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LA CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

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l'enorme e maestoso antro con le due cappellette cri-
stiane comodamente contenutevi. In fondo alla prima
galleria è una sorgente che col suo deposito si è costi-
tuita una bella e regolare tazza tufacea.

Avevo più volte visitato la caverna: nel 1910
qualche saggio di scavo, e le larghe ricerche eseguite
dalla direzione del Museo Nazionale di Ancona mi
permettevano di farmene un'idea più chiara. La sua
storia cominciava con le sepolture eneolitiche, una
delle quali fu scoperta dal Dall'Osso, un'altra da
me. Il Dall'Osso aveva inoltre raccolto in piccole
grotticelle che stanno nelle parti più profonde dello
speco, interessantissimi saggi di ceramica eneolitica
che si confronta con quella della tomba di Andria
illustrata dallo Jatta.

Il materiale dell'età del brouzo e del ferro da
essa uscito è troppo noto per tornar su di esso. Basti
ricordare che esso si trovò mescolato con ossa di bruti
che avevano servito per il pasto, in strati di ceneri
e carboni all'imbocco della seconda galleria. Nel
saggio che io condussi, vidi tra cotesti strati inter-
calarsi sottili straterelli bianchi di sabbia con qualche
fragile, ma intatto, guscio di helix, perfettamente
distinti e sterili, che erano scivolati dal grande muc-
chio di sabbia addossato alla parete di destra, durante
gì' intervalli in cui la grotta era abbandonata. Tutto
il deposito aveva nel mezzo lo spessore di due metri.

Gli strati più bassi contenevano materiali del-
l'età enea, cui seguivano strati con materiali del
primo periodo del ferro e superficialmente oggetti
romani. L'affinità del materiale uscito dagli strati più
bassi con quello terramaricolo, specie per la presenza
dell'ansa lunata, sono state da tempo rilevate. Vi
abbondavano, come a Latrònico e alla Pertosa, tazze
e scodelle fonde : vi si trovano come alla Pertosa,
pettini di osso, che a Frasassi sono in numero vera-
mente abbondante, il che potrebbe far credere che
fossero tra gli oggetti apposta lasciati.

Vi mancano aiTatto relitti di lavorazione ed armi
di pietra; non vi si poterono rintracciare focolari (1).

Non può dimostrarsi in modo certo che la caverna
abbia servito di abitazione stabilmente, benché si
debba avvertire che non si conosce il materiale che
forse si trovava nell'atrio e che potè andar disperso

(') Scarabelli, Sugli scavi ecc., citato.

nei lavori della sua sistemazione, quando si eressero
i due tempietti cristiani. Le ricerche inducono piut-
tosto a credere che la caverna fosse visitata tempo-
raneamente dall'uomo: così ritennero lo Zonghi, il
Pigorini, lo Scarabelli^). Quest'ultimo aveva sup-
posto che l'uomo vi tornasse per nuove tumulazioni
o per onoranze ai defunti. Ma è da credere che il
rito fosse mutato a cominciare dall'età del bronzo,
poiché non si ha notizia di sepolture aperte in que-
st'età e nell'età del ferro.

Per meglio intendere il significato di cotesta ca-
verna, si debbono tener presenti i risultati delle
ultime ricerche fatte nelle immediate vicinanze di
essa. Giù al Pianello, il Dall'Osso scopriva i resti di
un'estesa stazione che spetta al periodo di transizione
dal bronzo al ferro. Era limitata da un argine o
contrafforte di pietre a secco, per difenderla dalle
piene del Sentino e forse eretta su palizzate. La sta-
zione ha pure dato l'ansa cornuta e si collega con
l'importante necropoli col rito esclusivo dell'ustione,
di cui io avevo veduto le prime tracce tino dal 1910,
ma che fu riconosciuta ed estesamente esplorata per
merito del Dall' Osso e dottamente illustrata dal Co-
lini (2). Cotesto sepolcreto, avverte il Colini, « è l'unico •
« finora, che tocca da una parte la civiltà enea, dal-
l' Taltra quella della prima età del ferro » (3). Per-
tanto i due depositi, ora detti, in parte almeno si col-
legano a quelli della caverna e confortano nell'opinione
che questa non fosse durante il bronzo e durante
l'età del ferro nò abitazione, né sepolcreto. Altre
ragioni adunque dovevano trarre ad essa gli uomini
dell'età enea e del primo periodo del ferro.

Quando si tengano presenti questi fatti, e si con-
frontino con la continuità del deposito che indubbia-
mente ci si presenta alla Pertosa. sorge inevitabile
l'idea, che altre considerazioni confortano, che anche
qui il culto cristiano sostituisca un ben più antico
culto.

Se risaliamo ancora la Penisola, a pochi chilo-
metri da Bologna, troviamo la caverna del Farneto
o Farnè, sulla destra del torrente Zena. Qui non ab-

(1) Pigorini, La grotta di Frasassi ecc., citato.

(2) Colini, Necropoli di Pianello presso Genga (Ancona)
e l'origine della civiltà del ferro in Italia, B. P. /., XXXIX,
1913; XL, 1914; XLI, 1915.

(3) Colini, loc. cit., XLI, 1915, pag. 54.
 
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