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vii. antonio da sangallo und baldassare peruzzi

Rekonstruktion" in der florentiner Nationalbibliothek7,
Giovanni Battista da Sangallos Vitruv-Übersetzungen
und Randzeichnungen zur Vitruv-Edition des Giovanni
Sulpicio in der Biblioteca Corsiniana in Rom8.

Die Antikenzeichnungen der Sangallo und Peruzzis,
die heute gemeinsam in den Uffizien bewahrt sind, waren
wohl nicht von vornherein vereint, sondern sind auf ge-
trennten Wegen in die Uffizien gelangt.

Antonio da Sangallo hat die Zeichnungen, die in seiner
Werkstatt zusammengekommen waren, seinem Sohn Ora-
zio vermacht. Dieser Nachlaß war bereits kurz nach Anto-
nios Tod sehr begehrt. Pierluigi Farnese versuchte, ihn
an sich zu reißen9. Er hatte es besonders auf Antonios
„Zeichnungen und Bücher" abgesehen, und zwar alle
„von St. Peter an folgenden Zeichnungen". Der Herzog
setzte sich dafür ein, daß dem minderjährigen Orazio sein

7 Florenz, Bibl. Naz., Cod. Magl. XVII-20, 1 r-v. Fontana 1933,
318s. Giovannoni 1959, 396s. Nicht von Antonio, sondern offen-
sichtlich von Palladio (vgl. RIBA VIII, 1 r) stammt die Zeichnung
der Cornell University, Ithaca, die A. C. Phelps, A leaf from the
note-book of Ant. da Sangallo the younger. In: The Art Bulletin
XVI, 1934, 21-22, publiziert hat.

8 Rom, Bibl. Corsiniana, Ms. 43 G 1; Ms. 43 G 8; Inc. 50, F 1.
P. G. Hamberg, Gio. Batt. da Sangallo detto il Gobbo e Vitruvio.
In: Palladio VIII, 1958, 15-21. Pagliara 1982. Ders., in: Frommel/
Ray/Tafuri, 428.

9 „Molto Mag.co Nostro carissimo. Oltre a quel che per altre nostre
v'abbiano detto circa le cose di M.o Antonio da San Gallo, vi
diciamo per questa che M.o Battista suo fratello n'ha scritto di
poi, et ne domanda favore per esser tutore de' suoi figliuoli et
ricuperar le sue cose, et spetialmente i disegni e i libri che noi
desideriamo. Et perche noi siamo chiari che M.o Battista predetto
n'accomoderä di quanto e nostra intentione, quando egli ne sia
ministratore; ci pare che dobbiate pigliare questo capo in negotiare
questa pratica, che oltre che ci faciliterä l'intento nostro, si farä
cosa pia et laudabile in benefizio di quelli heredi, a la indennitä de'
quali desideriamo che si provegga. Havete dunque a favorirlo in
tutti i modi che ottenga la tutela che domanda, che ne pare cosa
giustissima et utile a quei figliuoli, perche sapemo che M.o Battista
e huomo da bene, et che per buon zelo si muove a domandarlo:
et da l'altro canto, in ogni altre mani che venghini, siamo informati
che quei figliuoli saranno mal trattati circa la robba. Vorremmo
bene che i libri, e i disegni, da quelli di San Pietro in poi, venissero
tutti ne le vostre mani, o vero si consegnassero a lui in presenza
di M. Alessandro Cesati nostro come gliene scrive Annibale Caro
per nostro ordine, per valercene a nostro beneplacito, et senza
danno de gli heredi, perche intendemo di pagarli tutto quello che
ne potessero haver da altri. Pensiamo che a quest'hora harete
ricerco il Cognato di M.o Ant.o, et che in quella harete fermo che
le cose non siano date: hora potrete per quest'altra via del fratello
haverle ne le mani. Et, quando pur vi paresse che per la via del
Cognato ne pottessi venir a capo piü presto, andate per quella, in
quanto ad insignorirvi de' libri et de' disegni: et poi nel resto
favorite Mastro Battista per la tutela, al che ci muove l'affezione
che portiamo a' figliuoli di M.o Antonio ..." 29. X. 1546. Brief
des Herzogs Pierluigi Farnese von Parma an seinen Botschafter in
Rom, Fabio Coppalati. A. Ravioli, Antonio da Sangallo il Gio.
In: Atti e Memorie delle RR. Deputa^ioni di Storia per le Provincie
Modemsi e Parmensi II, 1864, 14 s.

