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Maier, Marco
Il Regno Di Napoli E Di Calabria, Descritto Con Medaglie: Arrichito D'Una Descrittione Compendiosa Di Quel Famoso Regno; Ed Illustrato D'Una Succinta Dichiaratione Intorno Alle Sue Medaglie — Nella Haya: Apresso Christiano Di Lom, 1723

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https://doi.org/10.11588/diglit.53460#0081
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te. La dichiaratione della Spiga si può
cavare da quella che havemo fatta cir-
ca il roverscio della Medaglia i pa. di
Velia, e per tanto, si deve intendere
qui della fertilità del terreno di Meta-

delle Medaglie di Napoli,
ove era anco PÀ-

ìtava sù un Carro ;
LE MONE Fanciullo, appogiato à
due Delfìni, tenendone le briglie, co-
me vogliono alcune che sia rapresenta-
to nella presente Medaglia, in vece di
SOSIPOL1S, il che parendo aflài
verisimele, non sara da noi rifiutato ;
anzi riconosciamo che dall’istessà Essi-
gie si può cavare, tanto quella quanto
salera opinione.
SUCCINTA STIEGATIONE
'Delle Medaglie aggiunta à quelle di
METAPONTO.
LA t^a. fà, nel dritto, un Guerrie-
ro Coll’Elmo in tetta , alzato in
torma di Maschera , ed il Capo d’un
Ocello dietro al collo. Nell’altra par-
te , vedesi una Spiga grande, e del ra-
mo in sù una Clava , siotto laquale so-
no le tre lettere AMI: e nel limbo
sinistro riscrittione accorciata M E-
T A n : cioè di Metaponto. Quel Guer-
riero può lignificare il Duce di quel
tempo, che fatto havesie qualche pro-
dezza grandissima , simboleggiata per
la Clava posta nel roverscio : si potreb-
be ancora inferire dell’istelTa Effigie bar-
buta, ch’ella folle il ritratto di Giove,
da noi spiegato, nella Medaglia quinta
di Arpo, inoltrandolo senza l’Elmo che
si vede in quella , co’l Capo d’un’A-
quila , nel dritto, e la Clava nel ro-
Versciò, lequali secondo l’opinione di
Porfirio , e di Snida , lignificano le
Vittorie di quel Dio., superiori à tutta
la gente del Cielo, come è l’Aquila à
tutti gli uccelli, & ch’egli coli hà sog-
gette tutte le cole , come se , per ra-
gione di Vittoria, se le havesie acquis-
ratc, e governate à modo suo. Onde
viene che, per lo più, non sanno in-
tendere gli huomini la causa delle mu-
tationi di quelle , ne del bene e del
male che, fra mortali» si cangia soven-

pontoj e massimamente dell’abondan-
za de i suoi grani, che fi trova pari-
mente rappresenta dalle grandissime
Spighe, negli roversei delle Medaglie
seguenti, sino alla vigesima seconda di
quella Città ; nelle quali si legge la
sua Iscrittione greca , hora più , hora
meno decurtata, con alcune altre let-
tere , che spiegaremo nell’occorenÉà
loro , senza ripettere le dichiarationi
satte nella presente , ove sono quelli
tré caratteri, AMI: che principiano
la voce greca A M I a a A , lignifican-
do il Combattimento sollenuto per ri-
portare la Vittoria dissegnata dalla Cla-
va dirizzata sovra quel motto.
La 14A non è dissimile dalla prece-
dente, se non in un Fulmine, pollo
sovra il ramo della Spiga. Non pare
che altra Insegna sia più propria à Gio-
ve del Fulmine , benché lo dessero i
Romani, come scrive Plinio, al Dio
Sumano ancora, il quale era il mede-
simo che Plutone j ma quello sola men-
te che veniva la notte, perche il Ful-
mine de dì era di Giove. Li Ethrusci
antichissimi osièrvatori di quelle colè ,
vollero che anco Minerva e Vulcano
parimente spiegasscro il Fulmine , col
quale si legge che quella Deaabbruscio
già l’armata de i Greci. Onde Virgi-
lio, nel primo dell’Eneide, fà coli di-
re à Giunone, sdegnata frà se medesi-
ma, per non poter fare il male che
voleva ad Enea, ed à gli altri Troia-
ni, quando, dopo la rouinadi'Troja,
andavano in Italia: Hà Pallade potu-
to vendicarli de Greci , ed abbruseiar
le Navi loro, spiegando sopra quelle,
di sua mano, da l’alte nubi il Fulmine
di Giove. Dicevano che i Fulmini
lanciati da gli altri Dei erano bianchi
o negri-, ma rollo era quello che veni-
va dalla mano di Giove, comeriferis-
ce Acrone-, Da-che vengono à farli le
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