DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.68899#0086
68 Fontane
dal suo emulo. Laonde sì mise egli attorno ad una fan-
tesca di lui, acciocché si studiasse di scoprire il perchè
1’ acqua non sarebbe comparsa. Colei, per la speranza
forse d’un premio, prese ad interrogare il padrone in-
torno alla cosa; ma questi rispondevate, che tali faccen-
de non si potevano intendere da una donnicciuola. Pu-
re , stanco alla fine dalle domande continue , le disse
una volta: potresti tu respirare senza la bocca ? no
certo, quella rispose; quand’è così, ripigliò il padrone,
1’ acqua non comparirà mai. Il Bernini fu a trovar la
fantesca per sapere se nulla avesse indagato; ma ella
lo accertò che no, e che soltanto il suo padrone avevaie
richiesto, se senza bocca avrebbe potuta respirare. Tan-
to bastò a far comprendere al Bernini qual fosse lo sba-
glio commesso, consistente nell’ aver trascurato di fare
nel condotto i necessari sfiatato], e tosto emendò l’er-
rore. Venuto il giorno in cui le acque dovevano sgor-
gare, il Borromino era in piazza Navona, sicuro d’ot-
tenere un trionfo, e vedere umiliato il suo competitore
in faccia al papa, alla sua corte , ed all’ intero popolo
romano. Giunto il .momento opportuno, si giran le chia-
vi de’condotti, e 1’ acqua sgorga prontamente da tutte
le parti, in mezzo agli evviva della moltitudine. Il Bor-
romino ciò vedendo si sentì stringere il cuore , e da
quell’istante entrò in una fiera malinconia, che sempre
più si accrebbe quanto maggiori onori vedeva cumular-
si sul Bernini; tantoché, alimentando questo mal seme
dell’invidia, cercò distrarsi col viaggiare, ma nulla pro-
fittando, anzi ognor più accrescendoglisi l’umor malan-
conico, si ricondusse in Ptoma, dove lo assalse una feb-
bre che lo cavò del senno in modo, che balzato di letto
furiosamente, e dato di piglio ad una spada, se la passò
attraverso al petto, della qual ferita da lì a due giorni
morì, correndo il 2. agosto del 1667. (Fedi il eh. ab.
dal suo emulo. Laonde sì mise egli attorno ad una fan-
tesca di lui, acciocché si studiasse di scoprire il perchè
1’ acqua non sarebbe comparsa. Colei, per la speranza
forse d’un premio, prese ad interrogare il padrone in-
torno alla cosa; ma questi rispondevate, che tali faccen-
de non si potevano intendere da una donnicciuola. Pu-
re , stanco alla fine dalle domande continue , le disse
una volta: potresti tu respirare senza la bocca ? no
certo, quella rispose; quand’è così, ripigliò il padrone,
1’ acqua non comparirà mai. Il Bernini fu a trovar la
fantesca per sapere se nulla avesse indagato; ma ella
lo accertò che no, e che soltanto il suo padrone avevaie
richiesto, se senza bocca avrebbe potuta respirare. Tan-
to bastò a far comprendere al Bernini qual fosse lo sba-
glio commesso, consistente nell’ aver trascurato di fare
nel condotto i necessari sfiatato], e tosto emendò l’er-
rore. Venuto il giorno in cui le acque dovevano sgor-
gare, il Borromino era in piazza Navona, sicuro d’ot-
tenere un trionfo, e vedere umiliato il suo competitore
in faccia al papa, alla sua corte , ed all’ intero popolo
romano. Giunto il .momento opportuno, si giran le chia-
vi de’condotti, e 1’ acqua sgorga prontamente da tutte
le parti, in mezzo agli evviva della moltitudine. Il Bor-
romino ciò vedendo si sentì stringere il cuore , e da
quell’istante entrò in una fiera malinconia, che sempre
più si accrebbe quanto maggiori onori vedeva cumular-
si sul Bernini; tantoché, alimentando questo mal seme
dell’invidia, cercò distrarsi col viaggiare, ma nulla pro-
fittando, anzi ognor più accrescendoglisi l’umor malan-
conico, si ricondusse in Ptoma, dove lo assalse una feb-
bre che lo cavò del senno in modo, che balzato di letto
furiosamente, e dato di piglio ad una spada, se la passò
attraverso al petto, della qual ferita da lì a due giorni
morì, correndo il 2. agosto del 1667. (Fedi il eh. ab.