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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0287
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565

LA CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

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rettore del Preistorico me ne concede ora la pubbli-
cazione, con quella cortesia che gli studiosi ben co-
noscono, m'è caro esprimergli i miei ringraziamenti.

Per procedere con maggior speditezza nell'esame
del materiale, lo distinguo in cinque gruppi. Avverto
che mi limito qui a figurare soltanto i bronzi più
notevoli, perchè la loro conoscenza integra la fase di
civiltà attestata da Latiònico cbe ba dato solo ce-
ramica.

Aggiungerò le figure di alcuni vasi usciti dalla
stipe, dell'età enea, che appunto servano di riscontro
a quelli di Latiònico. Ma della ceramica della stipe
darò la semplice enumerazione, perchè essa, rispon-
dendo a quella già recuperata in tanta copia dalla
caverna, è nota per le pubblicazioni precedenti. Dal-
tronde, e consentaneamente all'indole di questo scritto,
che non deve entrare in discussioni dottrinali, m'in-
teressa meglio sottoporre subito al lettore il com-
plesso del materiale, nella maniera più concisa che
per me si potrà.

Non abbiamo più modo di distinguere gli strati che
via via i millenni sovrapposero in quel magnifico e
singolare deposito; ma quanto si è potuto salvare,
basta a farci comprendere l'importanza di quanto
andò disperso. Inoltre taluni oggetti, qui elencati nelle
varie serie, spontaneamente si raccostano e si uniscono
ad altri già noti per la caverna, e insieme chiara-
mente ci attestano determinati orizzonti della civiltà
primitiva.

Il materiale della stipe esterna costituisce, nel
modo più chiaro, una lunga catena che dall'età del
bronzo, rispondente al momento che Latrònico ci pre-
senta, discende all'età storica inoltrata. Non è invece
possibile, nella mancanza assoluta della ceramica ca-
ratteristica, veder nella stipe l'età della pietra appog-
giandosi a due sole accette levigate che vi si raccol-
sero f1).

Serie prima. — Oggetti di bronzo.

1. Ascia a margini rialzati. Tav. I, fig. 1.
Esemplare massiccio e rozzo, manca dell'incavo
semicircolare alla base; le costolature marginali son

(l) Cosi niuno certo vedrà il paleolitico in tre o quattro
selci scheggiate) di formo niente affatto caratteristiche, che
si trovarono dal Canicci nell'interno dell'antro.

male marcate. Identico, solo un po' più piccolo, è
l'esemplare raccolto nella grotta dal Patroni, ed un
altro pubblicato dal Carucci, corrosi dalle incrostazioni
come il nostro, e anch'essi senza incavo alla base
Questo particolare si riscontra in parecchie altre asce
a margini rialzati specialmente degli Abruzzi, del
Lazio, della Sardegna. È, com'è noto, dopo le forme
piatte, per lo più di rame, Fàscia più antica e inoltre
più diffusa dell'età enea. Basti qui ricordarne la fre-
quenza nelle terramare e nei ripostigli in taluno dei
quali, come in quello di Savignano sul Panaro nel
Modenese, un gran numero se ne trovò disposto in
modo regolare (2). Comparve in parecchie località del-
l'Italia meridionale, soprattutto nelle Puglie, nel Ma-
terano per la Basilicata, nell'Abruzzo chietino e aqui-
lano ecc. (3).

2. Ascia ad alette. Tav. II, fig. 1.

Grande e bell'esemplare di perfetta fusione, pe-
sante, con alette piccole, corpo stretto e lungo, penna
brevissima. Essendo stato raccolto, anteriormente agli
scavi ricordati, nelle immediate vicinanze dell'antro,
deve essere uscito dalla stipe: è fortemente incro-
stato di carbonato di Cu come quasi tutti gli oggetti
estratti dalla stipe (4). È maggiore, ma del tutto iden-
tico all'esemplare acquistato dal Mayer a Brindisi
per il Museo di Bari (5), come è identico a quelli
usciti dalla terramare di Taranto che parimenti si
stringono al tipo delle terramare di Castellazzo (6).
Questa foggia caratteristica delle palafitte e terramare
italiana del gruppo orientale, si trovò sporadica oltre
che nell' Umbria, nella Toscana, nel Lazio, anche in
prov. di Chieti e di Benevento. Si ebbe dal ripostiglio
di Manduria in provincia di Lecce; costituì l'elemento

(*) Patroni, Mon. aut., IX, loc. cit., fig. 71. — Carucci,
loc. cit., tav. XLII, fig. 7.

(2) Crespellani, Di un ripostiglio di coltelli-asce scoperto
a Savignano sul Panaro (nel Bosco di Lovara).

(3) Per le Puglie, Jatta, loc. cit., pag. 172 sg.; per la
Sardegna, Pinza, Mon. aut., XI, fig. 3; per gli Abruzzi, Museo
preistorico di Roma, sala XXXV, scaff. 8.

(4) Già posseduto dalla famiglia dell'arcivescovo Conza,
fu in seguito acquistato dal Museo preistorico, ove si conserva
sotto il n. 85499 insieme con gli altri oggetti che furono do-
nati dal henemerito prof. Paolo Carucci. Era stato pubblicato
dal Carucci (loc. cit., tav. XLII, fig. 5), ma lo ripresento perchè
quelle figure sono irriconoscibili.

(5) Museo provinciale di Bari, n. 2472. — Gervasio, Dol-
men etc, pag. 297, fig. 103.

(•) Pigorini, in Mon. aut., I, c. 151-54, tav. II, fig. 9.
 
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