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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0262
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515

LA CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

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qualche caverna, ma a costituire stipi sacre fin nel-
l'interno di templi, come in quello della Dea Matuta
a Satricum (Conca) nel Lazio ('). È da rilevare
che anche nel primo periodo del ferro per cotesti
depositi nelle stipi si conservò l'uso di fabbricarli a
mano. Se fossero giocattoli, non si spiegherebbe nè
il numero loro stragrande, uè il regolare adunamento
in determinati luoghi, nè perchè essi manchino affatto
nei nostri veri strati neolitici, mentre si rinvengono
solo nel terramare o nei depositi lasciati dalle popo-
lazioni venute in contatto coi terramaricoli o in quelli

un tempio che egli attende a scavare entro la cinta
della città innominata, protostorica, da Ini scoperta
a Croccia-Cognato.

La presenza di qualche vasetto minuscolo in quella
grotta funeraria, ove non si notarono ossa di ragazzi,
conferma una volta di più che essi non eran gio-
cattoli.

Si ripeteva pertanto a Latrònico una condizione
presentatasi forse alla caverna della Pettosa, certo
in quella dei Pipistrelli, presso Matera, dove si trovò

del primo periodo del ferro che attestano una civiltà
derivata dalla terramaricola. Forse, come crede il
Pigorini, il culto cui si riferiscono esercitato prima
in privato, divenne più tardi pubblico.

Ai casi noti ne aggiungo due altri favoritimi per
la Basilicata dalla cortesia del Di Cicco.

Sul Vulture, a S. Maria di Luco, a un centinaio
di metri dalle sorgenti dell'acqua acidula, ben nota
in commercio col nome di acqua di Monticchio, egli
trovò una favissa del primo periodo del ferro che con-
teneva un numero grandissimo di simili vasetti. È
da rilevare la circostanza che in quello stesso luogo,
a soli 25 cm. sotto la favissa, lo scavo mise in luce
cocci dell'età del bronzo e del ferro. Il carattere di
questo strato non fu appurato, ma certo il luogo era
visitato anche prima che si deponesse la favissa.
Altra favissa, pur con numero stragrande di questi
minuscoli vasetti, il Di Cicco trovò presso l'area di

( ) l'igorini, Stoviglie votive italiche dell'età del bronzo
e della prima età d. ferro, in Rendic. Lincei, Se. Morali,
V, 1896.

sotto la caverna principale una grotticella fune-
raria

Quella sottostante alla caverna dei Pipistrelli,
era pur chiusa da un muretto a secco, ma fu di-
sgraziatamente frugata da inesperti, durante una ma-
lattia del Ridola. Per la presenza in essa di cera-
mica ingubbiata e non soltanto lisciata con la spa-
tola, e di ceramica dipinta, io la ritengo eneolitica,
accettando il concetto del Colini, del Gervasio, dello
Jatta A., i quali giudicarono che fu durante tale età
che si introdusse nella Penisola e in Sicilia la pit-
tura vascolare (2).

Certo l'uso di deporre i morti in piccole grotti-
celle naturali, chiuse poi da un muretto a secco, fu
praticato nell'Agro Materano durante l'età eneolitica,
come avverte lo stesso Ridola che ne trovò col Quagliati
altre traccie sulla Gravina di Petrapenta (3).

(', Liidula, Brevi note sulla Staz. preistorica della Grotta
dei Pipistrelli, pag. 23.

(2) Colini, B.P.I., XXVII. 1901, pag. 120. Gervasio, 1. e,
pag. 181 sg. Jatta, 1. e, pag. 121 sg.

(3) Ridola, 1. e, pag. 23, nota 1.
 
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