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A. MANARESI
furono molto in uso nei secoli vi e vit e dovevano poi dar vita
alla metrica accentuati va delle lingue neo-latine.
Nè meno evidenti sono le affinità che l’epigrafe dell’ostiario
Martino ha con il formulario epigrafico, fissato già da Papa
Parnaso e dai suoi imitatori più o meno felici. Specialmente
la frase:
Quem claviger Petrus solvat a criminis nexu
ricorda molto i carmi e le epigrafi romane relative a S. Pietro
e alla sua nota particolare di claviger, di ianitor caelestis.
È notissima ad esempio la iscrizione che trovavasi nella chiesa
di S. Pietro in Vincoli a Roma, iscrizione che l’ignoto autore
dell’epitaffio di Martino poteva ben ricordare, od anche imi-
tare inconsciamente attraverso gl’inni liturgici della festa del
1° agosto:
Solve iuvante Dea terrarum Petre catencis
Qui facis ut pateant, coelestia regna beatis.
Ipsa tua Petre disrumpi vincala inssit
Qui te constituit mundanos solvere nexus.1
E fu probabilmente nei giorni stessi del nostro ignoto ostia-
rio Martino, che per il mausoleo di S. Andrea presso la basi-
lica di S. Pietro in Roma, Aldelmo, abate di Malmesbury,
dettava un’epigrafe dove il principe degli apostoli era detto:
Claviger aeterius, qui portavi pandit in aethram
Ianitor aeternae recludens lumina vilae...2
■*
* *
Non è dunque irragionevole pensare che il Martinus ostia-
rius sia morto durante il secolo settimo e che in tale tempo
sia stata posta sulla sua umile tomba questo ingenuo epitaffio, S.
S. Giov. in Monte (sec. viu-ix) e l’altra della croce di S. Giuliana a Pieve
di Budrio (sec. ix): sono i monumenti principali della epigrafia bolognese
in quei due secoli.
1 De Rossi, Inscript., II, I, p. 114.
2 De Rossi, ibid., p. 257: cfr. Grisar, Aneli, rom., p. 68.
A. MANARESI
furono molto in uso nei secoli vi e vit e dovevano poi dar vita
alla metrica accentuati va delle lingue neo-latine.
Nè meno evidenti sono le affinità che l’epigrafe dell’ostiario
Martino ha con il formulario epigrafico, fissato già da Papa
Parnaso e dai suoi imitatori più o meno felici. Specialmente
la frase:
Quem claviger Petrus solvat a criminis nexu
ricorda molto i carmi e le epigrafi romane relative a S. Pietro
e alla sua nota particolare di claviger, di ianitor caelestis.
È notissima ad esempio la iscrizione che trovavasi nella chiesa
di S. Pietro in Vincoli a Roma, iscrizione che l’ignoto autore
dell’epitaffio di Martino poteva ben ricordare, od anche imi-
tare inconsciamente attraverso gl’inni liturgici della festa del
1° agosto:
Solve iuvante Dea terrarum Petre catencis
Qui facis ut pateant, coelestia regna beatis.
Ipsa tua Petre disrumpi vincala inssit
Qui te constituit mundanos solvere nexus.1
E fu probabilmente nei giorni stessi del nostro ignoto ostia-
rio Martino, che per il mausoleo di S. Andrea presso la basi-
lica di S. Pietro in Roma, Aldelmo, abate di Malmesbury,
dettava un’epigrafe dove il principe degli apostoli era detto:
Claviger aeterius, qui portavi pandit in aethram
Ianitor aeternae recludens lumina vilae...2
■*
* *
Non è dunque irragionevole pensare che il Martinus ostia-
rius sia morto durante il secolo settimo e che in tale tempo
sia stata posta sulla sua umile tomba questo ingenuo epitaffio, S.
S. Giov. in Monte (sec. viu-ix) e l’altra della croce di S. Giuliana a Pieve
di Budrio (sec. ix): sono i monumenti principali della epigrafia bolognese
in quei due secoli.
1 De Rossi, Inscript., II, I, p. 114.
2 De Rossi, ibid., p. 257: cfr. Grisar, Aneli, rom., p. 68.