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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 18.1912

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Manaresi, Alfonso: L' epigrafe di un Ostiario dell' antica chiesa Bolognese
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https://doi.org/10.11588/diglit.19826#0114
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A. MANARESI

furono molto in uso nei secoli vi e vit e dovevano poi dar vita
alla metrica accentuati va delle lingue neo-latine.

Nè meno evidenti sono le affinità che l’epigrafe dell’ostiario
Martino ha con il formulario epigrafico, fissato già da Papa
Parnaso e dai suoi imitatori più o meno felici. Specialmente
la frase:

Quem claviger Petrus solvat a criminis nexu

ricorda molto i carmi e le epigrafi romane relative a S. Pietro
e alla sua nota particolare di claviger, di ianitor caelestis.
È notissima ad esempio la iscrizione che trovavasi nella chiesa
di S. Pietro in Vincoli a Roma, iscrizione che l’ignoto autore
dell’epitaffio di Martino poteva ben ricordare, od anche imi-
tare inconsciamente attraverso gl’inni liturgici della festa del
1° agosto:

Solve iuvante Dea terrarum Petre catencis
Qui facis ut pateant, coelestia regna beatis.

Ipsa tua Petre disrumpi vincala inssit
Qui te constituit mundanos solvere nexus.1

E fu probabilmente nei giorni stessi del nostro ignoto ostia-
rio Martino, che per il mausoleo di S. Andrea presso la basi-
lica di S. Pietro in Roma, Aldelmo, abate di Malmesbury,
dettava un’epigrafe dove il principe degli apostoli era detto:

Claviger aeterius, qui portavi pandit in aethram
Ianitor aeternae recludens lumina vilae...2

■*

* *

Non è dunque irragionevole pensare che il Martinus ostia-
rius sia morto durante il secolo settimo e che in tale tempo
sia stata posta sulla sua umile tomba questo ingenuo epitaffio, S.

S. Giov. in Monte (sec. viu-ix) e l’altra della croce di S. Giuliana a Pieve
di Budrio (sec. ix): sono i monumenti principali della epigrafia bolognese
in quei due secoli.

1 De Rossi, Inscript., II, I, p. 114.

2 De Rossi, ibid., p. 257: cfr. Grisar, Aneli, rom., p. 68.
 
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