Onkel Giovanni Battista zum Vormund bestellt werde,
denn Giovanni Battista hatte sich bereits willfährig gegen-
über seinem Wunsch gezeigt. Dabei wollte Pierluigi die
Erben gar nicht finanziell übervorteilen. Er war bereit,
so viel wie jeder andere zu bezahlen, wenn er nur an den
Schatz herankam. Die Intrige ist am Ende mißlungen.
Orazio mochte aber lieber sein Elternhaus an der Via
Giulia verkaufen als eben die Zeichnungen10.

Orazio vermachte den grafischen Nachlaß des Vaters
seinem Sohn Antonio. Dieser bewahrte die Zeichnungen,
in mindestens einundzwanzig Sammelbände eingeordnet,
auf. Durch diesen Antonio gelangten die Zeichnungen in
den Besitz der Medici. Im Jahr 1574 bot er dem Groß-
herzog von Toscana einige von ihnen als Geschenk an11.
Allerdings gab er nur einen kleinen Teil dessen hin, was
er geerbt hatte, und zwar ausschließlich Darstellungen
von Befestigungen. In dem entsprechenden Schreiben
unterließ er nicht, deutlich herauszustreichen, wie viel
umfangreicher der gesamte Nachlaß seines Großvaters
war. Diese Art der Schenkung ist eine in der Renaissance
durchaus geläufige Methode, um einem Fürsten mit der
gebührenden Distinktion ein Verkaufsangebot zu unter-
breiten. Anscheinend ist Ferdinand de' Medici darauf
eingegangen, denn wie sollten sonst die Zeichnungen
Antonios, die keine Befestigungen darstellen, in den Be-
sitz der Uffizien gelangt sein.

Über Peruzzis grafischen Nachlaß berichtet Vasari. In
der ersten Edition der Viten bezeichnet er Jacopo Mele-
ghino und Sebastiano Serlio als Peruzzis Erben12. Dann
erschien ein Schüler Peruzzis, Francesco da Siena, und
klärte Vasari auf über „molte cose che non potei sapere,
quando usci la prima volta fuori questo libro" (die Viten),
im besonderen, daß auch er Erbe des Meisters sei, und er

10 A. Bertolotti, Nuovi documenti intorno all'architetto Antonio
da Sangallo (il Gio.) e alla sua famiglia. In: // Buonarrotti Ser. 3,
IV, 1890/92, 280s. Frommel 1973 II, 293 Dok. 9.

11 „Havendo trovato alchuni disegni di fortezze di cittä, tanto del
Suo felicissimo stato, quanto ancora di altri luoghi, come per la
inclusa nota V.A.S. porträ vedere, Ii quali disegni humilmente La
pregherö che per la Sua bontä et gratia V.A.S. si degni accettarli,
non come da ma, ma come opere della b(uona) m(emoria) di
maestro Antonio Sangallo, umilissimo servitore et affezzionato
delli suoi degnissimi antecessori", es folgt eine Liste von hundert
Festungsplänen, die in 21 Bände eingestreut sind. 24. IX. 1574.
Brief des Antonio d'Orazio da Sangallo an Ferdinand I. de' Medici.
Gaye III, 391 ss. Giovannoni 1959, 9.

12 „Rimase erede di molte cose sue Sebastiano Serlio Bolognese, il
quäle fece il terzo libro delle architetture, e '1 quarto delle antiquitä
di Roma misurate, le quali fatiche di Baidassar furono poste in
margine et gran parte scritte. Le quali a lui rimasero et a Jacopo
Melighino Ferrarese". Vasari 1550, 725. Vgl. Siena, Bibl. Comu-
nale, Ms. S IV 7, 35 r: „fu di me Baldasere Perucio e'l donai a messer
Jacopo Meleghino ed a messer Pierantonio Salimbeni". Frommel 1967/
68, 151s., Nr. 110.
 
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