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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0037
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quella scena, dui resto indifferente per il concetto simbolico,
Giona siede sotto li p imita seccata. (ìli 'cultori invece si limi-
tarono al lesto di eoi abbiamo dato il sunto.

Attesa la vastità del soggetto, bisogna passare in rivista
i singoli elementi di coi si compongono le rappresentazioni
di Giona.

i. -Nave e marinai.

La prima scena si svolge iti una nave o barca a vela ri-
gonfia od ammainata, che sulle scultore piò tarde è alle
volte omessa o soltanto accennata da qualche linea incisa.
Tre marinai ne formano di solito l'equipaggio: il timoniere-,
uno che precipita Giona nel mare, e un terzo in diverse atti-
tudini. Più di rado i marinai sono quattro o due; una volta
un putto alato maneggia il timone, e non di rado appare il
solo pilota, di guisa clic Giona si getta nel mare da sé. Ciò
vediamo specialmente quando la nave porta a hordo, oltre il
timoniere, un marinaio che prega.

piti antichi, sempre giovani imberbi; raramente, e soltanto
più tardi, hanno barba; sui sarcofagi ili l'isa e del cimitero
dei Ss. Marco e Marcelliano, e su on frammento di coperchio
di provenienza a me ignota il timoniere è ealvo; su un fram-
mento del Museo del Campivamo teutonici), invece, il mari-
naio che getta in mare Giona, è calvo e barbato. Come abito
portano la tonica esomide dei lavoratori, più di rado la
tunica manicata; due volte hanno il ventrale. Sul sarcofago
più antico, il laterancnse 119, il timoniere veste una tunica
con cappuccio, ma Senza maniche, conforme al tempo. Di
solito sono però nudi, al pari di Giona stesso, che rarissi-
mamente le sculture i

- Personificazione e

. ÈlH.l.A ÌIMI'K.-TA.

Secondo Tu

0 dell'arte antica, la tempesta prodotta dal
11 vento magno ■ è indicata da una personificazione del vento,
cioè dal busto d'un giovane nudo che suona la conca marina,
ora spesso distrutta. Sul sarcofago lati rati, use 119 il giovane
ha ali di pipistrello. Come riscontro appare ivi il busto cla-
midato e raggiante del sole delitti) il nimbo, per alludere alla
tranquillità che segui la burrasca. Sul sarcofago di Leida il
vento ha un accenno alla coda di pesce, e sopra 110 pezzo di
coperchio,or ora citato, del Museo del Camposanto teutonico,
sporge solamente una testa con piccole ali nei capelli, come
le personificazioni del vinto sul grande musaici* del Louvre.
L'effetto prodotto dalla burrasca nell'equipaggio è
espresso in varii modi. Sul più antico sarcofago, il latera-
ncnse ny, il timoniere stende la sinistra; il marinaio di Contro
apre, spaventato, entrambe le mani, quasi per pregare. Que-
sto secondo atto diventerà su molte sculture on vero gesto
di preghiera, mentre il primo si ripete sul sarcofaghcllo del
Museo Ney Carlsberg e su quello di Giuliane, elle dipendono
dal 119; lo troviamo inoltre su un frammento e un coperchio,

che perciò dovrebbero provenire anch'essi da un'officina va-
ticana IjJg.IlS, p. 200; tao. CLXXII, 6). Sopra un bel fram-
mento nel cimitero di Pretestato (tao. CLXIX, 4) un marinaio,
inorridito al getto di Giona nel mare, si eopre il viso con ambe
le mani, come, sul mosaico, rappresentante la Trasfigura-
zione1, gli apostoli si gettano a terra alle parole: <Hic est
Filius meus dilectus t, e s. Pietro si copre con le mani il viso,
conforme al saero testo; Et audientes discipuli ceciderunt
in facicm suam, et timuennit valde '. Spessissimo però il
marinaio atterrito si copre con una sola mano. Tale parti-
colare, non capito dagli archeologi, è anzitutto frequente sui
monumenti del secolo tv. A prima vista sembra un po'
strano; ma in realtà non è che il gesto alquanto semplificato
del frammento di ì'retestato. ed ambedue sono lontani e tardi
discendenti di quello che, sul celebre quadro del Sacrifizio
di Ifigenia.Timante applicò, con plauso universale, ad Aga-
mennone, padre della vittima, dopo avere esaurito nelle
altre figure del quadro ' tutti i mezzi artistici per esprimere
il dolore.

Conforme alle parole: « et clamaverunt viri ad deum
Suum », specialmente le rappresentazioni del secolo III, mo-
strano Spesso il timoniere accompagnati) da un marinaio
che apre le mani in atto di preghiera. È vero che anche
Giona ha pregato, ma » de ventre piscis »; quando era ancora
nella nave, scese nella stiva ed ivi dormiva di sonno pro-
fondo, « sopore gravi ». Vi si oppongono poi categoricamente
quelle sculture su cui il marinaio orante appare accanto a
Giona gettato in mare.

Il gesto dell'orante è di solito molto agitato. Cosi l'artista
ha voluto distinguere il marinaio dalle figure di defunti ac-
colti nella felicità eterna, dove pregano per i superstiti,
in un'attitudine serena. Queste figure corrispondono quindi
perfettamente ai precetti di Tertulliano Sul modo di pre-
gare, il quale esige umiltà e modestia nell'espressione del
volto come anche nell'atteggiamento delle mani '; <• Atqui
cum modestia et humilitate adorantes magis commendamus
Deo pretcs nostras, ne ipsis quidem manibus sublimius cia-
ti*, sed temperate ae probe elatis. Ne vullu quidem in auda-
ciam erecto... »

A proposito del marinaio che prega, rammentiamo la
rappresentazione di Giona sul famoso piatto di IVilgorit/a

te et clamabant

dove tutti e tre
preghiera. Essi ci
citate del sacro t<
ad deum suum ».

i marinai hanno le
ir rispondono perla ni



3. - PlSTRICE.

Il » pesce grande ".che Dio preparò per inghiottire Gi
è uno di quei mostri fantastici marini, ehe gli artisti ron
pittori e scultori, presero dall'arte classica. Belli esempi fian-
cheggiavano la testa dell'Oceano su un frammento di copcr-
negli scavi dell'anno 1928 a San Sebastiano

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