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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0010
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II. SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

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volta quasi piaua ugualmente non decorata, e con
l'ingresso chiuso da quattro massi sovrapposti. Il pa-
vimento in origine doveva essere spianato, ma in se-
guito al parziale franamento della volta, presentavasi
irregolare per rialzi e depressioni. Un passaggio piut-
tosto stretto metteva in comunicazione il primo col
secondo ambiente, più piccolo e di forma, più allun-
gata; inoltre intorno alle due pareti laterali e a quella
di fondo girava una bassa banchina, risparmiata nella
roccia, ma senza alcun segno di depositi funebri. Questa
circostanza va messa subito in rilievo, perchè auto-
rizza a pensare che nella seconda cella, preparata
forse per seppellimenti con o senza cassa lignea, non
fu mai deposto alcun morto o oggetti d'uso funebre.
Anche la cella antecedente era stata adibita al rito
dell' inumazione, come fa fede il sarcofago in istudio.
Peraltro anche in questa prima camera sepolcrale non
credo che fosse stato praticato più di un solo seppel-
limento, perchè all' infuori del sarcofago non vi si
notarono resti di scheletri o residui di cremazione.
Era dunque una tomba isolata, come si potè accertare
per saggi fatti all'intorno, non solo in senso relativo,
ma anche in senso assoluto nei riguardi dell'unico
individuo che l'ebbe come estrema dimora. Sull'im-
portanza e grado sociale del morto nulla si può dire
e ben poco si può supporre allo stato delle cose: da
un lato la mancanza di ogui iscrizione sul sarcofago
e nella tomba, dall'altro la perdita di gran parte degli
oggetti rituali concomitanti, lasciano pochissimo adito
alle ipotesi. Per la ricchezza e novità del sarcofago
istoriato e policromo, più che dai rimasugli della
suppellettile, è ad ogni modo lecito di pensare che, se
pure il sepolcro non differiva dagli altri che la tra-
dizione e l'uso corrente avevano disseminato per tutta
quella regione e in molte altre plaghe dell'Etruria,
l'individuo che vi fu deposto non doveva essere stato
un plebeo e neanche forse un incolto.

Gli esempi di simili tombe scavate nella roccia
tenera, come è noto e come ho di sopra accennato,
abbondano in ogni centro etrusco importante (Tar-
quinia, Chiusi, Perugia, Volterra ecc.) e sono frequen-
tissimi anche in tutto il paese che circonda il lago
di Bolsena; ma in quest'ultima zona constano per lo
più di una sola cella quadrangolare con banchina,
preceduta da un corridoio d'ingresso (dromos). Fra
quello presumibilmente comprese o affini all'agro di

Volsinii novi (oggi Bolsena), ne ricorderò alcune che
per la suppellettile ceramica hanno con la nostra di
Torre San Severo più strette analogie.

Nel 1887 (') fu messa in luce una tomba a camera
del detto tipo nella contrada « Cannicella », dove si
estende il sepolcreto meridionale della necropoli vol-
siniese. Sulla banchina assai larga erano parecchi
scheletri circondati dalla suppellettile funebre, della
quale facevano anche parte due assi sestantari romani
anteriori al 217 e un terzo asse ridotto di gr. 16,20.
Tale tomba servì tanto per inumati quanto per cremati,
nel corso di almeno due generazioni. I vasi che con-
teneva erano oltre duecento, di fabbriche locali; nes-
suno però era decorato con figure dipinte, e neanche
con tracce di colorazione alla superficie; scarsi erano
i prodotti campani e d'imitazione campana che con-
sistevano in anforette, vasetti da mescere, tazze e
piattelli. Le note fabbriche del paese imitanti con
prodotti fittili a rilievi argentati e dorati i celebri e
rari vasi celati d'oriente (2), vi avevano anche una
rappresentanza, però poco numerosa; mentre invece vi
abbondava eccessivamente il vasellame ordinario di
più forme, con prevalenza delle ampolle e balsamari
a corpo allungato.

Un'altra tomba a camera, che a tal proposito con-
viene ricordare, è quella scoperta circa un decennio
più tardi a Poggio Sala, cioè a due km. da Bolsena
verso monte (3).

Constava di una sola camera quadrilatera scavata
nel masso, con banchina alla parete destra e con due
cassoni lapidei aventi i coperchi di nenfro fuori di
posto, sull'altro lato ; e vi si raccolsero ceramiche
locali a rilievo, originariamente argentate, nelle forme
di crateri, askoi, patere, oinochoai, una situla ecc.,
nonché vasellame liscio della medesima terra figulina
giallognola, anfore di argilla rossiccia ordinaria • e
qualche prodotto campano di piccola dimensione
(skyphoi). In base poi alla finezza tecnica, allo stile
delle figure e alla scolta dei soggetti decorativi di detti
vasi plastici, il seppellimento, dal Milani che lo pub-
blicò, fu riferito al sec. III II a. C.

(') Not. se. detto anno, pag. 90 sgg.
(-) Cfr. per siffatte ceramiche plastiche, Klfigmann, in Ann.
Inst., 1871, pag. 1-27. e Mon. Inst., IX, tav. XXVI.
(«) Noi. se, 189G, pag. 389 sg.
 
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