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VASI DI CAMPAGNANO

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braccia e delle mani sono sempre quelli : o tutte e
due le braccia alzato, o uno alzato e uno abbassato.
I movimenti delle gambe sono più calmi e più ritmici :
di solito ogni figura ha un piede poggiato con tutta
la pianta e l'altro o sollevato o poggiato con le dita,
non si hanno quindi più quei salti acrobatici delle
tombe del primo gruppo. A questo secondo gruppo
appartengono la tomba di Orfeo e d'Euridice presso
Chiusi ('), le tombe del Citaredo (2), del Triclinio (3),
delle Bighe (*), Querciola (5), tutte in Tarquinii. La
dignità della danza va così crescendo nelle più re-
centi, che nell'ultima, la tomba Querciola, le figuro
quasi non sembrano più danzare. Si comprende come
a più di un secolo di distanza nella tomba degli
Scudi (°) in Tarquinii, mentre pure v'è ancora il
flautista e il citarista, le altre figure assistano digni-
tosamente ammantate e ferme presso le klinai del
banchetto.

Noi abbiamo così seguito la graduale idealizza-
zione di una scena della vita nelle pitture etnische.
Dobbiamo credere che questa idealizzazione si sia
compiuta nella realtà, oppure che si sia compiuta sol-
tanto nell'arte? Le testimonianze letterarie ci dicono
che gli Etruschi rimasero famosi per la loro vita
sregolata in tutto il periodo della loro esistenza na-
zionale ed oltre. D'altra parte è innegabile che, so-
prattutto per la concezione funeraria, avvenne un gran
mutamento nella civiltà etnisca dal V secolo in poi.
Questa concezione si fa seria, anzi truce : alla gioia
dei banchetti, dei giuochi, delle danze si sostituiscono
i dolori e i tormenti dell' orco e dei cortei infernali.
E questo mutamento non può attribuirsi all'arte, perchè

i}) Mon. dell'Ut, V, tav. 17; Ann. dell'lab, 1850, p. 281 seg.
(E. Brami); G. Dennis, op. cit., II, pp. 340, 343 seg.; Fr. v.
Stryk, op. cit., p. 71 seg.

(•) Mon. dell'ht., VI-VII, tav. 79; Ann. dell'Ut., 1863,
p. 347 segg. (W. Helbig); G. Dennis, op. cit., I, p. 377 segg.;
J. Martha, op. cit., fig. 288, p. 437; Fr. v. Stryk, op. cit., p. 78.

(•) Mon. dell'Ut., I, tav. 32; Ann. dell'Ut. 183l,p.327 segg.
(Manzi, E. Gerhard); G. Dennis, op. cit., I, p. 318 segg.; Fr.
v. Stryk, op. cit., p. 85 segg.

(*) G. Micali, Mon. per serv. ecc., tav. 68; 0. M. Stackel-
berg, Kestner, op. cit., tav. 2, 7, 8; Ann. dell' Ut., 1829, p. 101
segg. (Kestner); G. Dennis, op. cit., I, p. 373 segg.; Fr. v. Stryk,
op. cit., p. 79 segg.

(«) Mon. dell'Ut., I, tav. 33; Ann. dell'Ut., 1831, p. 346
segg. ; G. Dennis, op. cit., I, p. 306 segg.; Fr. v. Stryk, op. cit,
p. 83 segg.

(6) Mon. dell'Ut., Sappi, tav. 4-7. Cfr. nota 1 a c. 306.

nell'uno e nell'altro periodo l'arte, al di fuori del-
l'elemento mitico, attinge questa concezione funeraria
non dai Greci, ma dalla tradizione popolare etnisca.
Possiamo adunque pensare che in questa idealizzazione
della danza abbia, sì, non piccola parte l'influenza
etica dell'arte greca, ma si preannunci anche questo
avviamento della concezione funeraria etrusca verso
riti più dignitosi. La danza orgiastica ispirata dal
vino sarà certamente rimasta nella vita di questo
popolo, che i nemici greci e romani accusavano di
esagerato attaccamento ai piaceri materiali, ma si sarà
dapprima nobilitata e poi sarà sparita dagli usi
funebri.

*

Ed ora quale posto dobbiamo assegnare nello svi-
luppo di questo motivo ai vasi di Campagnano, che
ci appaiono giustamente come un frammento di vita
etnisca, che l'artista ha tolto a prestito dalla deco-
razione delle tombe ?

Non credo infatti che sia necessario spendere più
parole per dimostrare il carattere etrusco di questi
vasi. Se già il soggetto e la maniera in cui esso è
trattato non bastassero ad indicare questo carattere,
lo tradirebbe da solo un semplice particolare, la trat-
tazione di alcune delle mani distese. La forma di
queste mani, con il pollice separato dalle altre quattro
dita e con le dita straordinariamente lunghe, scaglio-
nate l'ima dietro l'altra e col polpastrello esagerata-
mente sviluppato, non è greca, ma è caratteristica
dell' arte etnisca.

Una volta riconosciuto il carattere etrusco delle
scene di questi vasi, non v' è dubbio che esse si ri-
collegano al secondo gruppo di pitture funerario. Ma
debbono mettersi più al principio che alla fine di esso.
Veramente la presenza di sole figure maschili e di
alcune nude sembrerebbe richiamare ancora più su
verso il primo gruppo di pitture, ma, mentre a ciò
si oppone in generale lo stile, per la nudità v'è da
notare che l'artista, volendo imitare vasi attici a
figure rosse, può aver copiato la nudità eroica e pale-
stritica così comune in questi vasi.

Chiaro indice della parentela con le pitture del
secondo gruppo sono la presenza del panneggiamento
per tutte le figure di uno dei vasi e la disposizione
a scialle e ad himation di questi mantelli. Soprattutto
lo schema a scialle con i lembi che ricadono dietro
 
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