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STAZIONI PREISTORICHE NELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

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l'allineamento della Via Emilia). Pure al confine del
lato nord, che, come dicemmo, era il più basso, si
vedono le tracce di un piccolo argine (con palizzata?),
che risultò fatto in gran parte con terriccio dello strato
archeologico ricavato da qualche abitazione abbando-
nata o distrutta, e quindi è anch'esso di certo poste-
riore all' impianto della stazione ; il quale argine avrà
servito a proteggere almeno in parte la stazione dalle
acque straripanti del Sellustra, che non poche volte
avrà inondato l'abitato, come quello che dovette avere
in antico un letto meno profondo dell'attuale, come
suole avvenire dei corsi d'acqua, che si scavano col
tempo un letto sempre più profondo. Che sia stata
un'inondazione a distruggere la stazione del tutto, non
è verosimile. Anzi il fatto che dei pochi focolari più
elevati, e dunque più recenti, nessuno appaia in con-
tatto immediato col sovrapposto strato o deposito al-
luvionale, è piuttosto argomento a ritenere 3he il
processo alluvionale abbia cominciato a svolgersi in-
disturbato dopo che la stazione era stata abbandonata.
Saranno invece da riferirsi a parziali e temporanei
allagamenti la distruzione di alcune capanne, di cui
si vede solo qualche traccia, e la successiva ri-
costruzione di essa a un livello superiore, talvolta in
un punto immediatamente sovrapposto a quello della
capanna primitiva.

I residui visibili delle abitazioni che costituirono
la stazione nei momenti successivi della sua durata,
sono rappresentati da focolari di contorno generalmente
circolare, formati da un piano battuto di ceneri,
carboni e terra arrossata dal fuoco, con vicino e
dintorno avanzi di pasti e rifiuti diversi. Uno dei
meglio conservati, che fu scavato nel 1903, ha un
piano superficiale d'incrostazione rossastra dello spes-
sore di cm. 5, con un diametro di m. 1,20. Questi
focolari, che nella pianta a fig. A son segnati a cir-
coletti vuoti, sono per lo più distanti l'uno dall'altro
un cinque metri ; ma in qualche caso appaiono molto
più ravvicinati ; e talora avviene di trovarne uno ad-
dirittura sovrapposto ad un altro più antico. Le abi-
tazioni avevano forma di capanne costruite con pali;
e si poterono constatare in gran numero i buchi dove
i pali dovevano essere infissi : essi sono segnati con
piccoli punti nella pianta a fig. A, dove si può ve-
dere qualche focolare circondato da un ordine irre-
golarmente circolare di puntini, ossia di buchi, ossia

di pali. Nè di assito nè di palizzata si trova alcuna
traccia. Le capanne appaiono sparse senza alcun or-
dine, in modo assolutamente irregolare.

Il più delle volte vicino al focolare, ma varia-
mente disposta rispetto a questo, e in direzione di-
versa, si trovò una buca. Queste buche, che sono an-
ch' esse segnate sulla pianta a fig. A con circoletti
vuoti, hanno una profondità variabile da m. 0,80 a
2 m., e di solito si sprofondano fin dentro al vergine.
Sono per lo più circolari (ma non tutte), e hanno
un diametro da m. 1 a m. 2,30. Esse apparvero piene
di ceneri e vari rifiuti, con molti cocci fittili, tra cui
si trovò anche qualche vaso intero ; il che fece pen-
sare allo Scarabelli, che potessero servire da serbatoi
per l'acqua. In realtà dovevano essere buche di sca-
rico per le ceneri dei focolari e gli altri relitti della
vita quotidiana. Anche alla stazione del Monte Ca-
stel laccio, i focolari sono generalmente associati con
buche consimili. [G. Scarabelli. Stazione preistorica
del monte del Castellacciopresso Imola (Imola 1877),
pp. 13, 17].

Lo Scarabelli osservò inoltre un 17 focolari di di-
mensioni inferiori alle solite, accostati gli uni agli
altri e raggruppati quasi tutti (per quanto irregolar-
mente) nella parte centrale della stazione, situati an-
ch'essi a livelli differenti, ma tutti abbastanza elevati,
e dunque non risalenti alla fase più antica della sta-
zione. Essi erano caratterizzati, oltre che dalle mi-
nori dimensioni, anche dalla presenza di cenere di
natura speciale di color rossastro e gialliccio conte-
nenti scorie di bronzo. Perciò lo Scarabelli ritenne
che fossero le fucine destinate alla fusione e alla la-
vorazione del bronzo, la quale certamente fu praticata
nella stazione di Toscanella, come diremo. Sono que-
sti focolari che nella pianta a fig, A sono segnati
con circoletti pieni.

Noi 1898 si scopersero gli avanzi di quella che
fu giudicata essere la necropoli della stazione di To-
scanella. Aprendo una trincea in un punto situato
circa a metà del lato orientale, e procedendo per 28
metri verso oriente, si trovò uno scheletro umano in-
tero, disteso supino, con le braccia lungo il corpo,
col cranio a nord-ovest e i piedi a sud-est, lungo
m. 0,95. Esso era situato a una profondità di m. 1,10
dal piano di campagna. A questa profondità nell' in-
terno della stazione si trova lo strato archeologico;
 
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