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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0254
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499

LA CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

500

estremi sollevati e appuntiti, ma non forate come le
precedenti, fino alle vere linguette di presa che hanno
gli estremi, i quali sembrano sporgere come due
cornetti.

Sono inserite sull'orlo o poco sotto, talvolta un
po' di sbieco, e queste stesse forme con i passaggi e
le modificazioni che presentano, si incontrano tanto
nella ceramica rozza, quanto nelle olle di ceramica
lucidata, il che dimostra la contemporaneità della
produzione, e la necessità di descriverle insieme.

Così parecchi esemplari ci presentano anse di olle
di ceramica nero-lucida profondamente insellate e
arricciate. Anzi in qualche caso, non sono gli orli
che si sollevano, ma le due metà dell'ansa che si
alzano divaricando. Si noti che in questo caso la
perforazione trasversale, cioè il canale dell'ansa, non
è completa, ma solo accennata. Il profilo di coteste
anse si rende pertanto assai simile a quello delle
vere anse lunate, sembrano cioè anse lunate, piccole
e prive del peduncolo o sostegno.

Riassumendo, e tenendo presente tanto il mate-
riale rozzo che quello lucidato, può dirsi che l'evo-
luzione dell'ansa a canale, applicata in genere sulle
olle, si operò qui in due modi : o accentuando l'in-
sellatura del listello e insieme sollevando gli orli, o
facendo l'ansa più massiccia, riducendo o sopprimendo
il canale, sicché essa degenerava, per dir così, e ritor-
nava nella più semplice condizione di una linguetta
di presa. Nell'un caso e nell'altro, si ha l'illusione
di una ansetta cornuta sessile, applicata direttamente
sul vaso.

Le anse « orecchiute » cioè con gli orli arricciati,
sia a canale, sia massicce con fori trasversali o im-
pervie, son diffuse, specialmente negli strati enei me-
ridionali; ma anche dell'Italia superiore. Compaiono,
ad es., nella Grotta del Diavolo presso il Capo di Leuca
che erroneamente si giudicò del paleolitico maddale-
niano o dell'alto neolitico, mentre porta le tracce di
visitazioni di varie età (x) le ritroviamo negli strati
coevi tessali di Dimini e Sesclo, di Zerelia etc.

(*) Ciò del resto era stato riconosciuto dallo stesso Botti,
La Grotta del Diavolo, staz. preistor. del Capo di Leuca,
Bologna, 1875, pag. 16. Fu anche constatato dal flervasio ri-
vedendo il materiale conservato a Lecco (op. cit., pug. 150,
nota 2),

Le anse delle scodelle. — Le scodelle, che
son di ceramica nero-lucida, hanno anse di varia
forma.

Un esemplare è un vaso simile ai nostri bassi
tegami col profilo esterno convesso e l'orlo rientrante,
ma l'ansa piccola ad anello si imposta orizzontal-
mente.

In altre scodelle l'ansa è impostata sotto l'orlo
orizzontalmente ed ha profilo triangolare e foro pur
triangolare, oppure profilo pentagonale col foro rotondo.

Queste ultime sembrano originarsi da linguette
di presa, e in modo analogo potè forse aver origine
la così detta « ansa di Frasassi » ch'è pur impostata
sulla spalla di una scodella fonda o basso tegame
ventricoso e non si solleva dall'orlo o dal labbro del
vaso.

Diverse invece sono, in altre scodelle meno fonde
e però più simili alle nostre odierne, le anse che
prendono origine da uno sviluppo dello stesso labbro.
Cioè il labbro si espande un poco in una sporgenza
triangolare traversata da foro pur triangolare. In
qualche caso, si hanno due sporgenze acute e due
fori contigui quasi si trattasse di due anse gemine o
connate.

Vengo a dire di alcuni vasi un po' speciali. Nel
primo caso si tratta di frammenti di skifoi, piccoli,
in cui l'orlo, anziché essere determinato da una linea
circolare continua, si solleva in tre o forse quattro
piccole emergenze come una smerlatura. Questa spe-
ciale decorazione plastica dell'orlo, la incontriamo in
uno scodellone di Piano Notaro (Gela) tra la cera-
mica attribuita dall'Orsi ai Protosiculi (l).

Un frammento di tegame abbastanza capace pre-
senta un'ansa che dirò accoppiata. Cioè è formata
da due anse ad orecchia, piegate superiormente ad
angolo, col listello un po' solcato. Esse sono inserite
l'ima presso dell'altra e congiunte superiormente da
una lista sporgente che ora è logorata e spuntata
agli estremi. Ne risulta così un' unica ansa forata
longitudinalmente e perpendicolarmente. È evidente
che si raggiunse così lo stesso scopo di quelle anse

l1) Orsi, Sepolcri protosiculi di Gela, R. P. /., XXXIV,
1908, pag. 127, fig. B.
 
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