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"ol VASI DIPINTI DEL

suo compagno di destra una gamba umana (femmi-
nile), piegata al ginocchio.

Le due fiancate- sotto i manichi sono decorate cia-
scuna con due coppie contrapposte di girali terminanti
con palmette.

18. Anfora. Inv. n. 15537 (tav. VI).. Acquistata al-
l'Ufficio di esportazione. Alt. min, 395.

Rotta e ricomposta con molte e ampie lacune sup-
plite in gesso. Coperchio di dubbia pertinenza.

Per la forma e per il sistema di colorazione si-
mile alle precedenti.

Faccia A. Ercole ed Euristeo. Nel mezzo, Er-
cole, di profilo a destra, vestito di chitouisco e della
pelle del leone e con faretra dietro le spalle. Con le
due braccia solleva il cinghiale, appoggiando il piede
evidentemente all'orlo del pithos, entro il quale sta
Euristeo. Ma la figura di questo manca completamente
e del pithos stesso non rimangono che le spalle senza
l'orlo. A destra, Athena. con elmo in testa, egida sul
petto e lancia nella sinistra, di prospetto, con la te-
sta di fianco; a sinistra, Iolao. vestito di chitonisco
e corazza, con la clava di Ercole.

Faccia B. Nel mezzo, un gruppo di due figure:
un guerriero in panoplia incede a destra, volge la
testa indietro e protende una mano dalla stessa parte,
nell'atto di tirare a sè, tenendola per un lembo del
mantello, una donna dal capo velato, che si avanza
timidamente a piccoli passi. Forse Menelao ed Elena,
oppure Paride ed Elena, oppure Demofonte ed Etra (').
A destra di Menelao — o chiunque egli sia — una
figura giovanile a capo scoperto, ravvolta in un man-
tello, che dall'abbigliamento sembrerebbe una donna,
ma che ha l'occhio disegnato nella forma caratteri-
stica degli uomini. A sinistra della supposta Elena,
un altro guerriero in panoplia.

Sotto l'attaccatura dei manichi, quattro palmette
per parte.

(') Cfr. Archaeologische Zeilung, 1851, tav. 30. Va per
altro osservato che molto affine è la composizione del cratere
del British Museum, da Vulci (Mon. dell'Inst., II, tav. 25!,
con rappresentazione, assicurata dalle iscrizioni, di Acamante
e Demofonte che conducono seco Etra. Allo stesso soggetto si
è pensato a proposito di un'anfora del British Museum, pure
da Vulci Gerhard, Auserles. Vasenbilder, I, tav. 2; cfr.
Cataloyue of Gr. and Etr. vases, II, B. 244); ma il Robert
(Hild und Lied, p. 56) vuole si tratti di Elena e Paride.

SEO DI VILLA GIULIA 358

*

Abbiamo compreso in questo gruppo anche i nn. 9
e 10 perchè in realtà in essi la tecnica a figure nere
appare decisamente affermata. Ma, sotto certi aspetti,
i su menzionati vasi appartengono alla categoria dei
prodotti ancora strettamente legati alla maniera ionico-
orientalizzante. Nello skyphos sono le figure della
Sfinge e degli animali (leone, pantera e arieti) che
attestano particolarmente la tradizione ionica; la
forma stessa del vaso non è infrequente in questo
primitivo periodo della tecnica a figure nere: basti
qui ricordare lo skyphos della collezione Faina, a Or-
vieto, con le sue figure di Athena, somigliantissimo
al nostro, salvo l'aggiunta dei manichi In tale
esemplare orvietano, non solo ricorrono le solite ca-
ratteristiche figure di animali (pantere e leopardi);
ma pure si riscontra la singolare figura di Athena
alata; singolare, più che per altro, per la forma e il
collocamento delle ali ; figura che giustamente è stata
ricollegata essa pure con l'arte ionico - orientaliz-
zante (2). Nell'anfora n. 10 l'elemento ionico orienta-
lizzante è manifestamente rappresentato dai due leoni
affrontati. Come termine di confronto per questo vaso
possiamo citare un'altra anfora, del Museo di Perugia,
che ha la stessa forma e rappresenta, in una delle
facce, la stessa scena di Teseo col Minotauro. Gli
ornati nella parte inferiore del vaso e nel collo sono
conformi a quelli peculiari delle anfore attiche a figure
nere; ma anche qui abbiamo l'elemento ionico rap-
presentato da due figure femminili alate, poste sotto
i manichi. Ma, a parte l'analogia della forma con
l'anfora perugina, il soggetto stesso della rappresen-
tazione principale — relativo al mito di Teseo — può
considerarsi forse come un indizio di analoga prove-
nienza anche per l'anfora di Villa Giulia (:i).

(M L. Savignoni, Bullettino dell'Imp. Ist. arch. germ.,
sei. rom., XII, 1897, tav. XII, p. 307 c segg.

(2) Savignoni, scritto cit., p. 210 e segg.

(3) Diciamo forse, per la ragione che l'episodio di Teseo
e il Minotauro, diversamente da quanto si nota per quasi tutti
gli altri fatti di Teseo (l'anno pure eccezione quelli relativi
ai rapporti dell'eroe con Piritoo: lotta dei Centauri con i
Lapiti, ratto di Elena), è un luogo comune dell'arte arcaica
(cfr. L. A. Milani, Museo italiano di antichità classica, III,
col. 265 e segg.). Non soltanto è uno dei temi prediletti dai
ceramografi del sesto secolo a. Cr. (cfr. Stephani, Theseus und
Minotauros, Leipzig, 1842); ma sappiamo che il tema stesso
e stalo trattato fuori dell'Attica, da Batykles, nelle decorazioni
 
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