MUSAICI IN 8. MARIA D’ARACELI ED IN S. CRISOGONO
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I tre musaici ritratti in questa tavola per l’età loro del medesimo periodo in circa dei primi albori del risorgimento delle arti e
per il soggetto principale, che in tutti è la beata Vergine col divino figliuolo nelle braccia, possono essere dichiarati insieme. Perciò
loro dedico un solo e continuo testo d’illustrazione.
La lunetta, che adorna la porta laterale della chiesa di Araceli, sopra la scala, che discende al Campidoglio, fu quivi collocata
Fa. 1564 da Alessandro Mattei. Lo testifica il p. Casimiro; il quale vide il nome del Mattei con la data ed il suo stemma a colori
nel sottarco della tettoia arcuata, che incornicia la lunetta (1). Si ignora però donde quell’musaico sia stato tolto e colà trasferito.
Pompeo Ugonio nelle note manoscritte apparecchiate pel Theatrum Urbis Romae verso la fine del secolo XVI e negli inizii del XVII
(cod. Barb. XXX, 67 p. 447) descrive in brevi e rozzi cenni la lunetta, di che trattiamo, quale anche oggi dura ed è ritratta nella
nostra tavola: la beata Vergine nel mezzo ammantata di velo adorno di stella o stelle; nel seno di lei il divino figliuolo, dal collo
del quale pende un monile con croci; gli angeli ai lati con candelabri (2). Sulla origine, età, traslazione del musaico non una parola.
Xè altri ne hanno dato notizie, o pubblicatone il disegno. I recenti storici della pittura in Italia ne fanno menzione notando la con-
sonanza del suo stile con quello delle opere dei così detti Cosmati nel periodo giottesco ; e le ragionevoli proporzioni delle figure,
segnatamente della beata Vergine, mentre meno lodevole è quella del divino figliuolo ; migliori, ma assai rimaneggiate da moderni
restauri, quelle degli angeli (3). Noi abbiamo paragonato questa lunetta con il musaico trasferito dall’Araceli al palazzo Colonna (4) ;
ed abbiamo attribuito ambedue i musaici aracelitani al periodo romano dell’arte, che si veniva dirozzando per gli influssi dei Toscani,
massime del Giotto, alla fine del secolo XIII e nei primi decennii del XIV. Ed è veramente così ; ma ora mi è necessario tornare
sull’argomento del musaico aracelitano-colonnese.
Quando scrissi intorno ad esso lungi da Roma e dalle mie carte, mi sfuggì una testimonianza e notizia sostanziale per la sua
storia e restituzione in intero; la descrizione, cioè, fattane da Pompeo Ugonio nel volume e foglio sopra citati. Dopo ricordato il
sacellum s. Francisci prope gradus navis minoris laccete (cioè la cappella che anche oggi è dedicata a quel santo, sinistra rispetto all’altare
maggiore, destra rispetto allo spettatore), Pompeo Ugonio prosieguo: ubi est quoque (?) musivo linea talis :
S
hic genua
schizzo
F
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flectit d.
dello
J.V
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s. Io. evg.
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Colonna
schizzo
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Madonna
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Colonna
bambino
(1) Mem. ist. di Araceli p. 29.
(2) In medio b. virgo MHP OsoO... in velo (coelo?) stellae... filimi sinu tenet, cuius? collo monile...
pendei cum crucibus, angeli cum candélabris (cod. cit. 1. c.). La scrittura quasi stenografica dell’Ugonio
è difficilissima a leggere; ho dovuto lasciarne tre parole, che non mi è riuscito decifrare.
(3) Cavalcasene e Crowe, St. della pittura in Italia I p. 156, 157.
(4) V. il testo illustrativo del musaico conservato nella cappella del palazzo Colonna
MOSAÏQUES À SAINTE-MARIE-IN-AEACŒLI ET A SAINT-CHKYSOGONE
Les mosaïques réunies dans cette planche appartiennent toutes trois à la même
période, celle des origines de la Renaissance, et représentent également la sainte Vierge
comme sujet principal. Aussi peuvent-elles former l’objet d’un seul commentaire.
