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825

GLI SCAVI DEL PALAZZO DI TEODORICO A RAVENNA

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Che questa parte del fabbricato sia sorta tutta
per la prima volta in periodo posteriore alle altre
parti del palazzo originario dimostfa il fatto già no-
tato che verun altro pavimento sottostava a quello
descritto, e che i muri della nuova costruzione erano
indipendenti e solo accostati ai muri più antichi delle
due stanze Q R adiacenti al portico A,„. Anche il
materiale laterizio differisce da quello usato nelle parti
dell edificio che risalgono a maggiore antichità: sono
mattoni irregolari di varia specie e spesso frammen-
tari. Questa costruzione costituisce veramente la nota
più originale e interessante di tutto ciò che i nostri
scavi hanno ridonato alla luce.

Abbiamo una sala con triplice abside, la quale
poteva a tutta prima parer singolare, tanto che,
appena cominciò a determinarsi ne' suoi contorni,
fece persino balenare a qualcuno l'idea che fosse di
carattere sacro cristiano: idea che i soggetti de' mu-
saici bastavano ad escludere assolutamente. 1 soggetti
sono attinti alla mitologia pagana. Le quattro Sta-
gioni e soprattutto l'iscrizione, che abbiamo riferita
e commentata, si addicono invece specificamente ad
un triclinio. Ma noi sappiamo appunto che nel palazzo
teodoriciano era famoso un triclinio dalla parte del
mare. Lo storico Agnello accenna ad una immagine
equestre di Teodorico espressa a musaico nel suo pa-
lazzo ravennate (simile ad un'altra rappresentata nel
palazzo di Pavia) in tribunale iridimi quoti vocatur
Ad mare (1).

L'allusione ad un tribunal ci induce a riconoscerlo
in una delle tre esedre e precisamente in quella a
nord più ampia, la quale, prospettante 1' ingresso
che si apriva a sud, doveva essere la parte più
cospicua dell'aula. E quest'aula dava veramente sul
mare dal lato d'oriente; perchè da questo lato non
solo il triclinio, ma tutto il lungo muro dell'ala A„
del quadriportico era esterno, consolidato da lesene;
nè i saggi di scavo eseguiti al di là di esso nell'orto
Monghini condussero a verun rinvenimento d'altri
avanzi dell'edificio. Ciò che nel rispetto architettonico

(') Liber font. eccl. rav. 94, in Mon. Germ. hist. cit.,
pag. 337. Seguita poi Agnello (p. 337 e sg.) a descrivere
un'altra effìgie di Teodorico dicendola espressa « in pinnaculum
ipsius loci » insieme colle personificazioni di Roma e di Ra-
venna.

acquista speciale valore è l'applicazione delle absidi
a questa sala del palazzo.

Il sistema delle absidi semicircolari adattato ad
un palazzo imperiale è considerato dagli storici del-
l'architettura romana — ricordo specialmente il Durm
— di origine romano-orientale. Due esempì insigni
sono forniti da due palazzi di Costantino: uno in
Arles, l'altro in Treveri. Il secondo, uno de' più no-
tevoli palazzi imperiali (fig. 35) di cui siano giunti
a noi ragguardevoli avanzi offre sviluppata e am-
pliata una sala a triplice abside che corrisponde nel
modo più stringente alla sala del palazzo raven-
nate (*).

Che alle sale da pranzo si fosse anche data nella
tarda romanità la forma absidata dimostra una curiosa
rappresentazione di un banchetto offerta da un mo-
saico, riferito all'età costantiniana, scoperto recente-
mente a Cartagine (fig. 36). La sala, rettangolare nei
lati lunghi, termina nei lati brevi in due esedre
semicircolari; e tutto intorno, lungo le pareti così
dei lati diritti come dei ricurvi, figurano i commensali
adagiati sui letti (z). Una sala cosiffatta, limitata da
esedre ne' lati brevi si ha nella cosidetta villa di
Saalburg, ed è appunto tenuta per un triclinio (3).

Le sale da pranzo nelle case dei ricchi, e più che
mai ne' palazzi imperiali, solevano avere aspetto son-
tuoso ; e se ne adornavano spesso le pareti e i pavi-
menti con composizioni figurate. A Ravenna godeva,
già prima dell'invasione gotica, di molta rinomanza
la sala detta Qtiinque agubitas, perchè doveva con-
tenere cinque letti triclinari (con le mense corrispon-
denti) del vescovo Neone, descritta da Agnello, sulle
cui pareti spiccavano pitture di soggetto religioso
commentate, per dir cosi, da esametri latini, come

(x) Durm, Handbuch der Architektur, p. II, voi. II (Stutt-
gart, 1905), pag. 521 e seg., e fig. 582 (da cui è tratta la nostra
fig. 35). Anche in una villa romana di Tabraka in Tunisia è
apparsa una sala di questa forma : cfr. Jahrbuch des arch.
Instituts; Arch. Am., 1903, pag. 15. Il musaico d'una delle
absidi, rappresentante la veduta di un castello, è dato in Arch.
Am., 1898, pag. 113, fig, 2.

(2) Il musaico fu pubblicato in Jahrbuch des arch. Imi.,
Arch. Am. 1899, pag. 68, fig. 2 (riprodotta dalla nostra fig. 36).
Cfr. Compte rendu de l'Acad. des inscr. et belìes lettres,
serie IV, voi. XXVI (1898), con la comunicazione del Gauckler.

(3) Non ho a disposizione l'opera del Jacobi. Ròmerkasteil
Saalburg. Ma la pianta è riprodotta in Cagnat e Chapot, Manuel
d'archéologie romaine, I, pag. 298, fig. 158.
 
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