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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0247
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485

LA CAVERNA DI LATRÒN1C0 ECC.

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strato medio, d'età enea e di carattere terramaricolo,
di Coppanevigata presso Manfredonia; nella famosa
terramare di Taranto; nel villaggio di Bari dell'età
del bronzo, nel quale, se si introdusse qualche ele-
mento della ceramica peucetica, manca affatto, nota
il Gervasio, la traccia del primo periodo del ferro
con la ceramica dei cumuli delle Murge (1).

Coteste capeduncole possono aver rispondenza con
talune dei depositi del secondo periodo siculo (2), ma
l'ansa che le caratterizza non risale affatto all'età
neolitica e deve anche considerarsi diversa, non ostante
la grandissima rassomiglianza, dalla cosidetta « ansa
di Frasassi » tanto discussa, la quale non appartiene
a una capeduncola nè si eleva dal labbro, ma spetta
piuttosto a una scodella fonda, o terrina, e s'imposta
sulla spalla: potè pertanto avere origine diversa, come
dirò più avanti (3).

b) Graffite. — Una considerazione speciale meri-
tano due altre capeduncole costruite con la stessa

dipinta, di cui qualche saggio si ha anche a Stentinolo. Che
cosa cacci" i capannicoli dalla loro sede? forse il crollo della
grande caverna scavata dalla filtrazione delle acque, crollo che
fu supposto dal Capellini per spiegare l'origine della singolare
e profonda depressione del Pulo, nelle cui pareti verticali le
caverne si aprono ? I sopravvenuti si stanziarono nella grande
depressione nella quale si son trovate le loro tracce, tra cui
frammenti di pani da fondere, benché gli scavi siano stati
limitati, e lasciarono nelle caverne oltre la ceramica propria
del bronzo, con la svariata serie delle anse, anche quella ce-
ramica rozza e pesante, grigia, ma lisciata e ingubbiata, che
io considerai eneolitica nel villaggio di Fabriano. Questo tipo
di ceramica anche Gervasio e Jatta classificano nell'eneolitico.
La presenza di cotesta ceramica, con quella dell'età del bronzo,
in quelle caverne, non può meravigliare, perchè i nuovi venuti
spettavano ad altra gente che non conosceva la ceramica im-
pressa e graffita caratteristica dell'eneolitico meridionale e
della Sicilia, dove pare che in questa età si sia avuto una
più alta cultura. Nè può sorprendere che gli occupatori della
vasta e singolare depressione del Pulo, abbiano anche utiliz-
zate le grotte che avevano immediatamente a ridosso: utiliz-
zazione che durò poi in epoche posteriori. Certo quelle grotte
non furono stabilmente occupate nella vera età neolitica, nè
pure quale sepolture: ciò han messo in evidenza gli scavi.

(') Gervasio, 1 dolmen e la civiltà del bronzo nelle Puglie,
pag. 117.

(2) Colini, B.P.I., XXX, 1904, pag. 289, 91. - Orsi,
Necropoli sicule con vasi e bronzi micenei, Archiv. stor. sic,
N. serie, voi. XVIII, tav. I, 12, 15, 16, 21, 23, 25. Id , Thapsos,
in Mon. ani, VI, pag. 52, fig. 46, tav. IV, fig. 20; tav. V,
fig. 19.

(3) Pigorini, La grotta di Frasassi, B.P.I., XXI, 1895,
pp. 113, 117. — Patroni, Villaggio siculo presso Matera,
in Mon. ant., VIII, Nota aggiunta.

cretaglia a ingubbiatura lucida, nero-grigia o rossa-
stra, ma esse inoltre sono graffite con motivo diverso
in ciascuno dei due casi.

L una raccolta in frammenti, è presentata, restau-
rata, dalla figura 14; l'altra è data dalla figura 15.

La prima ha lo stesso profilo carenato di quelle
liscie e come in queste, la larga ansa, qui spezzata,
si sollevò dal labbro. La decorazione, eseguita a mano
libera, consiste in una larga fascia sul collo ed è co-
stituita da una catena di rombi riempiti da puntini
chiusa entro cornice lineare ugualmente punteggiata.
Gli incavi sono riempiti di sostanza bianca.

Tale decorazione può confrontarsi con quella di
una tazza trovata dal Mosso a Coppanevigata, a super-
ficie nero-lucida, nella quale però la catena dei rombi
ci presenta questi divisi ciascuno in quattro minori,
alternatamente punteggiati. Il Mosso vede cotesta
decorazione affine a quella di molti cocci neolitici
del Museo egizio di Torino, ma ascrive l'esemplare
all'età del bronzo avendolo raccolto nello strato medio
del deposito di Coppanevigata. Analoghi anche gli
esemplari di capeduncole che il Rosa raccolse nella
grotta di S. Angelo, nella valle della Vibrata, che
egli ascrisse all'età del bronzo, e che il Colini faceva
allora risalire all'eneolitico.

Il Colini, indicando con precisione i caratteri spe-
ciali di cotesta decorazione, pur ammettendo che se
ne potessero rintracciare le origini sulla fine del neo-
litico, riconobbe che nella valle della Vibrata si rin-
venne specialmente in capanne dell'età del bronzo e
che cotesta maniera di decorazioni punteggiate s'in-
contra specialmente associata all'ansa a nastro elevato
in depositi che sono quasi tutti dell'età del bronzo,
come quelli della Caverna delle Felci a Capri, della
Pertosa e di Zachito (Salerno) e nelle camerucce se-
polcrali del Materano (1). Senza per ora discutere
sull'origine di cotesta decorazione, basti ricordare che
essa ebbe presso di noi il più largo svolgimento nel-
l'età enea.

L'altra capeduncola elegantissima (fig. 15) ha un
ventre un po' sporgente, un labbro svasato, un piccolo
piede. L'ansa, come si giudica bene dagli attacchi,

i1) Mosso, Stazione preistorica a Coppanevigata, in Mon.
ant„ XIX, coli. 334-37, tav. X, fig. 56. — Colini. B. P. I.,
XXXIII, 1907, pp. 120, 1; 182, tav. VI, 4.
 
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