La lunette qui orne la porte latérale de l’église de l’Aracœli, en haut de l’escalier
qui conduit au Capitole, fut placée à cet endroit par Alexandre Mattei en 1564. C’est
ce qu’assure le p. Casimiro, qui put voir le nom du Mattei, avec ses armoiries coloriées
et la date, sous la toiture en arcade qui protège la lunette (1). On ignore toutefois la
provenance de cette mosaïque antique. Dans les notes manuscrites préparées par Pompeo
Ugonio en vue de son Theatrum Urbis Romae vers la fin du XVI 0 siècle et le commen-
cement du XVIPme (cod. Barb. XXX, 67, p. 447) on trouve une courte et informe notice
sur la lunette en question, dans laquelle cette dernière est décrite telle que nous la voyons
encore aujourd’hui et comme la représente notre planche : la Vierge dans le milieu, drapée
d’un voile orné d’une ou de plusieurs étoiles, portant sur son sein le divin fils au cou
duquel est suspendu un collier avec des croix : des anges aux côtés soutenant les chan-
deliers (2). Pas un mot sur l’origine, l’âge et la translation de cette mosaïque. D’autre
part non plus n’avons-nous les renseignements nécessaires sur ce monument dont on n’a
pas même publié jusqu’ici de dessin. Les historiens récents de la peinture italienne en
font mention simplement pour noter l’accord du style avec celui des œuvres des soi-disant
Cosmati dans la période de Giotto. Ils signalent les justes proportions des figures : celles
de la Vierge, meilleures que celles du bambin, et celles des anges, encore mieux formés
que la Vierge, mais considérablement retouchés par des restaurateurs modernes (3). De
mon côté j’ai déjà comparé cette lunette avec une mosaïque transportée de l’Aracœli au
palais Colonna (4), en attribuant l’une et l’autre à cette période dans laquelle l’art romain
commençait à se dépouiller de la rudesse antérieure sous l’influence des Toscans et surtout
de Giotto, à la fin du XIIIème siècle et au commencement du XIVème. Je maintiens ce
jugement, mais je suis obligé de discourir de nouveau de la mosaïque Colonna que j’avais
illustrée dans un commentaire précédent.
En effet, quand j’écrivais mon texte sur cette mosaïque, loin de Rome et de mes
fiches, j’oubliais un témoignage important qui est une notice essentielle pour en reconstituer
l’histoire et en rétablir l’intégrité. Je veux parler de la description qu’en a laissé Pompeo
Ugonio dans le volume cité plus haut, au même feuillet. Après avoir rappelé le sacéllum
s. Francisci prope gradus navis minoris laevae (la chapelle qui aujourd’hui encore est dédiée
au même saint, à gauche par rapport au maître-autel, mais à la droite du spectateur),
Ugonio poursuit de la sorte: ubi est quoque (?) musivo linea talis:
S
hic genua
esquisse
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Sens
(1) Mem. ist. di Araceli, p. 29.
(2) In medio b. virgo MHP Osoù ... in velo (coelo?') stellae ... filium sinu tenet, cuius? collo monile ... pendei
cum crucibus, angeli cum candélabris (cod. cit. 1. c.). L’écriture presque sténographiée d’Ugonio est très-difficile
à lire; j’ai dû omettre trois mots qu’il m’a été impossible de déchiffrer.
(3) Cavalcasene et Crowe, St. della pittura in Italia, I p. 156, 157.
(4) Voyez le texte illustrant la mosaïque conservée dans la chapelle du palais Colonna,
Musaici in s. Maria d'Araceli ed in s. Crisogono. 1.
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I tre musaici ritratti in questa tavola per l’età loro del medesimo periodo in circa dei primi albori del risorgimento delle arti e
per il soggetto principale, che in tutti è la beata Vergine col divino figliuolo nelle braccia, possono essere dichiarati insieme. Perciò
loro dedico un solo e continuo testo d’illustrazione.
La lunetta, che adorna la porta laterale della chiesa di Araceli, sopra la scala, che discende al Campidoglio, fu quivi collocata
Fa. 1564 da Alessandro Mattei. Lo testifica il p. Casimiro; il quale vide il nome del Mattei con la data ed il suo stemma a colori
nel sottarco della tettoia arcuata, che incornicia la lunetta (1). Si ignora però donde quell’musaico sia stato tolto e colà trasferito.
Pompeo Ugonio nelle note manoscritte apparecchiate pel Theatrum Urbis Romae verso la fine del secolo XVI e negli inizii del XVII
(cod. Barb. XXX, 67 p. 447) descrive in brevi e rozzi cenni la lunetta, di che trattiamo, quale anche oggi dura ed è ritratta nella
nostra tavola: la beata Vergine nel mezzo ammantata di velo adorno di stella o stelle; nel seno di lei il divino figliuolo, dal collo
del quale pende un monile con croci; gli angeli ai lati con candelabri (2). Sulla origine, età, traslazione del musaico non una parola.
Xè altri ne hanno dato notizie, o pubblicatone il disegno. I recenti storici della pittura in Italia ne fanno menzione notando la con-
sonanza del suo stile con quello delle opere dei così detti Cosmati nel periodo giottesco ; e le ragionevoli proporzioni delle figure,
segnatamente della beata Vergine, mentre meno lodevole è quella del divino figliuolo ; migliori, ma assai rimaneggiate da moderni
restauri, quelle degli angeli (3). Noi abbiamo paragonato questa lunetta con il musaico trasferito dall’Araceli al palazzo Colonna (4) ;
ed abbiamo attribuito ambedue i musaici aracelitani al periodo romano dell’arte, che si veniva dirozzando per gli influssi dei Toscani,
massime del Giotto, alla fine del secolo XIII e nei primi decennii del XIV. Ed è veramente così ; ma ora mi è necessario tornare
sull’argomento del musaico aracelitano-colonnese.
