X.XV^XV^W^X'X Χ7;ΧΧ XX VX XV XV XV XV XV Χ'Χ XV Χ'Χ XV XV XX Χ7 XX XV XX X
I.
Società’ reale borbonica. La scoperta di Ercolano e Pompei gran
desiderio aveva destato nel cuor di re Carlo III di Borbone per sen-
tirne discorsa la storia, e conoscere gli usi a clic gl· innumerevoli mo-
numenti quivi dissepolti eran serviti appo gli antichi. Egli dunque,
a proposta del marchese Fogliani suo primo ministro, chiamò qui da
Roma mons. Ottavio Antonio Bayardi, perchè illustrasse quelle
preziose antichità-, ed affinchè commodamente avesse potuto dura-
re sì lunga fatica, gli assegnò cinquemila ducati all’anno, e libri
quanti ne volesse. Cinque anni impiegava il Bayardi a preparare il
suo lavoro, ed a mantenere gli animi di tutta l’Europa letteraria in
grande aspettazione, quando alla fine nell’anno 1747 presentò il
pubblico di un Prodromo delle antichità d’Ercolano in cinque grossi
volumi,!quali niente di Ercolano,ma parte della vita d’Èrcole con-
tenevano, promettendosene dall’ autore altri per compierla, e così
venir dopo a parlare diErcolano e delle cose quivi disotterrate. Sic-
ché Carlo, nulla trovando in que’libri di che rimanessero paghi i
suoi desideri, impose al prelato in sensi netti e precisi, che le cure
volgesse particolarmente adErcolano ed agli antichi cimèli che ne
erano usciti. Laonde costui fu obbligato di mettere a stampa, quan-
tunque a mal in cuore,nel 1759, un in foglio contenente il semplice
e nudo catalogo de'monumenti cennati, senza alcuna spiegazione,
confessando nella dedicatoria al sovrano di abbisognare un altro
paio di anni e forse di più per compiere il prodromo cominciato.
Intanto se la curiosità del Re dall’ un’ de’ lati rimaneva delusa,
I.
Società’ reale borbonica. La scoperta di Ercolano e Pompei gran
desiderio aveva destato nel cuor di re Carlo III di Borbone per sen-
tirne discorsa la storia, e conoscere gli usi a clic gl· innumerevoli mo-
numenti quivi dissepolti eran serviti appo gli antichi. Egli dunque,
a proposta del marchese Fogliani suo primo ministro, chiamò qui da
Roma mons. Ottavio Antonio Bayardi, perchè illustrasse quelle
preziose antichità-, ed affinchè commodamente avesse potuto dura-
re sì lunga fatica, gli assegnò cinquemila ducati all’anno, e libri
quanti ne volesse. Cinque anni impiegava il Bayardi a preparare il
suo lavoro, ed a mantenere gli animi di tutta l’Europa letteraria in
grande aspettazione, quando alla fine nell’anno 1747 presentò il
pubblico di un Prodromo delle antichità d’Ercolano in cinque grossi
volumi,!quali niente di Ercolano,ma parte della vita d’Èrcole con-
tenevano, promettendosene dall’ autore altri per compierla, e così
venir dopo a parlare diErcolano e delle cose quivi disotterrate. Sic-
ché Carlo, nulla trovando in que’libri di che rimanessero paghi i
suoi desideri, impose al prelato in sensi netti e precisi, che le cure
volgesse particolarmente adErcolano ed agli antichi cimèli che ne
erano usciti. Laonde costui fu obbligato di mettere a stampa, quan-
tunque a mal in cuore,nel 1759, un in foglio contenente il semplice
e nudo catalogo de'monumenti cennati, senza alcuna spiegazione,
confessando nella dedicatoria al sovrano di abbisognare un altro
paio di anni e forse di più per compiere il prodromo cominciato.
Intanto se la curiosità del Re dall’ un’ de’ lati rimaneva delusa,