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Hagbìa Triàda
pilastri quadrangolari alternati a colonne: degli uni e
delle altre rimangono le basi. Alle estremità nord una
scala conduceva al piano superiore.
Salita la scala, a circa m. 150 verso est attraverso ai
campi (fig. 5$), sono i resti di due tombe circolari,
usate dagli abitanti di Haghìa Triàda durante il III e II
millennio a. C. Ambedue hanno le mura leggermente
inclinate verso l'interno, ciò che ha fatto supporre che
fossero a volta, come le più tarde tombe di Micene
(tholoi); sembra probabile invece che fossero coperte con
tronchi e rami di albero, erbe e terra. La più orientale
delle due tombe è la più grande (diam. m. 9 circa)
e la più antica (fg. 49); ha il muro perimetrale (spes^
sore m. 1,80-2) costruito di piccole pietre irregolari,
unite con terra; ad est conserva la porta assai bassa e
di uso solo rituale, chiusa da una lastra pentagonale.
Conteneva una ricca suppellettile funebre e numerose
deposizioni, circa 150 cadaveri, altri furono deposti in
alcuni piccoli vani, di cui si scorgono le fondamenta
addossate all'esterno della porta. Più vicina al villaggio
è la seconda tomba circolare, il cui muro perimetrale,
costruito a pietre più grandi e squadrate, è per metà
distrutto. A monte furono trovate varie tombe e, dentro
una fossa rettangolare rivestita di sassi, il bel sarcofago
dipinto con scene di rito funebre (figure 50, 51: al Museo
di Candia). Pure a monte sono quattro vani contigui, ov
struiti con rozzi blocchi di calcare, usati come tombe nel
periodo minoico-tardo III: vi furon trovati un sigillo egi'
ziano della regina Tii (1411-1375 a. C), vari ornamenti
d'oro e la sfinge in steatite del Museo di Candia (fig-S2)-
Un sentiero attraverso le colline a sud conduce in tre quarti d'ora — a
piedi o a dorso d'asino — a Festòs, ma può esser consigliato solo a chi sia
accompagnato da una guida. Con l'automobile, retrocedendo nella pianura
a nord, in un quarto d'ora si raggiunge il mulino di Festòs, dove con una
cavalcatura o a piedi si arriva in dieci minuti sulla cima del colle. A metà
strada, a destra, sono le rovine del diruto monastero e della chiesa, d'epoca
veneta, di San Giorgio a Falàndra. Sull'altura a ovest e su quella ad est del
monastero restano avanzi di fortificazioni elleniche (pag. 65).
Hagbìa Triàda
pilastri quadrangolari alternati a colonne: degli uni e
delle altre rimangono le basi. Alle estremità nord una
scala conduceva al piano superiore.
Salita la scala, a circa m. 150 verso est attraverso ai
campi (fig. 5$), sono i resti di due tombe circolari,
usate dagli abitanti di Haghìa Triàda durante il III e II
millennio a. C. Ambedue hanno le mura leggermente
inclinate verso l'interno, ciò che ha fatto supporre che
fossero a volta, come le più tarde tombe di Micene
(tholoi); sembra probabile invece che fossero coperte con
tronchi e rami di albero, erbe e terra. La più orientale
delle due tombe è la più grande (diam. m. 9 circa)
e la più antica (fg. 49); ha il muro perimetrale (spes^
sore m. 1,80-2) costruito di piccole pietre irregolari,
unite con terra; ad est conserva la porta assai bassa e
di uso solo rituale, chiusa da una lastra pentagonale.
Conteneva una ricca suppellettile funebre e numerose
deposizioni, circa 150 cadaveri, altri furono deposti in
alcuni piccoli vani, di cui si scorgono le fondamenta
addossate all'esterno della porta. Più vicina al villaggio
è la seconda tomba circolare, il cui muro perimetrale,
costruito a pietre più grandi e squadrate, è per metà
distrutto. A monte furono trovate varie tombe e, dentro
una fossa rettangolare rivestita di sassi, il bel sarcofago
dipinto con scene di rito funebre (figure 50, 51: al Museo
di Candia). Pure a monte sono quattro vani contigui, ov
struiti con rozzi blocchi di calcare, usati come tombe nel
periodo minoico-tardo III: vi furon trovati un sigillo egi'
ziano della regina Tii (1411-1375 a. C), vari ornamenti
d'oro e la sfinge in steatite del Museo di Candia (fig-S2)-
Un sentiero attraverso le colline a sud conduce in tre quarti d'ora — a
piedi o a dorso d'asino — a Festòs, ma può esser consigliato solo a chi sia
accompagnato da una guida. Con l'automobile, retrocedendo nella pianura
a nord, in un quarto d'ora si raggiunge il mulino di Festòs, dove con una
cavalcatura o a piedi si arriva in dieci minuti sulla cima del colle. A metà
strada, a destra, sono le rovine del diruto monastero e della chiesa, d'epoca
veneta, di San Giorgio a Falàndra. Sull'altura a ovest e su quella ad est del
monastero restano avanzi di fortificazioni elleniche (pag. 65).