Quando scrissi intorno ad esso lungi da Roma e dalle mie carte, mi sfuggì una testimonianza e notizia sostanziale per la sua
storia e restituzione in intero; la descrizione, cioè, fattane da Pompeo Ugonio nel volume e foglio sopra citati. Dopo ricordato il
sacellum s. Francisci prope gradus navis minoris laccete (cioè la cappella che anche oggi è dedicata a quel santo, sinistra rispetto all’altare
maggiore, destra rispetto allo spettatore), Pompeo Ugonio prosieguo: ubi est quoque (?) musivo linea talis :
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(2) In medio b. virgo MHP OsoO... in velo (coelo?) stellae... filimi sinu tenet, cuius? collo monile...
pendei cum crucibus, angeli cum candélabris (cod. cit. 1. c.). La scrittura quasi stenografica dell’Ugonio
è difficilissima a leggere; ho dovuto lasciarne tre parole, che non mi è riuscito decifrare.
(3) Cavalcasene e Crowe, St. della pittura in Italia I p. 156, 157.
(4) V. il testo illustrativo del musaico conservato nella cappella del palazzo Colonna
MOSAÏQUES À SAINTE-MARIE-IN-AEACŒLI ET A SAINT-CHKYSOGONE
Les mosaïques réunies dans cette planche appartiennent toutes trois à la même
période, celle des origines de la Renaissance, et représentent également la sainte Vierge
comme sujet principal. Aussi peuvent-elles former l’objet d’un seul commentaire.
La lunette qui orne la porte latérale de l’église de l’Aracœli, en haut de l’escalier
qui conduit au Capitole, fut placée à cet endroit par Alexandre Mattei en 1564. C’est
ce qu’assure le p. Casimiro, qui put voir le nom du Mattei, avec ses armoiries coloriées
et la date, sous la toiture en arcade qui protège la lunette (1). On ignore toutefois la
provenance de cette mosaïque antique. Dans les notes manuscrites préparées par Pompeo
Ugonio en vue de son Theatrum Urbis Romae vers la fin du XVI 0 siècle et le commen-
cement du XVIPme (cod. Barb. XXX, 67, p. 447) on trouve une courte et informe notice
sur la lunette en question, dans laquelle cette dernière est décrite telle que nous la voyons
encore aujourd’hui et comme la représente notre planche : la Vierge dans le milieu, drapée
d’un voile orné d’une ou de plusieurs étoiles, portant sur son sein le divin fils au cou
duquel est suspendu un collier avec des croix : des anges aux côtés soutenant les chan-
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part non plus n’avons-nous les renseignements nécessaires sur ce monument dont on n’a
pas même publié jusqu’ici de dessin. Les historiens récents de la peinture italienne en
font mention simplement pour noter l’accord du style avec celui des œuvres des soi-disant
Cosmati dans la période de Giotto. Ils signalent les justes proportions des figures : celles
de la Vierge, meilleures que celles du bambin, et celles des anges, encore mieux formés
que la Vierge, mais considérablement retouchés par des restaurateurs modernes (3). De
mon côté j’ai déjà comparé cette lunette avec une mosaïque transportée de l’Aracœli au
palais Colonna (4), en attribuant l’une et l’autre à cette période dans laquelle l’art romain
commençait à se dépouiller de la rudesse antérieure sous l’influence des Toscans et surtout
de Giotto, à la fin du XIIIème siècle et au commencement du XIVème. Je maintiens ce
jugement, mais je suis obligé de discourir de nouveau de la mosaïque Colonna que j’avais
illustrée dans un commentaire précédent.
En effet, quand j’écrivais mon texte sur cette mosaïque, loin de Rome et de mes
fiches, j’oubliais un témoignage important qui est une notice essentielle pour en reconstituer
l’histoire et en rétablir l’intégrité. Je veux parler de la description qu’en a laissé Pompeo
Ugonio dans le volume cité plus haut, au même feuillet. Après avoir rappelé le sacéllum
s. Francisci prope gradus navis minoris laevae (la chapelle qui aujourd’hui encore est dédiée
au même saint, à gauche par rapport au maître-autel, mais à la droite du spectateur),
Ugonio poursuit de la sorte: ubi est quoque (?) musivo linea talis:
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à lire; j’ai dû omettre trois mots qu’il m’a été impossible de déchiffrer.
(3) Cavalcasene et Crowe, St. della pittura in Italia, I p. 156, 157.
(4) Voyez le texte illustrant la mosaïque conservée dans la chapelle du palais Colonna,
Musaici in s. Maria d'Araceli ed in s. Crisogono. 1.