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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0026
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43

IL SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

14

YsiSmXov dell'estinto secondo la concezione omerica ('),
che già era apparso all' intimo amico sopravvissuto e
l'aveva richiesto dei promessi onori funebri (2), è qui
visibile in veste materializzata a presenziare ed ag-
gradire l'orrenda offerta che si compie in suo onore.
Lo riconosciamo a prima vista nella figura di pro-
spetto presso il sepolcro, analoga a quella indicata
sulla tomba vulcente per 1' hinthial Patrucles (:ì). Ha
come questa sembianze giovanili, atteggiamento pieno
di mestizia, veste pure oltre al mantello una specie
di pettorale a bretelle di tipo metallico; ma è per di
più caratterizzata da una peculiare benda che passa
sotto la gola e finisce in un nodo al sommo del capo,
e dal gesto della mano sinistra levata in alto, la quale,
sebbene in gran parte mancante, non pare che in ori-
gine tenesse una patera o altro oggetto sacrificale. Il
particolare della benda è nuovo solo in quanto alla
disposizione di essa, poiché infatti cinta in senso nor-
male e sacerdotale intorno alla testa si riscontra sulla
hinthial della pittura di Vulci, e forse era anche sul
sarcofago dipinto di Tarquinia, il quale — secondo la
descrizione già citata del Kòrte — deve considerarsi
molto simile alla prima. Penso pertanto che la benda
legata a quel modo così nuovo indichi una particolare
pratica della prothesis funebre degli Etruschi, usata
ancora oggi in vari luoghi, quella cioè di comporre il
viso del morto in un atteggiamento calmo, costrin-
gendo — con quel mezzo—la bocca a rimanere chiusa.
L'ombra quindi è venuta fuori dal sepolcro bensì tras-
figurata nell'eterna giovinezza elisiaca, ma reca tut-
tavia sul viso quel segno mortale che vi fu applicato
dalla pietà dei superstiti.

La distribuzione delle altre figure della scena cor-
risponde quasi alla lettera con lo schema offertoci
dalla tomba Francois. In essa a tergo di Achille
sacrificante, oltre alla hinthial Patrucles, si vedono
una misteriosa figura alata ( Vanth), un grande scudo
rotondo con viso gorgonico per episema, ritto in terra,
Agamennone memrun) con petto nudo, man-

tello girato sulla spalla siuistra e intorno all'addome,

(') Cfr. Rohde, Psyche, 3a ed., I, pag. 14 sgg.
(a) Iliade, XXIII, v. C5 sgg.

(3) Anche sulla cista Napoleone III fu riconosciuta Vhin-
thial Patrucles nella mezza Sgura velata che si vede nel fondo
a destra, fra l'ultimo grappo di figure: cfr. Ann. Inst, 1862,
pag. 7.

e lancia nella mano destra distesa; di riscontro, da-
vanti ad Achille, sono invece Caronte (Charu) armato
di martello, e due Troiani condotti al supplizio da
due guerrieri greci, Aiace Telamonio il primo (Aivas
Tlamunus), Aiace Oileo il secondo (Aivas Vilatas).
Esaminando tutti questi personaggi, non è difficile
capire quali di essi dovevano far parte, come elementi
essenziali, del modello originario, del quale tutte le
rappresentazioni giunto fino a noi non sono che riflessi
più o meno fedeli, e quali altri debbono considerarsi
come aggiunte ed interpolazioni dovute all'iniziativa
dell'artista etrusco, che operava seguendo l'indirizzo
culturale della sua patria. È questo insomma uno dei
tanti casi ovvii in Etruria che ci mostra l'ibrida as-
sociazione di elementi locali con elementi esotici,
nonché l'adattamento di un episodio figurato della
grande epopea greca ai fini della locale filosofia intorno
all'oltre tomba. Talvolta però siffatta tendenza creava
delle contaminazioni stranissime, che non è sempre
agevole sceverare ed intendere. Gli esempi non man-
cano sulla confusione di nomi, scambi di personaggi,
di attributi ecc. ('); ma quello che ci offre il lato A
del sarcofago di Torre San Severo è senza dubbio uno
dei più tipici.

Quivi, a tergo di Achille, si vede un personaggio
ugualmente barbato e con petto nudo, simile all'Aga-
mennone della pittura di Vulci; come questo, regge
con la mano destra una lunga asta, che però non è
sormontata da una cuspide di lancia, ma termina in
una specie di 8 di natura anguiforme come il cadu-
ceo di Mercurio. Inoltre non ha la testa nuda, sibbene
ricoperta da una pelle di lupo, di cui si scorgono
chiarissimi alcuni denti, l'occhio, il naso, l'orecchio e la
folta criniera (2). Non v' ha quindi dubbio che questo
personaggio rappresenti lo stesso re dell'Ade. Plutone
(etrusco: Mia o Aita), così come ci appare sotto la

(') Cfr. Martha, op. cit., pag. 551-2, che cita vari esempi
di specchi con simili errori.

(Jj Per il carattere infernale del cane-lupo, di cui è allusivo
lo strano copricapo di Agamennone su questo lato, nonché il com-
pagno di Ulisse con testa lupina presso Circe nel lato minore C,
cfr. le osservazioni del Bucati nel suo citato studio sulla Demo-
nologia elrusca, pag. 540 sgg. ; specialmente la pag. 543 sgg.,
in cui il D- porta in appoggio della natura ctonica del lupo
un grappo di note urne etnische daini studiate, le quali esi-
biscono appunto uno di questi animali, legato, sorgente da un
pozzo.
 
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