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LA SEDIA CORSINI

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Si deve poi considerare che, sebbene la situla
della Certosa abbia servito come cinerario, tuttavia
non doveva essere stata fabbricata espressamente a tale
scopo, allo stesso modo delle ciste a cordoni e dei
vasi dipinti attici con scene tutt'altro che funerarie,
che hanno poi servito da urne funebri nelle necropoli
felsinee tipo-Certosa.

Che invero la sitala bolognese non appartenga
al periodo di arte felsinea conti assegnato dal pieno
sviluppo della civiltà tipo-Certosa, risulta in modo
evidente dal suo stile del tutto arcaico nella espres-
sione infantile delle varie figure, stile che invece ha
il perfetto riscontro in un altro monumento, che in-
dubbiamente risale alla fine del sec. VI, cioè nella
pietra Zaunoni (1). Ora, come questa pietra ha servito
di coperchio ad un dolio contenente, oltre al corredo
funebre, un ossuario villanoviano, e come d'altra parte
recipienti di carattere villanoviano sono esibiti nella
situla, quali la capeduncola (•), il situlone portato
dai servi (3), la situla recata dal penultimo perso-
naggio (4). la cista a cordoni sulla testa di una donna (5),
due vasi a sagoma di urna tipo-Villanova sul capo
delle ultime due donne (6), così dovremmo pure aspet-
tarci che la urna funebre esibita sulla situla non fosse
già a forma di situla, ma a forma di vaso villano-
viano, sia pure della ultima varietà, di tipo metallico,
cioè imitato dal metallo (7). Ciò costituisce, a mio
avviso, il dubbio più forte perchè, d'altra parte, non
credo che la situla della Certosa possa riferirsi al-
l'arte euganea, nella cui civiltà, come è noto, già nel

(') Zannoni, op. cit., tav. CL, 1 ; si veda la bibliografìa
raccolta in René. d. Lincei, 1010, pag. 264 e segg., tav. II
(limando ivi per la data); si aggiunga Grenier, op. cit., fìg. 138,
pag. 428 e segg.

(-) Montelius, op. cit., I, tav. 86, 3.

(3) Montelius, op. cit., I, tav. 81, 7.

C) Montelius, op. cit. 1, tav. 81, 9.

(5) Montelius, op. cit., I, tav. 81, 8. Non seguo perciò il
Grcrrier, op. cit., pag. 404 e seg., ebe vede in alcuni di questi
recipienti anche dei tipi usati nel periodo etrusco o della
Certosa.

(6) Nota con ragione il Grenier che questi due vasi s'in-
contrano di frequente nelle necropoli etrusche dell' Italia cen-
trale della fino del sec. VII: a Vetulonia (Montelius, op. cit.,
II, tav. 183, 20) e a Corneto (ivi, tav. 282, 17 e tav. 283, 15).

(7) 11 Gbirardini {Moti- d. Lincei, II, pag. 219) constata
che la situla della Certosa « caso unico in tutte le necropoli
bolognesi, fungeva da ossuario ». Si veda ora la tomba del
predio Romagnoli in Not. d. Se, 1893, pag. 189, sep. 21.

secondo periodo, all'ossuario villanoviano viene sosti-
tuita la situla enea o il vaso fittile a forma di situla (').
Troppa distanza artistica esiste invero, a mio av-
viso, tra la situla della Certosa e quelle del terri-
torio atestino, per non dire quelle delle regioni alpine,
assolutamente più recenti, ed ognuno darà il primato
al monumento felsineo anche in confronto del vaso
a lamina più prezioso di Este, della situla Benvenuti.

D'altra parte la pietra Zannoni, sicuramente scal-
pellata a Bologna e palesante di appartenere alla
stes.-a arte della situla, è una lestimonianza preziosa
per fissare nel territorio bolognese, e non altrove, la
esecuzione della situla della Certosa, per la quale non
ho altro che a ripetere il mio avviso già espresso al-
cuni anni or sono, cioè che essa, e con lei la situla
Arnoaldi (2), posteriore, e le pietre Zannoni e Mal-
vasia (3) costituiscono « prodotti nè prettamente etru-
schi, nè prettamente umbri (4>, ma prodotti d'into-
nazione locale di un popolo villanoviano, in cui già
si sono infiltrate le schiere etnische civilizzatrici, con
un'arte già sciolta dallo'stadio geometrico e forse con
nuove credenze dell'oltretomba e nuovi metodi di vita
civile » (5).

Ma, riguardo al dubbio sopra esposto dell'uso di
una situla e non di un ossuario villanoviano nella
scena della processione, si può prima di tutto notare
che le scene delle varie zone della situla della Cer-
tosa, sia pure con impronta locale, si ricollegano tut-

(') Gbirardini, Not. d. Se, 1883, pag. 389 e J/on citati,
II, pag. 231; già nel secondo periodo (ivi, pag. 241) si ha,
come nella tomba 16 della necropoli Nazari, la destinazione
della situla enea come custodia dell'ossuario fìttile, a forma
pur esso di situla. Tra i più arcaici esemplari di situle bronzee
ossuari, cito quella edita dall'Alfonsi in Bull, di Paletn., 1913,
tav. Ili, 6, pag. 92 e segg. e quella della tomba Benvenuti,
n. 22 (Ghirardini, Mon. cit-, li, pag. 240). Noto che anche la
situla di Leontinoi serviva da ossuario (Orsi, Bull, di Paletn.,
1913, pag. 30 e segg.).

(2) Brizio in Atti e Memorie della R. Deputazione di
Storia Patria per la Romagna, 1884, tavv. VI-VII, 1 ; Mon-
telius, op. cit., I, tav. 100, 1 ; Grenier, op. cit., pag. 375 e segg.,
figg. 122-124.

(3) Ducati, Read. d. Lincei, 1910, pag. 254 e segg., tav. I
(si veda ivi la bibliografia anteriore) ; Grenier, op. cit., paer. 421
e segg., fig. 134.

(4) Riconosco ora che è più esatto dire « italici ». Si veda
Von Duhn, in Pràhistor ische Zeitschrift, 1913, pag. 495 e seg.
= Atti e Mem. della R. Dep. di Storia Patria per la Ro-
magna, 1915, pag. 59 e segg.

(6) Si veda Ducati, Rend. cit., pag. 277.
 
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