Spedali nazionali e particolari 159
vere donne portoghesi che in Roma fosser venute a vi-
sitare i luoghi santi. In processo di tempo, D. Antonio
da Lisbona, cardinale di Portogallo, nel 1447, assieme
ad altri benefattori della nazione stessa, ampliarono di
molto l’opera pia, e quindi altrettanto fece nel 1476.
l’altro cardinale portoghese D. Giorgio di Lisbona. Og-
gi serbansi ancora nell’instituto quattro letti, che da mol-
to non sono usati, perchè non vi sono infermi da ac-
cogliere nello spedale. ( Piazza, oper cit T. I. trat II.
cap. VHI.pag. 94, e segg. Morichinì, oper. cit. part.
I. cap. IX. pag. 66 ).
Oltre gli spedali nazionali e particolari di cui si
è parlato fin qui , e che tuttavia esistono altri ancora
ve n’erano in Roma, oggi soppressi, causa l’ampliamen-
to ed i comodi degli spedali pubblici, dalle quali cau-
se è derivata la cessazione del bisogno ed il desiderio
di aver particolari ricoveri. Fra questi eravi quello de’
SS. Bartolomeo ed Alessandro, fondato pe’bergamaschi
nel 1560, echiuso per cagione de’passati sconvolgimen-
ti politici. Anche i Fiamminghi ebbero il loro speda-
le in S. Giuliano a’Cesarini, di antichissima fondazio-
ne, e nel 1094 ristorato da Roberto conte di Fiandra.
La nazione francese n’ebbe uno congiunto alla chiesa,
ed oggi serve di ospizio a’pellegrini. Da Clemente VII.,
correndo l’anno 1528, uno ne fu aperto nelle vicinan-
ze del Vaticano, in servigio de’ mori e degli abissini.
Nel 1553 i genovesi uno per loro ne istituirono pres-
so la chiesa di S. Gio-Battista. I siciliani n’ebbero uno,
fondato nel 159 5 da Matteo Catalani in S. Maria d’Itria
e di Costantinopoli. I borgognoni lo avevano in S. Clau-
dio fin dal 1662.- e i fornati tedeschi, ad immitazio-
ne di quelli di Roma, n’eressero uno in S. Elisabet-
ta, propinquo a S. Andrea della valle. Finalmente era-
vi quello in S. Maria dell’orto in Trastevere, il quale
vere donne portoghesi che in Roma fosser venute a vi-
sitare i luoghi santi. In processo di tempo, D. Antonio
da Lisbona, cardinale di Portogallo, nel 1447, assieme
ad altri benefattori della nazione stessa, ampliarono di
molto l’opera pia, e quindi altrettanto fece nel 1476.
l’altro cardinale portoghese D. Giorgio di Lisbona. Og-
gi serbansi ancora nell’instituto quattro letti, che da mol-
to non sono usati, perchè non vi sono infermi da ac-
cogliere nello spedale. ( Piazza, oper cit T. I. trat II.
cap. VHI.pag. 94, e segg. Morichinì, oper. cit. part.
I. cap. IX. pag. 66 ).
Oltre gli spedali nazionali e particolari di cui si
è parlato fin qui , e che tuttavia esistono altri ancora
ve n’erano in Roma, oggi soppressi, causa l’ampliamen-
to ed i comodi degli spedali pubblici, dalle quali cau-
se è derivata la cessazione del bisogno ed il desiderio
di aver particolari ricoveri. Fra questi eravi quello de’
SS. Bartolomeo ed Alessandro, fondato pe’bergamaschi
nel 1560, echiuso per cagione de’passati sconvolgimen-
ti politici. Anche i Fiamminghi ebbero il loro speda-
le in S. Giuliano a’Cesarini, di antichissima fondazio-
ne, e nel 1094 ristorato da Roberto conte di Fiandra.
La nazione francese n’ebbe uno congiunto alla chiesa,
ed oggi serve di ospizio a’pellegrini. Da Clemente VII.,
correndo l’anno 1528, uno ne fu aperto nelle vicinan-
ze del Vaticano, in servigio de’ mori e degli abissini.
Nel 1553 i genovesi uno per loro ne istituirono pres-
so la chiesa di S. Gio-Battista. I siciliani n’ebbero uno,
fondato nel 159 5 da Matteo Catalani in S. Maria d’Itria
e di Costantinopoli. I borgognoni lo avevano in S. Clau-
dio fin dal 1662.- e i fornati tedeschi, ad immitazio-
ne di quelli di Roma, n’eressero uno in S. Elisabet-
ta, propinquo a S. Andrea della valle. Finalmente era-
vi quello in S. Maria dell’orto in Trastevere, il quale