Aventi no 15
Irò le mura , il quale allora non era tutto abitato ,
ma publico e coperto di selve. Questi due passi di Dio-
nisio essendo concordi nel rimanente, in questo discor-
dano , che mentre assegnansi nel primo diciotto stadii
di perimetro , nell’ alto restringonsi a dodici ; che è
quanto dire, che differiscono di un terzo nella totalità:
questione, che non può risolversi , se non col fatto di
stabilire bene i limiti dell’ Aventino , e misurarne la
circonferenza, ricerca tanto più importante, che da essa
dipende ancora il conoscere l'andamento delle mura di
Roma che è il soggetto de] paragrafo seguente. I topo-
grafi de’ tempi passati riguardarono come Aventino, non
solo il colle, sul quale sono le chiese di s. Sabina e di
s. Prisca ; ma ancora quello che contiene le chiese di
s. Balbina e s. Sabba , il quale prolungasi di là dalle
mura odierne e va a terminare nella valle dell’Almone.
Questa estensione è così eccessiva, che supponendo per
un momento mancare ogni altro argomento di fatto, e
di autorità dovrebbe conchiudersi, che 1’ Aventino fos-
se un colle, che da per se solo forniva una superficie tan-
to vasta da pareggiare quasi quella degli altri sei in-
sieme uniti. Ma stiamo ai fatti. Il monte, sul quale sor-
gono le chiese antiche di s. Sabina e di s. Prisca è se-
parato da quello di s. Balbina e s. Sabba da mia valle
in modo che sono due colli, tanto distinti fra loro, quan-
to lo sono 1’ Aventino ed il Palatino, il Palatino ed il
Celio, il Celio e quello che chiamano Monte d’ Oro. Tut-
te le autorità degli antichi scrittori, che ancora riman-
gono , parlando dell’ Aventino , e de’ monumenti che
comprendeva, o de’ fatti che vi accaddero, sempre in-
dicano la prossimità del colle al Tevere , e che era a
fronte del Palatino ; mai non si parla di vicinanza col
Celio, meno ancora di prossimità alle Terme di Cara-
calla e all' Alinone: anzi i Regionari! chiamano dvi.s-
o
Irò le mura , il quale allora non era tutto abitato ,
ma publico e coperto di selve. Questi due passi di Dio-
nisio essendo concordi nel rimanente, in questo discor-
dano , che mentre assegnansi nel primo diciotto stadii
di perimetro , nell’ alto restringonsi a dodici ; che è
quanto dire, che differiscono di un terzo nella totalità:
questione, che non può risolversi , se non col fatto di
stabilire bene i limiti dell’ Aventino , e misurarne la
circonferenza, ricerca tanto più importante, che da essa
dipende ancora il conoscere l'andamento delle mura di
Roma che è il soggetto de] paragrafo seguente. I topo-
grafi de’ tempi passati riguardarono come Aventino, non
solo il colle, sul quale sono le chiese di s. Sabina e di
s. Prisca ; ma ancora quello che contiene le chiese di
s. Balbina e s. Sabba , il quale prolungasi di là dalle
mura odierne e va a terminare nella valle dell’Almone.
Questa estensione è così eccessiva, che supponendo per
un momento mancare ogni altro argomento di fatto, e
di autorità dovrebbe conchiudersi, che 1’ Aventino fos-
se un colle, che da per se solo forniva una superficie tan-
to vasta da pareggiare quasi quella degli altri sei in-
sieme uniti. Ma stiamo ai fatti. Il monte, sul quale sor-
gono le chiese antiche di s. Sabina e di s. Prisca è se-
parato da quello di s. Balbina e s. Sabba da mia valle
in modo che sono due colli, tanto distinti fra loro, quan-
to lo sono 1’ Aventino ed il Palatino, il Palatino ed il
Celio, il Celio e quello che chiamano Monte d’ Oro. Tut-
te le autorità degli antichi scrittori, che ancora riman-
gono , parlando dell’ Aventino , e de’ monumenti che
comprendeva, o de’ fatti che vi accaddero, sempre in-
dicano la prossimità del colle al Tevere , e che era a
fronte del Palatino ; mai non si parla di vicinanza col
Celio, meno ancora di prossimità alle Terme di Cara-
calla e all' Alinone: anzi i Regionari! chiamano dvi.s-
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