio di questo codice si è di aver avute una
volta in 65 fogli, 25o miniature, e di si bello stile, che gli
eruditi inglesi non dubitarono di preferirle a quelle del codice
busbeckiano di Vienna. Oggi ne rimangono circa 13o, delle
quali solo poche (12 ovvero 16 incirca) sono alquanto con-
servate, la maggior parte delle altre sono assai monche. E

però da dolersi che niuno si fosse messo all'opera di pub-
blicare per istampa queste miniature prima che il codice
soffrisse tal gravissimo danno. La società degli Antiquari! di
Londra, sol tredici anni dopo l'incendio del 1744, ne fece
ritrarre i migliori frammenti, e venti ne inseri in due tavole
del primo volume dei suoi Vetusta Monumenta col titolo
di Fragmenta quaedam vetustissimi exemplaris libri Ge-
neseos pìcturis elegantibus ornata (p. LXVII, LXVIII). Da
questa edizione l'Ower trasse i quattro saggi che ne diede
a pagina XIII della Collatio citata. In questa età nostra il
prof. T. O. Westwood ne ha publicato un secondo saggio
nella Paleografia Sacra che io non ho per anco veduta, e
due nuovi frammenti di pitture sono stati or ora dati alla
luce dal prof. Carlo Goertz in Mosca, ma privi del greco
testo, che avrebbe guidato ad interpretarli e supplirli : ond' è
che io non ho potuto giovarmene inserendoli nelle mie tavole.

Era pertanto riserbata a me e alle investigazioni da me
fatte nella Biblioteca dei manoscritti di Parigi la scoperta
di una esattissima copia colorata di due intere miniature
del prezioso codice cottoniano con alcuni saggi di caratteri,
i quali contengono un testo nell'originale oggi in parte di-
strutto, in parte assai dimezzato e guasto.

Il manoscritto da me accennato è del fondo francese al
numero g53o, volume secondo delle schede Peiresciane.
Quattro sono i passi della Genesi, che vi si trascrivono colla
propria paleografia. Ex antiquo ms., come ivi si legge
a pagina 34, qui reperitili- apud d. Robertum Cottonum
equitem auratum. Literae plerisque in locis prae ninna
vetustate consumptae sunt. I testi trascritti si devono mettere

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